Sono passati 85 anni dalla nota vicenda che vede coinvolta la redazione radiofonica della CBS, un adattamento del romanzo di Herbert George Wells e la serata di Halloween più spaventosa che qualcuno potesse immaginare. “La Guerra dei Mondi” è tante cose: il racconto di Wells, un film, ma soprattutto uno sceneggiato radiofonico trasmesso la sera del 30 ottobre 1938 dal Mercury Theatre on the Air, che spaventò gli ascoltatori, in molti casi inconsapevoli si trattasse di uno scherzo (qui la nostra recensione dello spettacolo riproposto a teatro dalla compagnia cagliaritana Artisti Fuori Posto).
La leggenda tramandata nel tempo
Partiamo dall’inizio. La Guerra dei Mondi è il titolo di un libro del 1897, ambientato in Europa, ma che per la riproduzione in radio venne localizzato nella cittadina di Grover’s Mill, nel New Jersey, Stati Uniti. Si narra che nell’adattamento dell’opera una matita cadde sulla cartina geografica posata sul tavolo da lavoro in uso proprio sopra quella località, rendendo ancora più agevole la messa in scena.
La rappresentazione del racconto, sotto forma di radiogiornale, enunciato da un appena ventitreenne aspirante e futuro regista di nome Orson Welles, fu talmente tanto convincente da coinvolgere gli ascoltatori che, ignorando i diversi avvisi che si trattasse di uno sceneggiato, si immedesimarono fino a credere si trattasse di una cronaca delle vicende in tempo reale.
Dovevano ancora passare due anni prima che la vena artistica del radiocronista sfociasse nella regia di quello che detiene ancora incontrastato il titolo di miglior film, “Quarto Potere”, ma questa è un’altra storia.
Il racconto era quello di un’invasione marziana sulla Terra; con l’ausilio di attori professionisti, qualche effetto sonoro avveniristico per l’epoca che simulava le esplosioni e gli attacchi alieni e dettagliate ricostruzioni, il radiodramma si presentò in maniera talmente tanto credibile da essere interpretato come l’edizione speciale di un radiogiornale.
Allo scoccare dei sessanta minuti dedicati alla trasmissione, la stessa voce del radiodramma informa però i radioascoltatori dello scherzo: “Questo è Orson Welles, signore e signori, fuori dal personaggio per assicurarvi che La Guerra dei Mondi non ha altro significato che l’offerta festiva che doveva essere: la versione radiofonica del Mercury Theatre di vestirsi in un lenzuolo e saltare fuori da un cespuglio e dire Buh! A partire da ora, non potremmo insaponare tutte le tue finestre e rubare tutti i cancelli del tuo giardino entro domani sera. … … quindi abbiamo fatto la cosa migliore dopo quella: abbiamo annientato il mondo davanti alle tue stesse orecchie e distrutto completamente la CBS. Sarai sollevato, spero, nell’apprendere che non lo intendevamo sul serio e che entrambe le istituzioni sono ancora aperte. Quindi arrivederci a tutti e ricordate la terribile lezione che avete imparato stasera. Quell’invasore sorridente, luminoso e globulare del tuo soggiorno è un abitante della zona delle zucche, e se il tuo campanello suona e non c’è nessuno, quello non era marziano. … .è Halloween”.
La vicenda ricostruita
La narrazione dei giorni successivi riporta uno scenario diverso, certamente amplificato. Perché, sebbene in effetti il radiodramma fu da tanti scambiato per una cronaca e non per una rappresentazione studiata nei minimi dettagli, le sue conseguenze furono talmente tanto mistificate da far considerare la vicenda come la prima fake news della storia.
Non, quindi, l’errore indotto dall’avvincente narrazione radiofonica, proposta come una vera pièce teatrale perfettamente riuscita, ma un resoconto degli eventi che consegnò ai posteri una rappresentazione di scene di isteria di ignari radioascoltatori che, presi dal panico, abbandonarono la città per sfuggire all’invasione extraterrestre.
Superficialità o dolo?
Il Daily News il giorno dopo recitava in prima pagina a caratteri cubitali: “Una finta guerra alla radio scatena il panico negli Stati Uniti”, seguito da titoli simili di stampa altrettanto diffusa. Con il tempo la vicenda è stata ridimensionata; non solo non si erano verificate scene dell’entità descritta (persone in preda al panico che giravano per le strade, code di cittadini in fuga dalle città, centrali di polizia prese d’assedio da civili terrorizzati), ma l’evento non ebbe nemmeno tutta la diffusione che si inizialmente si era riportato: appena sei milioni di radioascoltatori erano sintonizzati sulla CBS, e solo una piccola parte si immedesimò davvero nella storia credendola vera.
La vicenda, oltre che curiosa, diventa rappresentativa di come l’informazione, spesso, assuma una diversa interpretazione quando interessi superiori siano coinvolti.
Più che guerra tra mondi, lotta tra mezzi di comunicazione e ostilità tra tradizione e innovazione
Il rapporto tra carta stampata e radio era molto conflittuale, perché l’appeal del nuovo metodo comunicativo aveva già iniziato a distogliere gran parte del pubblico dai classici giornali, perciò trasformare l’evento in una demonizzazione della comunicazione tramite il mezzo antagonista è stato un meccanismo di difesa dei “conservatori” del periodo.
Già da tempo i giornali accusavano la radio di essere un mezzo di comunicazione superficiale e poco affidabile, e in questa circostanza mistificare la realtà servì a dare fondamento alle critiche. La radio, invece, si difendeva sostenendo di essere un mezzo più immediato e coinvolgente, in grado di offrire un’informazione più completa e in tempo reale.
Senza arrivare a scene di panico di massa, o alla necessità di attendere decenni per smentire una notizia echeggiata e accresciuta a livello mondiale, la riflessione sull’importanza dell’etica nella diffusione delle informazioni e del rispetto della verità diventa un passaggio su cui soffermarsi, soprattutto in tempi, come i nostri, in cui l’accesso all’informazione è estremamente facilitato dai mezzi a disposizione.
I media manifestano un potere enorme nella società: possono influenzare il modo di pensare, di vedere il mondo e di prendere decisioni. Questo potere è amplificato dal rischio di diffusione di notizie false o fuorvianti che vengono divulgate allo stesso modo di quelle reali e verificate, indipendentemente dalla volontà o dalla mera superficialità (cosa non meno grave) nel farlo.
Una rappresentazione distorta degli eventi, oltre alla scorrettezza intellettuale, rappresenta un male tutto moderno, con possibili conseguenze negative difficilmente quantificabili sulla società.