L’idea che la danza classica o moderna nel nostro Paese siano forme d’arte “d’èlite”, care solo a una ristretta cerchia di appassionati, trova il suo limite naturale nei titoli di balletto, sempre amati e seguitissimi anche da chi non è profondo conoscitore della tradizione classica sulle punte. Che per chi assiste trasmette bellezza, perfezione e delizia, mentre per chi la interpreta riflette il segno della propria unicità, rendendo autentico e irripetibile l’attimo fuggente in cui il movimento nasce, si compie e muore davanti agli occhi dello spettatore. Al Teatro Lirico di Cagliari, per la stagione lirica e di balletto 2024, la danza classica si riaffaccia con una rappresentazione che negli anni ha subito numerosi cambiamenti di titolo, personaggi, coreografia e musica: ‘La fille mal gardée‘ (La fanciulla mal custodita) in programma da martedì 21 maggio alle 20.30 a domenica 26 alle 17, con il Corpo di ballo e dei solisti dell’Accademia Ucraina di Balletto e la coreografia di Marat Gaziev adattata da Egor Scepaciov.
Le musiche sono di Peter Ludwig Hertel (in origine la partitura racchiudeva cinquantacinque melodie francesi), mentre la direzione d’orchestra è affidata a Marco Dallara. Chi ha buona memoria, ricorderà che questo titolo non è nuovo al pubblico sardo: nell’estate del 1986 approdò infatti nel capoluogo all’Antiteatro romano. Oggi c’è l’occasione per applaudirlo nuovamente, ma con un altro allestimento e nuovi interpreti: Michal Kremàr nel ruolo di Colas, è primo ballerino dell’Opera di Helsinki, Evelina Godunova nei panni di Lise (indossati due secoli fa nel balletto imperiale dalle iconiche Anna Pavlova, Matil’da Ksesinskaja, Ol’ga Preobrazenskaja, Tamara Karsavjna) è prima ballerina dell’Opera di Varsavia, Egor Scepaciov, che veste quelli di Mishò, ha fatto parte per anni del corpo di ballo del Teatro di Chisinau, e ora, oltre a calcare il palcoscenico, dirige l’Accademia Ucraina di Balletto, Pierpaolo Ciacciulli, che ha ricoperto ruoli solistici in importanti compagnie tra cui il Balletto di Salisburgo, intrepreta il personaggio di Marcellina.
Ricco di buonumore e con qualche riflesso “moralistico”, ‘La fille mal gardée’, il cui titolo originale era “Le ballet de là paille ou Il n’est qu’un pas du mal au bien”, ovvero “Il balletto della paglia dove dal male al bene c’è solo un passo”, creato da Jean Dauberval (uno dei più grandi coreografi della fine del Settecento), conta numerose versioni, tra le quali quelle firmate da Petita-Ivanov, Paolo Taglioni, Aleksandr Gorskij, Frederick Ashton, e blasonati corpi di ballo che l’hanno avuto in repertorio come il Ballet Theatre, Royal Ballet, Ballet Russe de Monte Carlo. Un balletto sull’amore, il tema più grande ispiratore di poeti, scrittori, parolieri, sceneggiatori, coreografi, persino scienziati, sociologi, psicologi, perché non c’è racconto che non contenga una storia d’amore: esplicita, mascherata, dirompente, sottotraccia. Senza mai dimenticare, come ci ricorda Emily Dickinson, “che l’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore”.
Ambientato in un villaggio di campagna, narra il sentimento tra Lise e Colas, ostacolato dalla madre di lei, la vedova Madame Simone, che per il futuro della figlia preferirebbe Alain, stolto rampollo del ricco proprietario terriero Thomas. Decisa a organizzare rapidamente le nozze, la chiude a chiave in una stanza, non immaginando però che Lise vi ha tenuto nascosto l’amato. Al momento di stipulare l’atto di nozze, alla presenza di un notaio, Simone apre la stanza e i due vengono scoperti. Non potendo più spegnere la passione che li lega, la madre si arrende e l’amore trionfa.