La quantità di attesa (proprio come un reale grandezza della fisica) nei confronti di questo album è veramente definibile come la somma di due quantità diverse ma con una radice unica, ovvero il Neffa degli anni 90 e quello a seguire, troppo spesso considerate come due entità troppo diverse ma che ci fanno capire quanto in realtà si cerca più di vedere gli Artisti come li vogliamo vedere noi e non per cosa loro vogliono comunicare a noi.
Questo è importante perché poi partono le solite diatribe sulla purezza presunta, reale, finta, insomma tutte cose utili solo a sentirsi importanti invece di sentirsi solamente quanto esce dalle frequenze, dai solchi, dagli auricolari, dall’etere.
Perché alla fine siamo pur sempre nel 2025 e nonostante tutto Neffa torna dopo tantissimi anni con ‘Canerandagio Vol.1’ – spoiler del vol.2 quindi? O anche di un 3 etc etc – con un album a suo modo normale che non splende ma che nemmeno delude, una album che riesce ad avere due facce assolutamente distinte e che ci fa porre alcune domande molto ciniche, non tanto su Neffa in sé ma su ciò che lo circonda.
Dritti al sodo: se in questo album avesse cantato solo lui sarebbe stato un disco clamoroso, ma veramente, tra le strumentali ed il suo flow, quest’album sarebbe stato in grado di alzare l’asticella come se invece del 2025 questo fosse il nuovo 1995.
E invece.
E invece la miriade di feat – alcuni sotto il livello di guardia come Izi, Gemitaiz, Frah Quintale o Keta, o più anonimi come Guè e Noyz oppure forse gli unici rilevanti come Lucariello ed Ele A – rendono quest’album un insalatona anomala che disperde i suoi sapori e lascia interdetti, veramente.
Ma poi il paradosso, sono le parti melodiche meno prevedibili che risalvano il tutto e sono proprio Joan Thiele, Francesca Michielin e Franco 126 ad essere le migliori collaborazioni, sia per qualità intrinseca che come incastro.
Un Vol. 1 che ci fa aspettare quindi un Vol.2 anche perché, se dopo tanti anni, ci troviamo con un album di ventisette minuti per dieci canzoni, beh, è un po’ poco.
Forse alla fine Cane Randagio quando è da solo ha un fascino immortale ma, e lo si capisce, non si trova male nemmeno a casa al caldo.
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