“This is Real” inizia così e non potrebbe essere più vero di così, vista anche la situazione americana così furibonda da poter ammettere l’esistenza di tutto, il contrario di tutto e tutto quello che c’è in mezzo.
Non voglio dire che allora è facile pescare dal mazzo – cherry picking dicono – ma che forse l’unico modo di salvarsi è essere più reali della realtà, spostare l’asticella della consapevolezza ancora più in là e non raccontarsi favole.
Ovvero, quello che da sempre Donald Glover, in arte, per l’ultima volta, “Childish Gambino” ha fatto, conciliando con accuratezza chirurgica le diverse declinazioni di attore, produttore, imprenditore, musicista, essere umano intelligente e mai banale.
E quindi ora basta, ma in grande, ‘Bando Stone and The New World‘ è anche la colonna sonora di un film in cui è (alè) protagonista e regista, in cui un’altra identità si affaccia – ovvero quella di Bando – all’interno di un mondo nuovo, creando quindi un universo di sfaccettature che si traducono in un’opera di circa un’ora per diciassette brani, che abbracciano una moltitudine di declinazioni sonore, featuring, arrangiamenti si spiega in un intero universo di emozioni, sensazioni, allucinazioni.
Ed è questa proprio, allo stesso tempo e modo, la forza e la debolezza di quest’album, da un lato abbiamo una foresta di generi, di sonorità, una complessità difficile da trovare in altre produzioni blasonate (chi ha detto Kanye?) dall’altro, senza nemmeno aver ancora a supporto il suo territorio cinematografico, il rischio che si corre è questa foresta si tramuti in una mera insalata raffazzonata (non lo è ma bisogna approfondire molto) e tutta la quantità e qualità sopra citata (il sampling dei Prodigy su tutti) rischia di rimanerci in mano come sabbia che non riusciamo a trattenere.
Ma intanto, questo è, e Donald Glover dimostra la serietà della Persona prima che dell’artista a 360°
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