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“Con le nostre mani”, il documentario di Emanuel Cossu racconta una storia di amore e coraggio contro tutti i limiti

Di Francesca Arcadu
14/01/2022
in Cinema, Comunicazione e società
Tempo di lettura: 4 minuti
“Con le nostre mani”, il documentario di Emanuel Cossu racconta una storia di amore e coraggio contro tutti i limiti

Quanto può essere unica la quotidianità di chi è riuscito a conquistarla con le unghie e con i denti? Sembra essere questo il messaggio del documentario di Emanuel Cossu dal titolo “Con le nostre mani”, storia di vita di Anna e Giovanni, marito e moglie e persone con disabilità, cresciuti in due piccoli paesi della Sardegna in anni in cui essere poliomielitici poteva rappresentare l’esclusione sociale totale e un peso insormontabile da cui liberarsi.

Anna e Giovanni

Attraverso il loro sguardo, che il regista cattura e restituisce all’altezza della sedia a rotelle usata da Giovanni, o coi movimenti legati all’uso delle stampelle di Anna, la storia si svolge attraverso sprazzi di normalità fatta di gesti casalinghi, letti da rifare e racconti di gioventù. Anna è del 1953 e Giovanni del 1944, sono sposati da trentaquattro anni, entrambi hanno dovuto affrontare nei rispettivi paesi di nascita la reazione negativa della famiglia e della scuola di fronte alla loro disabilità. Entrambi, dopo essere andati fuori dalla Sardegna per studiare e liberarsi dai pregiudizi dei loro paesi di nascita, hanno fatto un’esperienza di vita presso la Comunità di Sestu, luogo nato sulla scorta della più famosa Comunità di Capodarco, che negli anni ’70 divenne luogo simbolo dell’emancipazione delle persone con disabilità che in essa potevano imparare un mestiere, oltre a lottare per i propri diritti.

Ed è proprio in Comunità a Sestu che Anna e Giovanni si conoscono e iniziano il loro percorso di vita insieme. Lui, di Bosa, è stato sarto e fondatore della Comunità, dopo aver svolto mille lavori ed aver lottato per potersi istruire e prendere la sua strada contro il volere della famiglia e della scuola. Lei casalinga di Sestu, amante del ricamo ed ottima cuoca, nonché donna battagliera. Purtroppo Giovanni è mancato alcuni mesi fa, non prima di aver visto ultimato il documentario ed averlo apprezzato.

Nel corso della storia si scopre che il regista, Emanuel Cossu, altro non è che il figlio di Anna e Giovanni, e  nella sua doppia veste riesce a catturare con la sua cinepresa particolari solo apparentemente irrilevanti, capaci di raccontare una vita piena, di conquiste a dispetto della disabilità e delle chiusure mentali di chi li voleva relegati ai margini, una vita in cui niente era scontato ma che ora, guardando indietro riempie i protagonisti di orgoglio per tutto ciò che sono stati capaci di realizzare. Una casa tutta loro, un figlio al quale non hanno fatto mancare niente, tutto frutto della loro forza di volontà e determinazione.

Il regista usa un linguaggio narrativo ben lontano dalla retorica, concentrato invece sul restituire ai due ormai anziani protagonisti tutta la dignità di una quotidianità fatta di condivisione e di gesti faticosamente conquistati a dispetto della disabilità: “con le nostre mani”, come recita il titolo. Una quotidianità fatta di complicità ma ormai anche di difficoltà legate all’età, che riduce quegli spazi di libertà finora goduti. Anna e Giovanni raccontano la loro giornata, accompagnati nelle scene iniziali del risveglio dal ritmo incalzante del Bolero di Ravel, tra un caffè da preparare e un orlo da realizzare. Vorrebbero tornare a Bosa, paese di nascita di Giovanni, per rivedere i parenti ma questo gesto così semplice è reso difficile a causa dell’età e dei problemi di salute che si fanno sempre più pesanti. Riusciranno a farlo nelle scene finali, accompagnati ancora dal crescendo del Bolero e grazie all’aiuto del figlio Emanuel, che li accompagnerà.

Il regista

Nato a Cagliari nell’84, Cossu dopo essersi laureato in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Cagliari si trasferisce a Barcellona dove si diploma in Regia cinematografica alla scuola Bande a Part. A Bologna frequenta il  Master di Specializzazione in Teoria e Tecnica di Sceneggiatura e Regia e nel 2014 consegue la Laurea Magistrale in Semiotica del cinema e dei nuovi media. Ora è tornato a Cagliari, dove vive e lavora come regista e sceneggiatore.

Il documentario, realizzato col contributo della Regione Sardegna, della Fondazione Sardegna Film Commission e della Direzione generale Cinema e audiovisivo, è prodotto da Emanuel Cossu, Luca Melis di Karel e distribuito da Emera Film. E’ stato recentemente premiato al Social Film Festival ArTelesia di Benevento per la “Miglior regia di un’anteprima mondiale”.

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