Il 20 marzo di ogni anno ricorre il World Rewilding Day, il giorno dedicato al rewilding. Il concetto di ‘rewilding’ è nato negli anni ’80, ma è solo da un decennio che ha realmente preso piede in Europa grazie al movimento di Rewilding Europe, associazione con sede in Olanda e vari progetti sparsi per tutto il territorio continentale. Si tratta di un movimento internazionale che punta a restituire agli ecosistemi il loro aspetto originale, diminuendo al minimo l’impronta umana.
Si basa su quattro parametri: una natura più selvaggia, con il ritorno dei grandi predatori e delle specie animali chiave, ma anche di corsi d’acqua sani e habitat biodiversi; una natura fatta per le persone, che possono trovare in lei e con lei dei nuovi sviluppi imprenditoriali; la creazione di una rete che sensibilizzi e metta insieme agenti diversi, dal pubblico al privato; l’emulazione positiva e la possibilità di replicare progetti di rewilding ovunque.
Su queste fondamenta, negli ultimi dieci anni Rewilding Europe ha promosso dieci progetti ufficiali, dall’Italia alla Romania passando per la Lapponia, il Portogallo, la Spagna, i Carpazi, l’Odra, il Danubio, la Bulgaria, la Croazia. Il focus è la reintroduzione di specie selvatiche che erano ormai sull’orlo dell’estinzione, e che possono così invece tornare a giocare il proprio ruolo all’interno dell’habitat. Un esempio sono i castori, i cui vantaggi per l’ecosistema e per l’uomo sono innumerevoli (aumento della biodiversità a livello vegetale, aumento degli stock ittici, migliore qualità dell’acqua, minore erosione del suolo, maggiori nutrienti nel suolo, controllo delle alluvioni, limitazione degli incendi boschivi) e che rischiavano di scomparire per sempre dall’Europa a causa di una caccia spietata e della distruzione dell’habitat. O ancora l’orso bruno marsicano, classificato come in pericolo critico di estinzione nella lista IUCN, e che costituisce proprio l’obiettivo primario di Rewilding Appennini. O il bisonte europeo, prossimo alla minaccia e brillantemente reintrodotto in Romania.
Ma anche animali che si è meno abituati a considerare come fondamentali, e che invece hanno un peso notevole all’interno dell’equilibrio degli ecosistemi. Per esempio è il caso dell’aquila di mare coda bianca, reintrodotta nel delta dell’Odra, tra Germania e Polonia.
La natura – e questo è il principio cardine del rewilding – sa fare da sé. Basta fornirle i mezzi che l’uomo le ha tolto in millenni di storia.
Il 20 marzo si celebra quindi questo: il ritorno del selvatico, il ritorno degli ecosistema sani, in equilibrio, dove l’uomo non è all’apice ma una parte di essi. Forse unica chance per salvare un pianeta ormai al capolinea.
(In evidenza, un orso bruno marsicano, foto di Marco Tersigni)