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FUTURA. 25 aprile, è ancora importante festeggiarlo?

Di Gabriele Ledda
24/04/2025
in Cultura, Futura, la nuova generazione si racconta, Storia
Tempo di lettura: 4 minuti
FUTURA. 25 aprile, è ancora importante festeggiarlo?

25 aprile 2024 dietrich steinmetz

Il 25 aprile 1945 è una delle date fondamentali della nostra storia. Quel giorno il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia ordinò l’insurrezione generale contro i nazifascisti. Le truppe partigiane entrarono nelle grandi città del Nord, Milano, Torino Genova, liberandole. Era la fine della Seconda guerra mondiale in Italia e dell’occupazione tedesca. “Anche a Cagliari la notizia arrivò via radio. Una persona ci disse di aver sentito che i partigiani erano entrati a Milano e che Mussolini era in fuga”, mi raccontava i giorni scorsi mio nonno, Mario Cardia, oggi 91 enne, a quell’epoca bambino di 11 anni. “Non ci furono grandi feste, né bandiere in strada, ma si capiva che era finita davvero. Dopo tutto quello che avevamo passato, quella notizia ci bastava. Finalmente avvertimmo un senso di sollievo”. 

A Cagliari, già bombardata duramente nel 1943 e liberata dopo l’arrivo degli Alleati, la guerra sembrava finita da tempo. Ma il 25 aprile fu il vero momento in cui anche chi era lontano dal fronte sentì che il Paese stava tornando libero.

Come cambia la memoria nel tempo

Nel 1946 il 25 aprile fu dichiarato festa nazionale e dal 1949 viene celebrato ogni anno. Inizialmente, era un giorno di ricordi personali e familiari, con milioni di italiani che avevano vissuto la guerra e la Resistenza sulla propria pelle. Con il passare del tempo, è diventata anche una giornata civile e culturale, in cui si riflette sui valori della libertà, della democrazia e della pace. Oggi, in una società dove sempre meno persone hanno vissuto quegli anni, il 25 aprile è anche un’occasione per insegnare e ricordare, soprattutto nelle scuole. Ed è una giornata importante, anche se ormai sembra lontana dalla vita dei ragazzi. È un momento per ricordare chi ha lottato per la nostra patria e per riflettere sul valore della democrazia. Tra amici non se ne parla, se non a scuola, e a volte capita che non tutti ne conoscano bene il significato, ma è fondamentale conoscere ciò che i nostri antenati hanno fatto per noi.

Il pensiero di Emilio Lussu

Una voce importante della Resistenza è stata quella di Emilio Lussu, politico, scrittore e combattente antifascista originario proprio della Sardegna. Dopo anni di esilio e clandestinità, fu protagonista della lotta partigiana e della vita politica nel dopoguerra. Secondo Lussu il 25 aprile non doveva essere visto solo come la fine di una guerra, ma come un nuovo inizio per l’Italia, fondato sulla giustizia, la libertà e la dignità umana. Dopo il 25 aprile partecipò alla riorganizzazione politica dell’Italia liberata, venendo eletto all’Assemblea Costituente nel 1946 e contribuendo direttamente alla nascita della Costituzione Repubblicana. Il suo pensiero è attuale perché ci ricorda che la libertà non è scontata nemmeno dopo ottanta anni. Anche se non era giovanissimo quando iniziò ad opporsi al fascismo, la sua lotta è un esempio di coraggio, insegnandoci che dobbiamo sempre difendere la democrazia e che, di generazione in generazione, non bisogna dimenticare di proteggere i valori fondamentali.

Perché ricordare il 25 aprile

Ricordare il 25 aprile significa capire che la libertà di cui godiamo oggi è il risultato di una scelta fatta da tanti uomini e donne, spesso giovanissimi, che hanno avuto il coraggio di opporsi a un regime violento. Significa non dare per scontata la democrazia e sentire la responsabilità di proteggerla, ogni giorno. Ci ricorda che ogni diritto, ogni possibilità di esprimerci, di votare, di vivere in pace è stata conquistata grazie a sacrifici enormi. Non è solo una data sul calendario, ma un punto fermo nella storia del nostro Paese. Ci invita a ricordare che quel giorno di tanti anni fa l’Italia si è rialzata dopo la guerra, dopo le bombe, dopo il buio di una dittatura.

Si è rialzata perché c’erano persone, ragazzi, madri, operai, contadini che hanno detto no. Non per eroismo, non per gloria, ma per dignità. La libertà che abbiamo oggi non è nata da un voto in Parlamento o dalla firma di un trattato. È nata sulle montagne e nelle città, nelle case e nei campi, dove si è scelto di resistere. A costo di tutto. Per questo non possiamo dimenticare.

Gabriele Ledda, VF Trasporti e logistica indirizzo aeronautico, Istituto “Scano – Bacaredda”, Monserrato – Cagliari

La foto è del 25 aprile 2025, scatto di Dietrich Steinmetz

Questa nuova rubrica nasce con la precisa volontà di ascoltare il punto di vista delle persone più giovani su tanti temi, grandi e piccoli. È una generazione spesso trascurata nel dibattito politico e altrettanto spesso è descritta come poco impegnata, disinteressata e senza aspirazioni. Noi pensiamo tutto il contrario e abbiamo deciso di dare loro voce con questo spazio.

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