È passata sotto silenzio questa estate una ricorrenza importante che riguarda il mondo del jazz isolano. Quarant’anni fa, nel luglio del 1983, dal 18 al 22, il festival Jazz in Sardegna varava all’Anfiteatro romano la sua prima edizione estiva, aprendo così la strada ai jazzfest all’aperto che sarebbero arrivati di lì a qualche anno, trasformando la nostra terra in un crocevia di gruppi e solisti appartenenti a quella che è stata una delle più belle invenzioni sonore del Novecento: la musica jazz. Da allora, i viaggi dentro e fuori i confini della musica improvvisata sono stati tanti, e il blasonato festival dopo decenni di luminoso cammino ha dovuto reinventarsi cambiando pelle e nome nel 2006, approdando a una formula ormai consolidata denominata European Jazz Expo.
Formula che ritorna ad affacciarsi dal 4 ottobre al 4 novembre al Teatro Massimo di Cagliari, con un carico di concerti, produzioni originali, mostre, proiezioni, after show, dj set, seminari, degustazioni di vini, laboratori per i più piccoli, sodalizi con altre realtà musicali e non, come il Premio Andrea Parodi, il Premio Isio Saba, il Festival cinematografico Babel.
L’edizione di quest’anno è dedicata a Daniela Zedda, fotografa ufficiale del festival fin dagli esordi, scomparsa prematuramente lo scorso maggio. Si parte quindi il 4 ottobre alle 21 con “Silent-Visioni al limite della percezione”, progetto del compositore Gabriele Marangoni, definito dall’autore “un’opera sonora concepita con chi e per chi non può sentirne i suoni ma che può viverne l’esperienza fisica attraverso l’utilizzo di una struttura sonora frequenziale al di sotto della soglia di udibilità dell’uomo, che lavora sulla percezione fisica e cerebrale del suono arrivando a frequenze di 4 Hz”. Un sistema di diffusione sonora infra-woofer rivoluzionerà la sala mutandola in un corpo vibrante. Sul palco, a condividere questa singolare esperienza con gli astanti, una formazione diretta da Dario Garegnani, di cui fanno parte David Benini, voce, Diego Raimondi, contrabbasso, Francesco Ciminiello, percussioni, e un ensemble di persone non udenti composto dal gruppo Ens di Sassari e quello dell’Istituto sordi di Torino, preparati e coordinati dalla pianista Aurora Cogliandro. Interprete LIS: Luciana Ledda, insegnante e operatrice di vaglia.
Il 6 alle 20 si entra nel vivo con il trio di Rita Marcotulli, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Israel Varela alla batteria, seguito alle 22 da quello norvegese Rymden guidato dal pluripremiato pianista Bugge Wesseltoft, che mescola jazz di stampo modale, Bach, rock e musica da film. Con lui: Dan Berglund al contrabbasso e Magnus Ostrom alla batteria, sodali del mai dimenticato Esbjorn Svensson con cui diedero vita a un magnifico trio. Il giorno seguente, un doppio appuntamento: alle 19.30 con il tunisino Anouar Brahem, specialista dell’oud (liuto orientale), in quartetto con Klaus Gesing, sax soprano e clarinetto, Bjorn Meyer, basso, Khaled Yassine, percussioni, formazione con cui nel 2009 registrò per Ecm “The astounding eyes for Rita, e alle 22 con la sassofonista nigeriana Camilla George, anche lei in quartetto, protagonista della nuova scena londinese con una musica condita da jazz, hip-hop e forte sapore politico. Insignita agli Urban Music Award nel 2017 e 2018 come miglior artista jazz, nel 2019 ha portato a casa il titolo di miglior strumentista al Jazz Fm Award.
Il giorno 8 ottobre, una serata assolutamente da non perdere con Kenny Barron e Chris McBride. L’aristocratico gentleman del pianoforte, da decenni tra i massimi esponenti della scena pianista, ritorna a Cagliari dopo trentaquattro anni di assenza (l’ultima volta fu nel 1989 nel quartetto di Stan Getz, la cui militanza negli anni Ottanta e Novanta ne consacrò l’immenso talento, anche se nel 2007 sbarcò in trio nelle vicinanze, a Sant’Andrea, per la rassegna “Flumini Jazz” che ebbe vita breve) per regalare un piano solo in programma alle 18.30, incentrato sul materiale dell’album “The Source”, seconda prova affrontata in solitudine a distanza di quarantuno anni da “At The Piano”. Un’occasione da non perdere, quindi, per gustare la sapienza architettonica, la fluidità improvvisativa, il tocco raffinato e la ricerca del suono, l’eleganza dell’eloquio, lo scavo profondo nella melodia, la gestione dello spazio, la ricchezza della concezione ritmica e un modo tutto personale e sempre nuovo di articolare le melodie, messi in campo da un autentico gigante del jazz di ieri e di oggi.
Alle 21.30, Christian McBride, contrabbassista “monstre” alla guida del rodato New Jawn: Marcus Strickland, sax tenore, Joshua Evans, tromba, Nasheet Waits, batteria. In passato tra i giovani leoni del jazz internazionale, ma da anni affermato sideman e bandleader, il solista di Filadelfia si ripresenta nel capoluogo sardo dopo il concerto del 2003 al Teatro Lirico tra le fila del trio di Pat Metheny. I jazzofili di lungo corso, lo ricorderanno però anche per via di un altro concerto avvenuto più indietro nel tempo: nel ‘94 al Teatro Tenda. Il 4 novembre, chiusura in grande stile con Joshua Redman, sassofonista dalle mille esperienze, tra gli specialisti dello strumento più ricercati dalla metà degli anni Novanta. A Cagliari per la prima volta, presenta il materiale del nuovo album “Where are we” targato Blue Note, in compagnia di Gabrielle Cavassa, cantante californiana, Paul Cornish, piano, Philip Norris, contrabbasso, Nazir Ebo, batteria. Altri nomi in cartellone: il pianista Giovanni Bietti in quartetto, 6-7-8, il bassista Leonardo Barbierato, il 6, pure lui in quartetto, Paolo Carrus New Ensemble e Arrogalla, 6,7,8, Matteo Muntoni trio, 7, Lines&Spaces, mix di grafica e vinili con Tomas Addari, Antonio Benoni, Francesco Tedde, 7, Dario Piccioni trio e Mauro Sigura Electric Quartet, 8.Nel corso del festival, oltre alla compianta fotografa cagliaritana Daniela Zedda, Jazz in Sardegna ricorderà nel decennale dalla scomparsa, anche due altre figure, vicine per tanti anni alla manifestazione: l’instancabile promoter e divulgatore del jazz Isio Saba e il regista Rodolfo Roberti.
Nella foto in evidenza Joshua Redman