Sulla sabbia di una delle più belle spiagge sarde i piedi di Pape e Lu lasciano orme di ambulanti estivi che cercano di raggranellare gli spiccioli sufficienti a non considerare la giornata persa. Ma sicuri sono solo i granelli che si infilano tra le dita dei piedi, fastidiosi e difficili da scuotere. Procedono in direzione opposta l’uno lasciando il mare a sinistra, l’altra a destra. Entrambi hanno però da scrollarsi granelli ben più molesti, quasi macigni sulle loro coscienze. Cosa succederà quando si incontrano?
Ce lo svela Gianni Caria, magistrato attualmente Procuratore della Repubblica di Sassari, nel suo terzo romanzo, “Sabbie” (dopo “La badante di Bucarest”, Robin 2012, e “Il presidente addormentato”, Bibliotheka 2018), pubblicato da Il Maestrale (2023, 281 pagg.).
“Pape pensa all’equilibrio […] la ciabatta che oscilla agganciata per la tomaia all’alluce del piede. Studia il movimento e si chiede di quanto può spostare in un senso o nell’altro il punto di appoggio della ciabatta senza farla cadere”.
“Lu pensa alla trasparenza. È un pensiero leggero che galleggia e non penetra nella superficie liscia del mare. […] Guarda i pesciolini che confondono i suoi piedi con uno scoglio e vanno a esplorarlo. Si diverte a lasciarli fare, poi li fa guizzare via con un colpetto dell’alluce. Il movimento dell’acqua allunga e distorce i suoi piedi”.
Sono gli incipit dei primi due capitoli del libro che danno subito l’idea della struttura e dello stile del romanzo. Appare subito evidente la cura nel dettaglio linguistico con la reiterazione dei termini per descrivere, secondo linee parallele, i gesti e i pensieri dei due protagonisti. Il sistema binario struttura la narrazione in capitoli che alternano in maniera precisa le vicende di Pape a quelle di Lu. Nello stesso modo procede la descrizione dei due nella loro attività stagionale (vendere oggetti più disparati per lui e massaggi cinesi per lei), nelle relazioni con i clienti solidali o intolleranti, con i compagni di lavoro, con le forze dell’ordine, nella fatica e nella condizione miserevole che tutti noi abbiamo visto e osservato comodamente distesi su lettini, totalmente cosparsi di crema e magari lamentandoci del caldo o della sabbia che si attacca alla pelle. Qui, però, non si fa in tempo ad entrare in empatia con i protagonisti che l’autore ci fa scoprire che Lu non è un nome esotico orientale ma il diminutivo dell’italianissimo Lucia, che è una ragazza borghese di origine vietnamita adottata da una coppia sarda e si improvvisa massaggiatrice per fuggire da, o cercare qualcosa di, se stessa; che Pape, il venditore esperto che aiuta e sostiene i più giovani, conduce stancamente la sua vita senza conoscere, o forse fingendo di non conoscere, le menzogne che hanno reso inutili i suoi sacrifici.
Attraverso l’uso dell’analessi, o flashback, le vite di entrambi, di cui non diciamo nulla per lasciare il piacere dello svelamento alla lettura, vengono messe a nudo. Scopriamo, così, che l’equilibrio e la trasparenza degli incipit, scelta dei termini che dimostra la precisione stilistica dell’autore, hanno a che fare con la verità e le bugie, con la fiducia e i tradimenti; che l’onestà e la coerenza non sono caratteristiche etniche; che l’uomo, nel senso di umanità, prova le medesime emozioni a prescindere dalla latitudine di nascita e che non sempre è in grado di controllare i sentimenti; che la comprensione della propria identità non è limitata ai tratti somatici o al luogo di origine. Scopriamo soprattutto che le relazioni all’interno della famiglia oltre a segnare per la vita possono portare a scelte radicali e decisioni irrevocabili, nel bene e nel male. Muoversi in equilibrio sulle dune sabbiose dell’esistenza e vedere oltre l’opacità dell’apparenza.
Una lettura che fa riflettere sulla vita degli altri e di noi stessi, attraverso personaggi che appaiono ambigui, convinti che le proprie azioni siano giustificate dai fini che ci si è posti incuranti degli effetti collaterali.
Gianni Caria costruisce un romanzo originale e lineare, ricco di suggestioni e curato in modo certosino, come detto, sia dal punto di vista linguistico che narrativo, riuscendo a delineare i personaggi in modo coerente e a non cedere a sentimentalismi o luoghi comuni.
Il finale a sorpresa ci ha lasciati spiazzati ma risulta perfettamente consequenziale alle vicende narrate.
Buona lettura.