Leggere per primo l’ultimo libro di una serie lascia un amaro in bocca diverso da quello degli amanti della stessa: in questo caso tristezza e delusione per la fine
dell’avventura, nell’altro un senso di vuoto e incomprensione per non essere al corrente dei fatti cui si riferiscono i riferimenti del nuovo testo.
‘Notturno francese’ di Fabio Stassi (Sellerio, 2023, pagg. 150) è il quarto ed ultimo romanzo con protagonista Vince Corso, biblioterapeuta e investigatore per caso. Il romanzo è stato presentato a Cagliari pochi mesi fa dallo stesso autore all’interno del festival Liberos di Entula (qui il racconto di Agostina Urpi).
Qui, il protagonista intraprende l’indagine più importante della sua vita attraverso il viaggio su un treno preso per errore nella direzione opposta a quella Programmata: Nizza. Il dialogo con un passeggero molto particolare gli farà considerare che quell’errore, forse, non è stato casuale. La madre, infatti, lavorava all’hotel Le Negresco della città nizzarda e dopo una notte d’amore con uno sconosciuto le rimane nulla se non il concepito e tre libri lasciati dall’uomo.
Un treno perso verso il futuro (una vacanza a Napoli con la compagna Feng) per il treno preso verso il passato. Vince Corso, dunque, segue le tracce alla scoperta del padre, vivo e reale solo nel suo immaginario e motivo e oggetto di fantasticherie e ipotesi azzardate. La ricerca sarà caratterizzata fino alla fine da fantasie, domande, sorprese e personaggi che indirizzeranno il cammino attraverso indizi a volte chiari a volte ambigui e che si è faticato a riconoscere per l’ignoranza sopra menzionata. Perciò quel vuoto è stato riempito.
Nei quattro romanzi (tutti pubblicati da Sellerio) Fabio Stassi ha creato un personaggio singolare, con delle caratteristiche fisiche e personali molto particolari
(somiglierebbe ad un famoso attore francese e non avere idea di chi sia il padre ha scombussolato la sua crescita e la sua quotidianità) anche se non del tutto originale (la biblioterapia è già presente in letteratura e lo stesso autore ne fa menzione nei romanzi) ma che ha il merito di parlare di libri non solo in occasione dei consigli alle pazienti (per uno strano caso solo donne si rivolgono a lui), che si servono del suo talento per risolvere problemi tanto particolari quanto insoliti, ma anche nelle sue riflessioni o discussioni soprattutto con l’amico libraio.
In tutti e quattro i romanzi c’è un mistero da risolvere in cui il protagonista si imbatte per caso o su richiesta di qualche cliente. E ci sono le cartoline al padre, i taccuini di Vince lettore, i richiami a personaggi letterari; ma sopratutto c’è Roma, descritta nei dettagli lungo le passeggiate e gli spostamenti del protagonista.
Ne ‘La lettrice scomparsa’ (2016, 278 pagg.) l’investigatore è mosso da curiosità quando scopre che la vicina di casa scomparsa era una assidua frequentatrice della libreria del suo amico Emiliano e cerca di capire i motivi della sua assenza a partire dall’elenco di libri che ella non aveva restituito. La ricerca della signora Parodi si alterna agli incontri con le clienti ed ai relativi rimedi letterari proposti dal terapeuta che, alter-ego dell’autore, ha una sconfinata conoscenza libraria e le cui copiose citazioni rendono anche il lettore più accanito un principiante della lettura. Le canzoni d’autore, soprattutto francofone, fanno da sottofondo ai momenti di riflessione di Vince.
“Se le dettassi delle frasi slegate tra loro, riuscirebbe a risalire al romanzo che le contiene?”. Questa richiesta è il punto di partenza dell’indagine di ‘Ogni coincidenza ha un’anima’ (2018, 284 pagg.). Giovanna Baldini vuole scoprire se le frasi senza senso dette dal fratello affetto dal morbo di Alzheimer appartengono ad un romanzo che, nel caso, lei vorrebbe rileggergli nel tentativo di attivare nuovamente la sua memoria. Il nostro utilizzerà la tecnica del caviardage per cercare di sciogliere l’enigma a partire da quelle frasi sconnesse. Pure qui l’autore si sbizzarrisce con le citazioni letterarie, caratteristica esclusiva della serie, tra l’altro utilizzando l’artificio di descrivere l’immensa biblioteca (“che farebbe invidia a qualsiasi ateneo”) del malato che fu appassionato studioso delle lingue.
Preme segnalare, in questo testo, il capitolo “P” in cui “scrivere” e “leggere” sono oggetto di mania compulsiva: gli scrittori potrebbero ritrovare la loro ossessione e
chi legge quell’insoddisfazione per cui: “di fronte a tutto quello che vorremmo leggere, la nostra vita di lettori sarà sempre insufficiente”.
“Uccido chi Voglio” (2020, 304 pagg.), terzo segmento della saga corsiana, è meno lineare rispetto ai precedenti e la costruzione narrativa più articolata. L’investigatore si ritrova investigato e manovrato da un improbabile e insospettabile burattinaio.
Vince si perde in una città e in una realtà che sembra capovolta (e che l’autore rappresenta intitolando i capitoli con le lettere dell’alfabeto, come nei precedenti,
ma stavolta al contrario) per svolgere un’indagine richiesta da un carcerato. In questo libro la descrizione di Roma diventa talmente centrale che Stassi correda il
testo con l’appendice “Le mappe di Vince Corso”.
‘Notturno francese’, dunque, chiude una fase della vita di Vince Corso, più efficace, forse, come investigatore che come terapeuta: ma se i suoi rimedi letterari non ottengono il risultato antalgico auspicato, rimangono, comunque, preziosi e originali consigli (riportati in appendice in tutti i volumi) per chiunque e non solo per i maniaci della lettura.