“Il peggiore” (Il Maestrale, 288 pagg.), terzo romanzo di Gianni Usai (dopo “La sesta nota”, 2020, e “Cristian T.”, 2022, entrambi per la stessa casa editrice) uscito a maggio scorso, nella pletora di pubblicazioni annuali, è esempio di soldi ben spesi e conferma che l’autore si distingue dalla massa per originalità e scrittura. Libro raro (come senza eguali era il precedente “Cristian T.”, ne abbiamo parlato qui) per la sua capacità di tenere avvinti nonostante i contenuti da pugno nello stomaco.
In un futuro non troppo lontano si riesce a estrarre e trascrivere la memoria delle persone e un algoritmo stabilisce se si ha diritto alle cure. Questo trattamento viene riservato a Corrado Gremioli, sessantenne fotografo famosissimo, in coma indotto per un incidente. La trascrizione dei suoi ricordi è la narrazione in prima persona della vita del protagonista la cui unica bramosia è “che un giorno si dica: «Corrado Gremioli è stato il peggiore, dopo di lui non ci sono più facce che valga la pena di fotografare»”.
Le vicende riemergono attraverso il punto di vista di Corrado, il quale, per evidenti ragioni, non sottostà alle remore del conscio e perciò non lesina i giudizi sui fatti e soprattutto sugli esseri umani che incrociano le sue strade. E in quanto genio dell’ottava arte è lui stesso che va in giro per il mondo a cercare individui e luoghi da immortalare; ricerca che diventa scusa per la fuga dal suo mondo perché “non mi ci trovo in una società che spaccia il dinamismo come condizione essenziale per il successo e intanto cresce i propri figli nel culto dei punti fermi. L’ambizione al progresso non si concilia col bisogno patologico di stabilità”.
Corrado non fa il fotografo, Corrado è fotografo e la Leica, compagna di avventure e ottenuta in modo alquanto illecito, è l’estensione corporea con cui scovare la Bellezza del mondo e la profondità delle emozioni che gli stessi soggetti ritratti non sarebbero mai riusciti a riconoscere senza la fissazione. Ma quella protesi diventa anche un’inconsapevole arma crudele perché spietato è l’occhio dietro l’obiettivo e perfido il dito sopra il pulsante di scatto; è comunque una valida alternativa per l’uomo che senza di essa “avrebbe appagato i propri appetiti seviziando a morte incolpevoli sconosciuti, poiché io so di avere in me forze sconfinate e misteriose di segno indefinito. Il bene e il male non sono qualità immanenti, bensì esiti diversi e non sempre alternativi di un potenziale ancora inespresso”. Quel potenziale riesce a esprimerlo solo attraverso il cinismo e la malvagità con o senza la fotocamera in mano: le persone perciò da soggetti diventano oggetti da sfruttare per l’arte o per soddisfare quelle “forze sconfinate e misteriose”. E allora le donne sono in funzione del click, che sembra soddisfare più del coito, e il loro corpo può essere violato per e da quell’obiettivo; chi gli ha provocato danno e dolore prima o poi subirà la reazione che non sarà semplice vendetta, restituzione del torto subito, ma cogenza di ristabilire l’equilibrio tra le parti.
Pare lasciare nulla di buono questo libro e invece Gianni Usai colpisce in pieno la nostra coscienza, ci costringe a dubitare delle certezze nell’altalena tra il bene e il male e lo fa mettendo a fuoco le debolezze di un personaggio che merita di assurgere all’Olimpo della letteratura (tra l’altro insieme al citato “Cristian T.”) e con una scrittura precisa e miniata di cui i pochi stralci riportati danno prova.
Altro merito dell’autore è indurci ad ammirare la Bellezza che solo l’arte riesce a rendere manifesta: Corrado nel suo inconscio rimembrare fa riferimento a artisti, pitture e figure letterarie che provocano la nostra curiosità e la necessità di navigare in rete per scovarli e trovare la piena definizione alle parole lette che già risultavano esaurienti.
Di certo ci lascia, questo romanzo, lo stesso dilemma del protagonista: “Il punto è capire cosa ci renda umani e cosa ci allontana dall’esserlo”. Domanda esistenziale la cui nostra risposta potrebbe non coincidere con quella di Gremioli. “Il Peggiore”: una lettura imprescindibile.