Gli anni ’80 sono oggetto di discussione da qualche tempo. Tacciati di essere vacui, leggeri e orientati all’edonismo più bieco oggi si rivelano ben più sfaccettati di questa etichetta così superficiale e regalano una lettura più profonda sul loro essere germinali e ricchi di inventiva e creatività. La moda, soprattutto, ha riportato l’attenzione sul colore nero e sulle sue implicazioni concettuali, ma non solo, in generale il Dark e altre subculture stanno riguadagnando terreno e riproponendosi in una chiave inedita.
Un modo per comprendere questa tendenza è andare al Museo di Roma in Trastevere, che ospita fino al 12 gennaio 2025 “Dino Ignani. 80’s Dark Rome”, una retrospettiva fotografica smisurata sulla scena alternativa romana, sui luoghi di incontro, sui volti di una generazione intera che ha fatto del nero il suo colore d’elezione. Il fotografo romano Dino Ignani dalla metà degli anni ’70 si è dedicato a immortalare l’unicità di Roma e i suoi protagonisti, con particolare attenzione per scrittori e poeti, attratto dalla loro capacità immaginifica.
Chi non conosce la subcultura Dark o, più appropriatamente Gothic, ignora che quando si affacciò nel panorama italiano, reduce dagli anni di piombo, incontrò una grande diffidenza. La sinistra vedeva nella scelta degli abiti neri una vicinanza con ideali di destra. La destra detestava l’estetica dark che distruggeva il binarismo di genere per mescolare le carte giocando con trucco e vestiti. La chiesa storceva il naso per l’uso di simboli come la croce. La gente gridava allo scandalo per quell’immagine così estrema. Insomma, non li voleva nessuno. E quindi la loro storia, piuttosto sotterranea, ha dovuto radicarsi nella cultura, nell’arte, nel teatro e nella musica per trovare gli appigli necessari per crescere e, seppure con enormi differenze, giungere fino a noi. Dino Ignani, fotografo attento a cogliere le atmosfere della sua Roma, si è fatto carico di raccontare questa storia attraverso i visi di chi ha animato la capitale proponendo nuovi orizzonti di bellezza, creatività e valori diversi dalla massa.
La grande qualità delle immagini in mostra è confermata anche dal fatto che il ciclo “Dark Portraits” è stato tra i vincitori del bando PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, entrando così a far parte delle collezioni permanenti della Sovrintendenza Capitolina di Roma Capitale. In questi ritratti non solo avventori dei club in voga per la scena ma anche celebrità come la cantante Diamanda Galas, Porpora Marcasciano, attivista e scrittrice, Patrizia Cavalli, poetessa e scrittrice. Persone che con la loro presenza e il loro lavoro hanno consolidato concetti fondamentali per la democrazia, esercitando il senso critico e combattendo per il libero pensiero.
Finalmente le istituzioni riconoscono al movimento Dark l’aver arricchito di significati nuovi e di aver proposto, con coraggio e in mezzo a grandi difficoltà, un ideale di società basata su inclusione, cultura ed empatia. Il Dark infatti ha sempre fatto sue le battaglie per i diritti civili e per quelli della persona, si è sempre schierato in difesa dell’ambiente e degli animali e, pur non facendo politica diretta, ha preso posizione sulle questioni di cui ora si dibatte quotidianamente già dagli anni ’80.
Quel look, termine nato è proprio in quegli anni per descrivere le correnti giovanili che nascevano era, e per tante persone ancora è, come una bandiera sventolata con orgoglio. Non si trattava di semplice gusto estetico per il macabro o il bizzarro quanto di rivendicare il diritto ad apprezzare cose che la società considerava marginali, inutili o banalmente brutte. L’arma della poesia, dell’arte e della performance sono stati gli argomenti con cui controbattere pacificamente a ogni critica, vedendo finalmente riconosciuto un ruolo con questa acquisizione museale, con la pubblicazione e divulgazione di libri a tema, con la partecipazione al dibattito pubblico.E se anche The Economist dedica un servizio al Gothic come tematica influente forse finalmente qualcuno ha capito che non esiste un modo univoco di guardare il mondo, e che il pregiudizio ha fatto il suo tempo.
Il contributo di Dino Ignani, la sua sensibilità personale e professionale, è enorme non solo da un punto di vista documentale ma in una più ampia considerazione della società è stato capace di rivitalizzare un pensiero mettendone in evidenza la genuinità, l’accoglienza, la lungimiranza. Il suo gusto per la narrazione per immagini non poteva che includere una scena che ha trasformato la propria immagine in un manifesto.