Arte e attivismo hanno spesso viaggiato su binari paralleli senza mai incontrarsi, talvolta invece sono diventati uno espressione dell’altra coniugandosi in un binomio indissolubile. L’arte è sempre stato un mezzo espressivo molto potente e oggi, nella nostra società che è soprattutto visuale, ancora di più.
Il Rainbow city di Cagliari ospita fino al 6 luglio la mostra di Davide Falchi, artista poliedrico, amante del recupero e della sostenibilità, intitolata significativamente “Artivista“.
Si tratta di pannelli realizzati con la tecnica del collage che raccontano la campagna elettorale per le comunali di Cagliari appena conclusa. È una narrazione su più livelli che all’aspetto estetico sovrappone uno studio del linguaggio e delle forme della campagna dei vari candidati. Il risultato è quindi una sorta di memoriale di parole, visi, programmi, slogan, pensieri, interviste. I pannelli ospitano il materiale promozionale: santini, manifesti, brochure, e sono fitti di appunti rigorosamente scritti a mano da Falchi che, con questa mostra, vuole trasmettere l’emozione adrenalinica delle elezioni, tra dibattiti, incontri, mani che si stringono, voci che si alterano.
È un album di speranze e disillusioni quello che il locale del centro offre al pubblico, in un luogo simbolo per tematiche care alla coalizione politica che ha nettamente trionfato sulla destra nell’agone elettorale: inclusione, cultura, ambiente. Uno degli aspetti importanti è che questo lavoro è a costo zero. Falchi ha ripulito strade e negozi dai volantini e li ha riutilizzati per mandare un messaggio partecipativo ed estremamente empatico.

L’idea del riuso è ben radicata in questo artista visionario che nel 2019 ha realizzato un’opera di urban art a Decimomannu dal titolo “L’albero della vita”. Il suo lavoro è un grande murale realizzato con piastrelle in ceramica recuperate dalle campagne ma anche donato dagli abitanti e che risale fino agli anni ’60. Simbolicamente l’albero si fa narratore delle vicende familiari e delle imprese che hanno scelto e prodotto quelle ceramiche e diventa così una memoria collettiva per il paese.
Non stupisce quindi che sia andato di porta in porta e di strada in strada in cerca di santini e manifesti su cui poi intervenire con occhio preciso e attento, riportando fedelmente parole ricorrenti, curricula, atteggiamenti dei candidati e delle candidate con la perizia di un sociologo.
Tanto si può indagare dalla scelta delle pose, dalla presenza o meno di sfondi, dall’impostazione del linguaggio corporeo e della comunicazione. Le elezioni sono un grande palcoscenico in cui mettere in scena il proprio personaggio, con o senza artefici, con o senza filtri. L’esito scenico è sulle pareti del Rainbow, a disposizione di chi vorrà scoprire cosa si nasconde dietro un semplice santino.
“Ho sofferto con loro – ci ha detto Davide Falchi – l’ho vissuta con loro questa campagna tra alti e bassi, andando nelle sedi e vedendo con i miei occhi che aria si respirava, tra aspettative e entusiasmo, in qualche modo mi sono sentito parte dell’ingranaggio, mi pareva di essere tra amici ed è questo che voglio raccontare”.