“Se oggi l’Europa ha cambiato visione sull’ambiente è anche grazie ai movimenti ambientalisti dei ragazzi e delle ragazze. Prima si parlava di transizione ecologica tra esperti nei consessi scientifici, oggi è il tema centrale della politica. Qualcosa negli ultimi anni è accaduto, e possiamo solo ringraziare i giovani che hanno fatto partire una nuova fortissima sensibilità dal basso”. Per Gianluca Ruggieri, ingegnere ambientale e ricercatore dell’Università di Insubria, la transizione ecologica è un processo inarrestabile e necessario, e il merito è certamente anche dei movimenti giovanili che hanno innescato una sensibilità nuova. Ne ha parlato ieri a Cagliari all’interno del Festival Scienza, evento alla sua 14esima edizione organizzato dall’associazione Scienza Società Scienza.
Ruggieri di recente ha curato insieme a Massimo Acanfora “Che cos’è la transizione ecologica: clima, ambiente e disuguaglianze sociali” edito da Altreconomia, una raccolta di trenta contributi firmati da giornalisti, attivisti, ricercatori e studiosi di ambiti diversi, dall’economia al clima, dalla società alla gestione dei rifiuti, dall’urbanistica ai trasporti. Un tema che non significa solo cambiamento climatico e inquinamento, ma riguarda la nostra società, le disuguaglianze, le pari opportunità, il nostro quotidiano. Non un’espressione modaiola, buona per suggerire qualche dichiarazione alla stampa ai politici, ma una visione a 360 gradi che ci coinvolge tutti e tutte.
In questi giorni se ne parla anche grazie alla COP26, la conferenza mondiale sul clima organizzata a Glasgow dalle Nazioni Unite a cui stanno partecipando 200 paesi. Ci sono accordi internazionali, finanziamenti miliardari e programmi ambiziosi per cercare di arrestare le emissioni di CO2. E a proposito di incentivi la riflessione è aperta: Legambiente in Italia ha criticato il Bonus 110 per l’efficientamento energetico delle abitazioni, troppo dispendioso a fronte di effetti minimi sull’ambiente. Siamo sicuri che sia la strada giusta? “Bisogna sempre valutare caso per caso – ci ha detto Ruggieri in una chiacchierata prima dell’incontro al Festival Scienza – perché i benefici non siano minori dell’inquinamento e delle energie prodotte da materiali nuovi: ogni provvedimento messo a punto dalla politica, che siano incentivi o penalizzazioni, può causare conseguenze diverse e non sempre condivise”.
Altro punto attualissimo è quello dei rifiuti: nel quotidiano, soprattutto nella ristorazione, stiamo sostituendo materiali bio alla plastica, quindi produciamo materiali un po’ meno dannosi. L’obiettivo non dovrebbe essere comunque creare meno rifiuti? “Verissimo, e su questo la pandemia non ha aiutato: stiamo facendo il contrario di quello che servirebbe, stiamo usando prodotti monouso che producono molta più spazzatura. Una soluzione potrebbe essere il vuoto a rendere, che in Italia si è utilizzato fino a qualche decennio fa ed è poi sparito mentre viene praticato in diversi paesi europei. Perché non ha attecchito qui? Credo sia colpa di una certa pigrizia culturale, oltre al fatto che le aziende reputano più vantaggioso il vuoto a perdere che scarica la responsabilità sui consumatori, piuttosto che occuparsi del recupero. Non è l’unica abitudine che da noi non fa presa: siamo tra i maggiori consumatori di acqua in bottiglia, e siamo tra quelli che usano l’auto anche per distanze minime. Serve una riflessione seria su come possiamo cambiare certe abitudini”.
Già, cambiare. Ma come? “Con la combinazione di quattro fattori: politica, tecnologia, economia e persone. Non possiamo credere nella transizione senza che tutti gli attori guardino alla stessa direzione. La sfida che ci troviamo davanti è enorme e il tempo pochissimo. O lavoriamo tutti in maniera sinergica o non ce la facciamo. Ed è fondamentale che ciascuno, in questo mondo che cambia, cambi anche le proprie abitudini”.