È stupendo quando una parola è sia sostantivo che aggettivo. Termine multitasking, che assolve contemporaneamente più funzioni e che, nel caso di elastico, sembra proprio inerente alla sua essenza, cioè quella di allungare, estendere e distendere, adattare e stimolare.
Essere elastici significa davvero far vivere le qualità intrinseche che riposano in questa funzione adattiva dei materiali, siano essi inerti che umani. E noi di Alfabeto Interno lo sappiamo, perché qui dentro ci occupiamo di materiale umano e ci ragioniamo lettera per lettera, parola per parola, giocando con i significati che, infine, si applicano a tutto, perché la vita è in ogni cosa.
Allora, come mai elastico, essere elastici e l’elasticità ci riguardano da vicino? Proviamo ad arrivarci dai significati portati dal termine stesso e che riprendo dai summenzionati allungare, estendere, distendere, adattare e stimolare.
Quando un essere umano è elastico fa posto alla vita. La vita è amore in movimento, saggezza che informa, azione continua per esprimersi. In questo la vita stessa è elastica perché chiede costantemente a noi umani, canali della sua espressione, di estendere i confini della nostra conoscenza, di adattarci agli ambienti prima di poterli trasformare e ricreare. Ed è così che funge da stimolo evolutivo.
Quando una persona non è elastica, o tende a irrigidirsi per ogni cosa, rischia di non farcela sotto l’inesorabile stimolazione delle forze fondamentali che stressano i materiali. Taglio, sforzo normale e momento flettente sono, infatti, le direzioni orizzontale, verticale e di torsione che mettono alla prova i materiali, e noi materiali umani senzienti e pensanti non siamo da meno. Si chiamano sollecitazioni trasversali, perpendicolari e di inflessione che le esperienze ci propongono di superare.
In mancanza di elasticità nasce la nevrosi, che se da un lato ci aiuta a interfacciarci col mondo, da un altro ci chiude in schemi ripetitivi e non sempre applicabili a situazioni che etichettiamo nello stesso modo, ma che magari richiedono di essere affrontate da un altro punto di osservazione. Diviene quindi necessario estendere il nostro campo di indagine, andare alla ricerca di altri strumenti e strategie per uscire fuori da qualcosa che tende a ripetersi e che a lungo andare compromette un sufficiente benessere generale.
Una notizia negativa che ci cade dall’alto, un attacco frontale e un ribaltamento di situazione, derivanti dal lavoro, dalle nostre relazioni o da progetti che cambiano da sé il loro volto, ci sottopongono a uno sforzo immaginativo e creativo che talvolta non è immediatamente disponibile perché nevroticamente abituati a fare sempre nello stesso modo. Ecco perché la qualità elastica è per noi determinante: ci sostiene nel superamento delle nevrosi quotidiane, nell’evitare la cronicizzazione della nevrosi e ci regala quella bellissima sensazione vitalizzante che proviamo quando la messa in gioco di altre risorse ci dimostra che possiamo superare ogni ostacolo. Superare significa attraversare il percorso tra noi e l’ostacolo e giammai schivarlo facendo finta che non esista. Evitare è nevrosi. Confidare sulle proprie risorse e attivarsi per mettere in atto nuove strategie è superamento della nevrosi.
Chi confida nelle proprie risorse? La persona che ama conoscersi e che con coraggio sta imparando che non c’è nulla di cui avere paura ma solo prove da superare. In fondo la vita è come una scuola, alcune materie ci piacciono e siamo portati per esse, altre ci spaventano, se non terrorizzano, ma nessuno è morto sotto il peso di un’equazione matematica o si è perso per una versione di greco. Similmente, non c’è nulla che non si possa affrontare.
(Foto di Andres Siimon)