C’è un uomo alto undici metri a Cisterna d’Asti, è fatto di acciaio e terra, come un moderno golem. Le sue gambe affondano nel terreno in cerca di origini antiche, le braccia tendono al cielo, anelano al divino, il corpo è mobile, rivestito di tegole sonore che oscillano al vento e raccontano la vita.
È la creatura solenne e immaginifica, eppure così tanto umana, realizzata dall’architetto e artista cagliaritano Bruno Meloni per “Creativamente Roero – Residenze d’artista tra borghi e castelli”, rassegna nata nel 2018 a cura di Patrizia Rossello che invita i bordi antichi a dialogare con il contemporaneo.
Meloni dedica da tanti anni attenzione all’arte di strada e porta bellezza per le vie di Cagliari e dei luoghi in cui lavora. Il senso intimo del suo creare è proprio quello di restituire bellezza e favorire sguardi inediti su spazi urbani altrimenti trascurati. Non è forse questo lo scopo dell’arte? Smuovere il pensiero, provocare reazioni, educare allo spazio pubblico. “Libertà è partecipazione – dice Bruno Meloni citando Giorgio Gaber: Si partecipa non per esporre sé stessi, ma perché in questa temperie culturale partecipare è un gesto politico, quando si ha l’occasione di portare, o perlomeno smuovere, un pensiero”.
La struttura in acciaio per cemento armato è alta 11,86 metri e pesa 577 chili. Il progetto è stato eseguito a Elmas nell’officina di Frem Group dai tecnici Diego Caria, Alberto Mereu e Giuseppe Loi, coordinati dall’ingegnere Michele Pusceddu. L’opera è stata posizionata appena fuori dai bastioni di Cisterna d’Asti, a ridosso di un boschetto che, al primo sopralluogo, si presentava come una sfilata di rami nudi nel cielo d’autunno.

Relazionarsi con l’ambiente, trarne ispirazione, porsi in un’ottica di ascolto prima ancora che di intervento sembrano i binari che hanno guidato Meloni nel concepimento del suo uomo/albero. “In agricoltura è il tema di Creativamente Roero 2025. In un gioco di suggestioni e rimandi ho pensato a qualcosa che nascesse dalla terra e si sviluppasse verso l’alto in forma umana. Humus e homo, uniti dalla medesima radice etimologica”.
La scelta dei materiali, del medium di espressione, è stata dettata proprio da questa considerazione di partenza, e unisce materiali naturali e artificiali in un’anima unica. “La tecnica – precisa Meloni – è solo lo strumento per dire al meglio ciò che ti sei immaginato. Tenendo conto anche delle variabili economiche. A volte ti esprimi con il ferro, a volte con la terracotta, a volte semplicemente col suono. In questo caso, sono presenti tutti e tre: le dita dell’Uomo Albero sono filamenti d’acciaio che al vento cozzano con rombare di tuono. Le lamine di terracotta che ne rivestono il corpo hanno un suono gentile di campanelle”.
L’opera è solida e imponente ma comunica leggerezza per via del suo design agile e in parte fluttuante. Si riscontrano in questo lavoro le passioni di gioventù come Il Bauhaus, Le Corbusier e Costantino Nivola che dello spazio avevano fatto un elemento chiave per la riuscita dei loro interventi. Meloni porta tutto il suo bagaglio esperienziale: i dettagli che in passato ha espresso con la pittura sulle ceramiche Raku, con le spille in argento prodotte con Karabà e ovviamente le grandi installazioni con cui ha decorato il capoluogo sardo, realizzate in ferro e terracotta. Ama sperimentare coi materiali, spingerli al massimo delle loro possibilità espressive.
Un’opera partecipata, di cui la comunità di Cisterna d’Asti dovrà prendersi cura, perché le terracotte col tempo si deterioreranno e andranno sostituite, la città avrà a disposizione una creazione viva, da tramandare nel tempo.
“In un momento in cui la società richiede un’originalità che diventa fine a sé stessa – ci ha detto infine Meloni – dobbiamo lavorare strenuamente all’interno del banale. Rovesciare il senso dell’abitudine”.