Esistono “parole intraducibili”; vocaboli di una lingua che non possono venire tradotti in un’altra senza alterarne la forma o il significato. Queste parole sono capaci di descrivere sensazioni e situazioni che siamo soliti vivere ma che, nella nostra lingua, non trovano espressione o fenomeni nuovi che, per la prima volta, si mostrano a noi.
Lexicografia positiva per mappare le parole del benessere
Tim Lomas, docente di psicologia positiva all’Università di East London, da anni porta avanti il progetto “Lexicografia positiva”; un indice di più di mille parole intraducibili, con un focus sul benessere e provenienti dalle lingue di tutto il mondo. Un lavoro in continua evoluzione nel quale grande importanza hanno i contributi delle persone, che possono suggerire nuove parole o migliorare la traduzione di quelle già mappate. Puoi saperne di più e trovare ispirazione guardando il video dell’intervento di Lomas al Tedx Zurich del 2019 “Expanding our experiential horizons through untranslatable words”.
Intraducibili ma non per l’animo
C’è una cultura, quella giapponese che, forse più di tutte, ci dona parole per curare l’animo. Ideogrammi che si fanno “concetto” e, come in una “poetica dell’esistenza”, aiutano a comprendere, apprendere, accogliere e, se necessario, a trasformare la nostra vita.
Di parole ce ne sarebbero davvero tante e tutte d’ispirazione; in questo caso ne abbiamo selezionate venti che sono un invito a fermarsi e coltivare bellezza, accettazione e consapevolezza. L’ordine di apparizione è volutamente casuale, perché questa lettura possa essere un viaggio ricco di evocazioni, tra ricordi e sensazioni.
Wabi- Sabi (侘寂)
Scoprire la meraviglia nelle imperfezioni della natura e della vita. Un concetto profondo basato su tre lezioni: nulla è perfetto; nulla è permanente; nulla è completo. La bellezza è intimamente intrecciata con l’imperfezione e la caducità delle cose.
Mono No Aware (物の哀れ)
Un principio filosofico per descrivere le sensazioni di nostalgia e malinconia legate alla contemplazione della bellezza e alla consapevolezza del suo incessante mutamento, della sua caducità. È la tristezza delle cose passeggere.
Ikigai (生き甲斐)
La “ragion d’essere”; il motivo per cui alzarsi la mattina. Dall’unione di “ikiru” (vivere) e “kay” (la realizzazione di quello che speri). A questa parola corrisponde una pratica sempre più in uso anche in Occidente: attraverso un modello grafico, composto da quattro sfere che si intersecano, si può arrivare alla propria “ikigai”. Le quattro domande principali da porsi sono: Cosa ami? Di cosa ha bisogno il mondo? Per cosa puoi venire pagato? Cosa ti riesce bene?
Bureikou 無礼講
Mettere tutto da parte per essere se stessi. È un modo per dire alle persone di prendersi una pausa dalla pressione del mondo reale, per essere sé stessi senza conseguenze. Un esempio significativo per i giapponesi sono le feste aziendali, nelle quali si possono superare i confini degli status sociali e si beve e ci si diverte accanto ai propri superiori, senza temere di venire giudicati o che ci siano conseguenze.
Yūgen (幽玄)
Una consapevolezza dell’universo che scatena una risposta troppo emotiva per le parole. Profonda, misteriosa bellezza.
Ichi- go Ichi-e (一期一会)
Parola legata al buddismo zen, affonda le sue radici nella cerimonia del tè. Letteralmente “una volta, un incontro”, ci ricorda che ogni incontro, nella vita, è unico. Dobbiamo fare tesoro di ogni momento perché, così come lo abbiamo vissuto, non si ripeterà più.
Fuubutsushi (風物詩)
Le cose, sensazioni, essenze, immagini che evocano ricordi e anticipazioni di una particolare stagione.
Datsuzoku (脱俗)
Prendere una pausa dalla propria vita quotidiana. Uscire dalla comfort zone per scoprire, imparare e provare nuove cose nella vita.
Natsukashii (なつかしい)
Alcune piccole cose che portano indietro felici e gioiose memorie del passato. Termine usato anche per descrivere il comfort che si prova ascoltando una canzone che riporta a ricordi nostalgici. Sentire la mancanza delle cose del passato; “i cari, bei vecchi tempi”.
Furusato (故郷)
Casa natale, luogo di nascita o un luogo “random” cui appartiene il tuo cuore. Il termine, in Giappone, è strettamente legato all’immagine di un tranquillo, idilliaco, villaggio rurale lontano dalle città.
Koi No Yokan (恋の予感)
La sensazione, quando si incontra una persona per la prima volta, di sapere che, alla fine, te ne innamorerai. Non subito (non amore a prima vista); ma in futuro e “inevitabilmente”.
Nakama (仲間)
Migliore amico, amico stretto; una persona verso la quale sentiamo un profondo amore platonico. Lo scrittore e poeta Goethe, probabilmente, le avrebbe chiamate “affinità elettive”.
Kō (候)
Micro-stagioni (con una divisione dell’anno in 72 “kō” differenti).
Omoiyari (思いやり)
Sensibilità altruistica; una comprensione intuitiva dei desideri, pensieri e sentimenti dell’altro, con conseguenti azioni alla base di questa comprensione.
Wai-wai (ワイワイ)
Il suono dei bambini che giocano.
Ohanami (お花見)
L’atto di riunirsi per apprezzare i fiori (in special modo la fioritura dei ciliegi).
Otsukaresama (お疲れ様)
“Grazie per il tuo lavoro”; gratitudine e apprezzamento.
Fukinsei (不均整)
Naturale/ spontanea asimmetria o irregolarità.
Satori (悟り)
Conoscenza, consapevolezza; presa di coscienza, illuminazione.
Kaizen (改善)
Graduale, progressivo (e spesso continuo) miglioramento.
Piccoli momenti di stupore
Piccoli momenti di stupore e immedesimazione, come quando scopriamo la saggezza giapponese, possono aiutarci a compiere la nostra trasformazione e cominciare a rivedere, se lo riteniamo necessario, il punto di vista sul nostro modo di stare e essere al mondo.