Il 2020 è stato un annus horribilis per tutti. Le relazioni tra gli individui sono mutate e, di riflesso, le attività culturali, fenomeni aggregativi per vivere in libertà la bellezza delle cose, decodificare il mondo interiore, i movimenti della società e trasmettere la memoria collettiva, sono state messe a dura prova.
Come hanno vissuto l’anno pandemico gli operatori culturali sardi dei diversi comparti?
Glielo chiediamo in un racconto a puntate, partendo dai festival del cinema.
Ecco tre voci da un ampio e qualificato ventaglio di proposte del panorama isolano: il regista cinematografico Gianfranco Cabiddu, direttore artistico di Creuza de Mà, musica per cinema. Alla sua XIV edizione, il festival si è svolto in tre tappe: due in presenza, dal 26 al 30 agosto a Carloforte e dal 30 ottobre al primo novembre a Cagliari; una on demand per i film e in streaming su Facebook, il 5 e 6 dicembre. Tra gli ospiti di quest’anno i registi Claudio Giovannesi e Mario Piredda, l’attore Neri Marcorè e il musicista e autore di colonne sonore Pasquale Catalano.
Michele Pipia, di ARCinema, circolo della Federazione Italiana dei Circoli del Cinema e promotore del Festival del Cinema LGBT+ USN|Sardinia Queer Film Expo, alla sua XVIII edizione dall’11 al 19 dicembre: 31 corti in concorso da 17 Paesi, un totale di sei ore di visione sulla piattaforma del festival. Il primo premio della giuria tecnica è andato all’indiano “Sunday”, di Arun Fulara e al francese “HUGO 18h:30”, di Simon Helloco e James Maciver. Il portoricano “The Mistress” di Pati Cruz ha vinto il premio del pubblico, con oltre 300 voti validi.
Il regista teatrale Romano Usai, direttore artistico di PuntodiVistaFilmFestival, concorso internazionale itinerante diffuso di cinematografia, alla sua XIII edizione, online sul sito del festival e su Facebook, dal 13 dicembre scorso. Iscritti 2.257 film provenienti da tutto il mondo, 16 opere finaliste, ospiti come gli attori Alessandro Haber e Marisa Laurito, e i registi Giancarlo Soldi, Mario Zanot, Peter Marcias, Mario Piredda, Bepi Vigna. Martedì 29 dicembre si terrà la premiazione dei film vincitori dell’edizione 2020 del concorso.
E tre domande:
Quando siamo usciti dal lockdown a maggio a che festival stavi pensando?
Gianfranco Cabiddu: Abbiamo mantenuto gli appuntamenti fissi del programma: la summer school dei ragazzi del Centro sperimentale di cinematografia, dove io insegno, nelle classi di regia, musica, montaggio e suono; gli appuntamenti tra registi e musicisti, quest’anno con Giorgio Diritti e il suo musicista, e Claudio Giovannesi, che incarna la doppia figura del regista e musicista, insignito quest’anno del nostro premio Isole del cinema per la musica. Abbiamo tenuto il fiato sospeso per ciò che stava accadendo già in agosto. A Carloforte abbiamo svolto il nostro cartellone, seppur contingentati. Per Cagliari abbiamo dovuto riprogettare tutto sul web.
Michele Pipia: Pensavamo di farlo in presenza. Come circolo del cinema il nostro festival è nato per stimolare il dibattito col pubblico. Eravamo alla firma del contratto per la sala Nanni Loy, 74 posti, ma hanno chiuso i cinema. La Regione era in ritardo con il suo bando. Speravamo in un rinvio dei bandi e che il Comune di Cagliari ci permettesse di effettuare le attività nel 2021, ma non l’ha fatto. Il nostro è il festival politico e abbiamo deciso di doverlo realizzare comunque. I dati ci confortano: sono più di 350 le persone registrate alla piattaforma on demand, messa su in poco tempo.
