Quante volte siamo rimasti delusi e arrabbiati dopo la visione un film tratto da un libro che abbiamo amato particolarmente? Spesso la delusione brucia talmente tanto da lasciarci quasi indifferenti quando al cinema, all’inizio di un nuovo trailer, affiorano da uno sfondo nero le tre parole magiche “tratto dal romanzo…”. Allora siamo combattuti, e se non segue la trama del libro o non rispetta la scelta dell’autore e modifica il finale rovinando tutto?
Da sempre il cinema dell’orrore ha attinto dalla penna di brillanti scrittori, ma non sempre il risultato cinematografico è all’altezza del romanzo o del racconto da cui è stato tratto. Spesso la storia originale viene adattata, modificata, rimaneggiata talmente tante volte durante il processo di trasposizione che il risultato finale su grande schermo incorpora una debole impronta dell’autore.
Fortunatamente esistono dei successi cinematografici che dimostrano sia la fattibilità del processo sia gli incredibili effetti positivi che questo porta ai rispettivi mondi di appartenenza. Quello letterario e quello cinematografico.

Frankenstein
Il romanzo ‘Frankenstein’ di Mary Shelley (pubblicato nel 1818) è stato adattato per il cinema numerose volte, a partire dal 1910. È del 1931 la più famosa trasposizione cinematografica, diretta da James Whale e interpretata da Boris Karloff, nel ruolo della creatura.
Il film di Whale è un grande classico del cinema horror, che ha contribuito a definire l’immagine del mostro di Frankenstein. Karloff è perfetto nel ruolo, e la sua interpretazione è diventata iconica. Il film è anche noto per la sua atmosfera cupa e lugubre, che contribuisce a creare un senso di suspense e terrore.
Dopo questo capolavoro tanti altri registi hanno cercato di dare vita alle pagine della Shelley; si pensi al film diretto da Kenneth Branagh che vede un Robert De Niro nei panni della creatura, senza riuscire mai ad eguagliarne il successo.

Ringu
Quando Kōji Suzuki nel 1991 ha pubblicato il romanzo ‘Ringu’ non poteva di certo immaginare la catena di eventi che si sarebbero susseguiti a seguito della sua prima trasposizione cinematografica. Il primo in assoluto fu il regista Hideo Nakata che, nel 1998, girò il film dal titolo omonimo, dando il via ad un vero e proprio franchise che conta otto film giapponesi, due serie televisive, sei adattamenti manga, tre remake in lingua inglese, un remake coreano e due videogiochi.
Ringu è diventato in poco tempo un successo critico e commerciale non solo a livello locale, ma internazionale. Ha contribuito in prima linea alla diffusione del genere horror orientale e con esso alla cultura, i miti e le leggende ad esso legati.

IT
Da uno dei più famosi romanzi del Re del brivido Stephen King, sono scaturiti ben due adattamenti cinematografici.
Il primo ‘IT’ è uscito nel 1990 sotto forma di miniserie televisiva composta da due puntate di due ore ciascuna. Dietro la macchina da presa, dopo la rinuncia di George A. Romero (‘La notte dei morti viventi’ del 1968) si presenta Tommy Lee Wallace (‘Halloween III, il signore della notte’ del 1982). La miniserie è stata molto criticata sia per le numerose scene omesse rispetto al volume (oltre 1200 pagine), sia per la grande differenza di qualità tra la prima e la seconda parte in cui purtroppo si nota un rallentamento del ritmo ed una perdita di direzione trasformandolo in una pseudo telenovela. L’unica costante è l’interpretazione magistrale di Tim Curry nel ruolo di Pennywise, considerato che in più occasioni si lascia andare con successo all’improvvisazione.
Per vedere il secondo adattamento abbiamo dovuto attendere ben 27 anni. La direzione di ‘IT, Capitolo uno’ tentenna nuovamente e, come avvenne per la miniserie, vede l’abbandono del progetto dal regista Cary Fukunaga nel 2009 per lasciare il posto nel 2015 al neoregista Andy Muschietti, già famoso per il suo ‘La madre’ del 2003. Il risultato finale è sorprendente. Con un budget di 35 milioni di dollari il film ne incassa in tutto il mondo oltre 700, diventando l’horror più redditizio della storia del cinema.

Nosferatu
Un altro romanzo fonte di ispirazione per il cinema dell’orrore è senz’altro ‘Dracula’ di Bram Stoker, del 1897. È impossibile tenere il conto della miriade di film basati su questo caposaldo della narrativa gotica ma di certo quello più rappresentativo è senza dubbio ‘Nosferatu’ del 1922.
‘Nosferatu il vampiro’ è un film muto diretto da Friedrich Wilhelm Murnau e interpretato da Max Schreck nel ruolo del conte Orlok (il conte Dracula) e da Gustav von Wangenheim nel ruolo di Harker, un uomo che si trova a dover affrontare le forze oscure.
Peccato che il regista Murnau non ottenne mai l’autorizzazione dalla famiglia Stoker e nonostante avesse cambiato le location, i nomi e la caratterizzazione dei personaggi venne denunciato e costretto a distruggere tutte le copie del film esistenti. Tutte tranne una, custodita segretamente dallo stesso regista, grazie alla quale il film è potuto sopravvivere fino ad oggi.

La Cosa
L’adattamento cinematografico del romanzo di John W. Campbell ‘La cosa da un altro mondo’, diretto da John Carpenter nel 1982, è un classico del cinema horror, considerato uno dei migliori cult di tutti i tempi. Le numerose scene inquietanti rese iperrealistiche dalla qualità degli effetti speciali, le atmosfere claustrofobiche che vedono alternarsi sensazioni di paranoia e terrore gli valgono due nomination agli Oscar (scenografia ed effetti speciali). Secondo Rottentomatoes il film ha totalizzato il 92 per cento di recensioni positive su un totale di oltre centomila recensioni verificate.