In attesa del varo dell’European Jazz Expo in programma a Cagliari al Teatro Massimo dal 4 al 6 ottobre con ospiti del calibro di Monty Alexander, José James, Philip Lassiter, Antonio Forcione e tanti altri, Cedac e associazione culturale Il Jazzino riaccendono le luci sul jazz inaugurando la propria stagione con il Jazz Club Network che, dal 27 settembre al 6 dicembre, fa tappa nel capoluogo sardo (InOut, sala M2 del Massimo) e a Sassari (Il Vecchio Mulino) dove sono attesi una sfilza di nomi e formazioni. Il duo Dado Moroni-Francesca Corrias, i trii dei pianisti Domenico Sanna, Kevin Hays (con Ben Street e Billy Hart), Alex Conde, Roberto Tarenzi, e quello del trombettista Carlos Sarduy, i quartetti della coppia Onorati–Sigurtà e della pianista-cantante Glenda Del E, i quintetti del tenorista Jeanne Michard e del batterista Nicola Angelucci. Biglietti a 15 euro. A inaugurare venerdì prossimo alle 21.30 a Cagliari nel club InOut in viale Marconi (ampio locale con terrazza sul parco di Molentargius che si candida a diventare un nuovo attrattore anche per la musica dal vivo) e il giorno seguente a Sassari, il trio del pianista Domenico Sanna con Giulio Scianatico al contrabbasso e Greg Hutchinson alla batteria. “In questo concerto avrebbe dovuto esserci Ameen Saleem che purtroppo salterà alcune date” precisa il solista di Gaeta (nonno paterno di Cagliari e nonna materna di Oristano) che in Sardegna è già approdato con Gegè Telesforo, Dario Deidda e Danya Stephens: “Al suo posto c’è Scianatico, musicista giovane e di talento”.
Il concerto su cosa verterà?
“Sui temi dell’album “Music is the answer” appena uscito per la Fresh Sound. Brani originali nei quali però c’è dentro anche la mia visione del passato, con rimandi a composizioni di Jamal, Mingus, Tatum. Oltre al pianoforte utilizzo il synth”.
Come è entrato nel mondo del jazz?
“Da piccolo ho iniziato con la musica classica poi crescendo mi sono appassionato alla musica jazz e un poco alla volta ho iniziato a collaborare con musicisti importanti che per me hanno rappresentato una grande scuola: Lovano, Margitza, Liebman, Grossman, Gomez, Ballard, Di Battista, Boltro, Ceccarelli, Rosciglione e altri”.
A parte Tatum e Jamal, quali pianisti ha amato e ama maggiormente?
“Powell, Tyner, Tristano, Garner, Hancock, Corea. Da anni Mehldau”.
I pianisti che non hanno raccolto il successo che invece avrebbero meritato?
“Sono tanti. I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Elmo Hope, Kenny Drew, Jaki Byard. Solisti conosciutissimi e ammirati dai musicisti ma che il grande pubblico ha trascurato”.
Le sue preferenze in ambito pop?
“In cima metto Pino Daniele. Amava il blues e la musica americana, anche per questo resta il mio preferito”.
Dopo il pianoforte quale strumento le piace?
“Il contrabbasso. Amo molto Crosby, Carter, Brown, Chambers. Da poco mi sono appassionato a Mingus”.
Per lunghi periodi è stato a New York.
“Luogo fondamentale se vuoi crescere come jazzista. Nel 2014 al Bunker Studios registrai “Brooklyn Beat” con Ameen Saleem e Dana Hawkins alla batteria. New York è un posto magico dove incontri e suoni con tantissima gente. Senza contare che lì ascolti veramente di tutto”.
Insegna anche al Conservatorio di Lecce: qual è il consiglio più importante che dà ai suoi allievi?
“Ricollegandomi a quello che ho appena detto, consiglio sempre di ascoltare, ascoltare e ascoltare. Oggi con le piattaforme hai possibilità infinite, anche se tanta abbondanza potrebbe in un certo modo disorientare. In ogni caso meglio avere molte possibilità”.
Cosa può dire ancora la formula del piano trio che non è già stato detto?
“Tante cose, è una ruota che gira, perché quello che magari poteva sembrare datato oggi è attuale più che mai”.