Cos’è un ricordo se non un avvenimento destrutturato e interiormente ricostruito affinché sia riconoscibile dai nostri tessuti mentali?
Alcuni ricordi sono leggeri, cotone e sfumature: in una formalina nella quale vi sono a bagno affetti, volti, abbracci, perdite insostituibili, amori, episodi, malesseri, desideri da “poteva essere”, ansie da superare e tensioni superate, invece. Altri ricordi sono tuttavia pesanti, ricorrenti, una matassa di fil di ferro arrugginito che vorremmo sbrogliare a mani nude, fallendo ogni volta, vibrando nel fallire.
(Quali paure ti consumano?)
Fallire, che odiosa parola piegata dalla nostra società per frustarci tutti con i sensi di colpa quando si decide di cambiare direzione… Sì, quella società che abbiamo costruito senza ricordo, né del passato né del presente.
I ricordi ci definiscono come persone, tutte diverse. Corretto. Individui comunicanti spesso distanti, ognuno con il proprio bagaglio di cicatrici e di gioie e aspirazioni e di sogni, che vorremmo tramutare in bei ricordi. Non sempre è possibile.
Perché tra il ricordo e l’attesa impaziente di costruirne uno nuovo e smagliante c’è sempre un oscuro spazio, fatto di quella silenziosa e indecifrabile incertezza. Quello spazio dove alcune persone spariscono improvvisamente, altre si ritirano durante una frequentazione e non sai il perché; diverse altre si intravedono, si affacciano, le incroci. Qualcuna rimane, infine poche si fanno discreta presenza, certezza o strabordante movimento.
(Quali paure ti consumano?)
Nebbiosa incertezza a costruire distanze e ricordi imprecisi, approssimati. Imparassimo tutti a parlarci un po’ di più… apertamente, senza filtri, senza ritegno, quando serve.
L’attesa di un qualcosa di nuovo di cui ne valga la pena – dicevo – si nutre dei nostri ricordi affinché possa generare speranze, o un rinnovato entusiasmo, oppure delusioni. Una pericolosa ma piacevole alchimia che non ha che due risultati: una nuova pagina o un disinganno, frammenti di un becher di vetro rotto.
(Quali paure ti consumano?)
Si chiama vita; e ogni vita è destinata a tramutarsi in una cosa sola: un ricordo per qualcuno.
Quale ricordo, di noi, lasciamo alle altre persone?
(Quali paure ci consumano?)
Post scriptum:
Oggi (ieri per chi legge), dopo 16 anni, è uscito il nuovo disco dei miei amati The Cure. Consiglio la lettura di queste poche righe, e l’osservazione di queste fotografie, con il brano Endsong in sottofondo, o in cuffia, o come preferite. Fatelo vostro. Fatemi sapere.