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Kety Piras, la bicicletta come professione: “La rivoluzione passa anche dalle due ruote”

Di Francesca Mulas
30/03/2024
in Sport
Tempo di lettura: 3 minuti
Kety Piras, la bicicletta come professione: “La rivoluzione passa anche dalle due ruote”

E’ stata selezionata per iniziare un percorso di formazione come Esperto Promotore della mobilità ciclistica dall’Università degli Studi di Verona Kety Piras, cagliaritana che sta trasformando la passione per le due ruote in una professione: sarà la quarta esperta in Sardegna sul tema in un ambito, quello della mobilità ciclabile, che negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più importante nell’uso e nella progettazione degli spazi pubblici.

45 anni, un curriculum fatto di diversi lavori, dalla grafica al web designer ai social network, negli ultimi anni Kety Piras si è dedicata alla bicicletta a 360 gradi trasformando quella che all’inizio era semplicemente una nuova modalità di spostamento in un lavoro: “Tre anni fa ho scelto di dedicarmi alla promozione della mobilità ciclabile – ci ha raccontato – perché credo fermamente nei suoi benefici per l’ambiente, la salute e la qualità della vita delle persone. Mi ha aiutato a superare un grave lutto e un diagnosi di tumore, mi ha messo in contatto con il mondo, mi ha fatto viaggiare, mi da la possibilità di aiutare il prossimo. La bicicletta per me non è solo un mezzo di trasporto sostenibile quotidiano per andare a lavoro in officina, crea comunità e aiuta a ridurre l’inquinamento atmosferico e il traffico urbano; inoltre, favorisce uno stile di vita attivo e promuove il benessere fisico e mentale”.

Nel marzo di tre anni fa Piras ha fondato l’associazione Donne in bici e Micromobilità, di cui è presidente, dedicata soprattutto alle donne: si organizzano eventi, momenti di formazione e condivisione, confronto con gli enti pubblici: “Nel ciclismo solo il 4 per cento è praticato dalle donne – sottolinea – In associazione abbiamo le quote celesti, persone competenti che credono nella creazione di uno spazio dedicato alle donne nella promozione della mobilità ciclabile; l’obiettivo è combattere tali disparità, incentivare le donne spesso restie all’uso della bicicletta e promuovere un’equa partecipazione di genere nel settore della mobilità, prendere coscienza del territorio e fare sentire anche la loro voce e le loro esigenze. Voglio incoraggiare più donne possibili ad andare in bici, motivarle a chiedere infrastrutture più sicure, creare un’opinione pubblica consapevole dei benefici derivate dall’uso della bicicletta, far entrare la bici nella nostra quotidianità, mostrare rispetto per le donne, introdurre un mezzo di trasporto amico dell’ambiente per portare l’attenzione sui problemi ambientali come il cambiamento climatico”.

Negli ultimi anni le città, Cagliari compresa, si stanno muovendo verso la creazione di spazi dedicati a pedoni e ciclisti, grazie anche a importanti fondi nazionali ed europei. Ma siamo sicuri che si stia andando verso la giusta direzione? “Sbagliamo a non coinvolgere la cittadinanza e le associazioni – risponde Kety Piras – Sbagliamo a lasciare la comunicazione solo a certi messaggi di odio verso un tipo di mobilità che andrebbe premiata per i suoi benefici collettivi. Sbagliamo a non tenere in considerazione la stima dei costi sociali legati agli incidenti stradali che la società, e di conseguenza ogni singolo cittadino, deve sostenere a seguito di un sinistro con lesioni a persone: il costo sociale per ogni persona morta in un incidente stradale è di 1.812.989 euro; il costo sociale per ogni persona ferita in un incidente stradale è di 45.210 euro; il costo sociale “base” per ogni incidente stradale (da aggiungere a quello di eventuali morti o feriti relativi allo stesso incidente) è di 12.394 euro. Tutto ciò significa privare le persone di beni e servizi di cui la comunità ha bisogno. Sbagliamo poi a vedere le cose solo dal punto di vista automobilistico, politicamente per non perdere voti. Dovremo avere una visione trasportistica a 360 gradi dove le strade vanno condivise con tutti i possibili utenti della strada seguendo la priorità della piramide della mobilità: maggiore importanza agli utenti deboli, perché la vita delle persone è più importante di un oggetto. La sicurezza stradale e la qualità della vita deve essere una priorità”.

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