Molti sono stati i dubbi dopo la prima uscita di ‘Canerandagio’ – qui come sempre su Nemesis Magazine – e tante quindi le domande su come sarebbe stato il secondo volume del ritorno del saggio e cosmopolita rapper e non solo – forse uno dei più acuti simboli della fluidità musicale che abbiamo avuto dai primi 90s in poi.
È bastato però pigiare play e subito ‘Show’ per capire che la seconda parte di questo lavoro diventa magicamente più minimale, dove Neffa sembra finalmente tornato sulla traccia ed il suo flow da sempre monocorde ma ipnotico torna quasi a quei fasti che circa trenta anni fa ci sembravano rivoluzionari in un paese da sempre orientato solo al rimanere sempre uguale.
Dopo Guè tocca ora a Jake piazzare le sue barre in ‘Biancoenero’ mantenendo la sua aura e battendo nettamente la traccia di Guè ormai sempre stantio nel suo ruolo di fake gangsta rapper italico.
Ma non siamo nemmeno che agli inizi e la sensazione che pervade è quella di aver voluto rimediare ad un eccesso di mainstream che troppo aveva prevaricato nella prima parte sia dedicandosi maggiormente alle parti personali, a liriche introspettive, al bum bum cha, a minori e più pregevoli feat, tra i quali quelli che risaltano al massimo sono Kaos in ‘Deidelmpo’ e JAx (si, non è un errore) in ‘Unocomeme’.
Più deludenti e sottotono Salmo e Coez ma non è una sorpresa mentre ‘Lunarossa’ con Mahmood è una piccola gemma da tenere in playlist per i momenti migliori.
Neffa riesce quindi a chiudere il cerchio con questa parte II che rimedia però solo in parte alla prima in quanto, nonostante riesca a migliorare nel flow e nelle strumentali, non riesce ad esaltare causa testi troppi intimisti e alla lunga tediosi che mancano di quella critica sociale sempre intelligente e mai banale dei bei tempi che furono dell’epoca Sangue Misto, alla quale in tanti avevano sperato almeno in un richiamo.
Il Crooner ha definitivamente vinto sul rapper.
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