Questo articolo di Alfabeto Interno cade con il numero di fine anno di Nemesis Magazine ed è bello che siamo arrivati alla O e che questa O sia proprio quella di Orologio.
Ma non userò questa parola per le solite riflessioni su quello che abbiamo fatto quest’anno o su cosa avevamo prefissato a gennaio e per cui oggi, magari facendo il bilancio, potremmo restare delusi.
Non userò orologio nemmeno per allacciarmi alla linea del tempo che verrà, per i buoni propositi.
Né bilanci né previsioni, dunque.
Questa parola ci viene in soccorso nel suo significato etimologico.
Orologio è ciò che dice l’ora.
Banale? Sì, ovvio e scontato.
Eppure mai come oggi l’ovvietà ci serve a ricordare che ciò che è ovvio è spesso ciò che conta, quanto è necessario per vivere una vita soddisfacente. Oppure, quanto nell’ovvio giacciano dimenticate le dinamiche che oramai, in forma di automatismi, erodono la nostra serenità e rendono affannoso il nostro respiro, talmente scontate che non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Ma non voglio parlare di questo.
C’è altro da considerare ora.
E siccome l’orologio è ciò che dice l’ora, la domanda che mi porrei a fine anno è: l’ora per cosa?
Cosa c’è adesso davanti a te?
Nel tuo presente che dinamicamente annulla passato e futuro, di cosa ti devi occupare e di cosa non hai bisogno di preoccuparti?
È arrivato il momento di…?
Io oggi ti chiedo: fermati, chiudi gli occhi, respira… fai tre respiri… ascolta… e rispondi.
E poi scrivi, nel segreto del tuo cuore e nel silenzio della tua intimità, scrivi con sincerità cosa è arrivato il momento di fare perché è arrivato il momento di essere.
Poi segui la tua risposta interna.
Sarà, per conseguenza diretta della connessione con te, un anno bellissimo.
Io penso ora che non ci sia altro da aggiungere.
Anzi sì, amore… sempre!
(Foto di Andrik Langfield)