Romano Usai: In primavera eravamo nel pieno dell’attività. A gennaio partiamo nei Comuni con la promozione dei film del concorso internazionale. Andiamo nelle scuole. Dalla chiusura di marzo, con i ragazzi e giovani universitari abbiamo effettuato dei laboratori a distanza. Speravamo di ripartire a dicembre nel nostro teatro (NDR lo storico Teatro Adriano in via Sassari a Cagliari), ma così non è stato.
Punti di forza e di debolezza, le minacce, gli stress ai quali è stato sottoposto il tuo progetto. Ci sono state anche delle opportunità?
Gianfranco Cabiddu: L’esperienza di quest’anno ci ha fatto capire di più che l’essenza di un festival è l’incontrarsi, soprattutto per le giovani generazioni rispetto a maestri delle regia e della composizione di colonne sonore, per non dire del concerto al tramonto, alle Ciasette di Carloforte, un momento tutto sensitivo, quest’anno con un omaggio a Ennio Morricone. Nel Web l’approfondimento tra musica, suoni e immagini si perde abbastanza, però di può mantenere un filo, con l’opportunità di registrare gli incontri e così costruire un archivio a disposizione del pubblico, in attesa di tempi migliori.
Michele Pipia: Non avere un rapporto diretto col pubblico e non creare rapporti di collaborazione tra ospiti e giurati è un punto di debolezza. Inoltre, siamo stati costretti a programmare di fretta, cambiando all’improvviso la strategia, perché il Comune non ci ha permesso di lavorare per il 2021. Ma il nostro pubblico non ci ha lasciati e abbiamo anche colto l’opportunità di raggiungere persone al di fuori della Sardegna: da Bolzano, Bergamo, Palermo, da tutta Italia.
Romano Usai: L’anno pandemico è stato più una batosta che un’opportunità. Ma noi siamo ottimisti e concluderemo il festival a fine dicembre, anche se con mille difficoltà. Quest’anno non si è purtroppo potuto svolgere gran parte del lavoro. Le opportunità veramente poche: non abbiamo potuto avere gli ospiti in presenza, cosa che noi amiamo. Forse abbiamo una maggiore visibilità perché il festival va in streaming, ma lo facevamo anche negli anni precedenti inserendo i video gli incontri sul nostro sito.
Come immagini la prossima edizione del tuo festival, il prossimo anno, in attesa della “primavera”?
Gianfranco Cabiddu: Spero di ritornare a farlo nella sua essenza, dal vivo. Abbiamo rafforzato la rete di collaborazioni con eventi simili e la parte seminariale. Dobbiamo recuperare alcune parti di programma: un ragionamento nel segno di Sonos e memoria, Passaggi di tempo (NDR il film documentario di Cabiddu, del 1995), un progetto che compie 25 anni quest’anno, e un concerto per il venticinquennale dedicato a Giovanni Ardu, componente del coro di Santu Lussurgiu, tra i protagonisti del film. In questi mesi abbiamo riflettuto sul ruolo di tanti operatori rispetto alla pubblica amministrazione. Molte cose stanno succedendo in Italia: stanno nascendo associazioni di autori e di chi la cultura la fa per avere un rapporto sinergico e maturo con le pubbliche amministrazioni, per essere utili alla rinascita del Paese e di tutta l’Europa.
Michele Pipia: Il prossimo anno spero di lavorare obbligatoriamente in presenza.
Romano Usai: Spero anche prima della primavera di riprendere tutta l’attività, anche quella in teatro. Perché se così non fosse, noi, come tanti altri, ci andiamo “a rimettere le penne”. Non abbiamo la forza dei grandi network. Guarda caso alla Rai permettono di avere anche pubblico, mentre a noi neanche gli spettatori distanziati, nonostante come teatro abbiamo investito in sicurezza e sanificazione per rimanere aperti. Gli aiuti statali ci hanno un po’ corroborati, ma ciò che abbiamo perso, come tutti gli altri, è molto, molto forte.