La foresta di Brandeburgo, nel nord est della Germania, condivide dal 2020 il territorio con una gigafactory della Tesla. Una suddivisione, quella che può osservare qualunque automobilista percorra la A10 in direzione di Grünheide, estremamente netta anche dal satellite: da un lato impianti e strutture a perdigiorno, dall’altro maestosi abeti, pini, faggi, betulle.

Oggi questa già poco pacifica convivenza tra antropico e naturale è nuovamente messa in pericolo: Tesla si vuole ampliare ancora, buttando giù oltre 100 ettari della foresta rimasta. Per questo sono scesi in campo gli ambientalisti, che hanno occupato il territorio intimando coi loro stessi corpi lo stop al progetto.

La foresta è infatti di proprietà dell’amministrazione locale, la quale non si è ancora espressa in merito e, dopo aver promosso un referendum popolare che ha visto l’ampliamento della fabbrica di Musk bocciato dalla stragrande maggioranza dei votanti, ha rimandato la discussione a metà maggio.
Intanto, però, la popolazione non ci sta. E così, eccole: una, due, tre, decine di case sugli alberi e di tende; i sentieri delimitati da bastoncini di legna – onde evitare il calpestio continuo del suolo forestale -; wc per limitare al massimo la contaminazione umana. In tutto un centinaio di cittadini, in gran parte ragazzi tra i 20 e i 35 anni, si sono trasferiti in pianta stabile proprio in quel lato della foresta che è previsto buttare giù. Ma è solo l’inizio: il via vai è continuo e molti, dalle cittadine vicine ma anche da altre parti della Germania, si avvicinano per chiedere informazioni, fare fotografie, dare manforte.
“Combattiamo per due ragioni: la foresta e l’acqua” spiega Annika, 28 anni, responsabile dei volontari di Robin Wood, associazione che ha dato il via all’occupazione. “In un periodo come quello che stiamo attraversando, e con l’importanza che rivestono le foreste nel panorama mondiale, è incredibile pensare di buttarne giù 100 ettari per fare spazio ad un’industria. Ma c’è anche un altro fattore: Brandeburgo sta vivendo forse il periodo più secco della propria storia. Se la siccità è in ascesa ovunque in Europa, qui si son raggiunti apici particolarmente preoccupanti. E questo, proprio questo territorio, è quello che dà l’acqua alla regione. Acqua preziosa sia per quantità che per qualità. Distruggere la foresta significa danneggiare fortemente la falda acquifera”.

“Inoltre – le fa eco Elster, 28 anni, ingegnere ambientale, anche lui unitosi alla protesta – Tesla ha già inquinato la falda acquifera creando disagi a tutta la popolazione. Non si può permettere che lo faccia ancora, e con una porzione di territorio più ampia”.
Sino a metà marzo la protesta è stata autorizzata dalle autorità. Poi non si sa cosa succederà, ma i ragazzi non hanno intenzione di mollare e rimarranno sino a quando ce ne sarà bisogno.
Così, mentre in Italia un bosco di larici è stato buttato giù per fare posto ad una pista da bob, in Germania si resiste. Anche all’uomo più ricco del mondo.