Costantino Nivola e Giovanni Pintori sono stati precursori e testimoni indispensabili durante la nascita del design italiano. La loro formazione artistica e quella di tutti gli studenti dell’Isia Academy rappresenta una focosa parentesi di rivoluzione innovativa rispetto alle nefaste circostanze legate al regime fascista. Ai Musei civici di Monza, L’Isia, Istituto Superiore di Industrie Artistiche, presenta la mostra ‘1922-1943. Quando i designer portavano la cravatta’, curata da Alberto Crespi e in collaborazione con Vertigo Syndrome rievoca il fondamentale contributo di una tra le più importanti scuole di arte e design attive in Europa, per l’esattezza dal 1922 su iniziativa di Agusto Osimo, l’allora segretario della Società Umanitaria di Milano. La mostra sarà visitabile fino al 28 gennaio del 2024, ora e per tutte le vacanze che per molti si avvicinano.
Il titolo della mostra evoca un concetto di eleganza maschile ormai in disuso
Il concetto di eleganza ha preso oggi un’altra forma che si allontana dai canoni tradizionali di quando la cravatta si portava perfino in sedi intime casalinghe, sotto una vestaglia o in vista, con il suo nodo perfetto appena fuori da un maglione con lo scollo a V. Quello che ci comunica il titolo è che la formazione culturale in quell’epoca era principalmente appannaggio del genere maschile e che solo poche donne avrebbero potuto partecipare a quell’eleganza di pensiero che arriva dal cervello, non dal genere. Oggi come allora, la cravatta non serve se il contenuto si affida solo all’apparenza. Infatti la mostra si snoda attraverso un periodo di forte creatività, in contrasto con gli eventi paralleli che andavano delineandosi in quegli anni, racconta il lavoro fondamentale che l’Isia Acadamy fece con i docenti più brillanti di inizio secolo e che formarono allievi come Costantino Nivola e Giovanni Pintori.
La poetica delle metafore e quella pubblicità che trasudava arte
Se la fabbrica è il luogo delle macchine e dei prodotti è il realismo di Pintori in Olivetti a costituire la cifra stilistica dell’epoca. Così successivamente la sagoma della ‘Lettera 22’ diventa un manifesto di comunicazione visionaria e non solo grafica. Nivola, da scultore eclettico quale era, trasforma la scultura in forma pubblicitaria, ricavando da una briciola di prodotto, un dentro e fuori dall’isola sarda più potente di qualsiasi scritta. L’esposizione va affrontata come una testimonianza documentaristica per sviluppare, come dovrebbe essere nell’intento della formazione, cultura e senso critico. L’Accademia aveva la sua sede nella Villa Reale di Monza, dove nel 1923 si è tenuta la prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative, da cui venne fondata la Triennale di Milano, ecco perchè la mostra diventa un omaggio ai cento anni da questa vicenda, con l’obiettivo di rievocare lo spirito propulsivo, talvolta controcultura e sperimentale, di cui la formazione dovrebbe sempre essere portavoce.