“Theatre is Body – Body is Poetry”, tema e titolo della Biennale Teatro 2025 in programma dal 31 maggio al 15 giugno a Venezia, con la direzione di Willem Dafoe, mette l’accento sul corpo dell’attore, fondamentale nella creazione artistica e nella realizzazione di un rito laico che si consuma nell’hic et nunc, nell’istante irripetibile in cui parola e gesto si fondono per suscitare emozioni e risvegliare la coscienza del pubblico. Nell’era della realtà virtuale e aumentata e dell’intelligenza artificiale potrebbe quasi sembrare una provocazione e una sfida il deliberato ritorno all’essenza del teatro, all’incontro tra attori e spettatori che, come afferma l’artista statunitense, vincitore della Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia per “Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità”, oltre alle nominations agli Oscar e ai Golden Globe, «crea una comunità estemporanea impegnata nell’ascolto e la possibilità della meraviglia».
Un ricco cartellone tra prime assolute e prime nazionali, per la kermesse nella città lagunare, da “Symphony of Rats” di Richard Foreman nella versione di Elizabeth LeCompte (Leone d’oro alla carriera 2025) e Kate Valk, tra visioni apocalittiche e arte pop, a “Call me Paris” della performer tedesca Yana Eva Thönnes, che intreccia due storie parallele per una riflessione sul corpo delle donne e su regole e abusi del web e “Changes” di Maja Zade, con regia di Thomas Ostermeier, su violenza di genere, fragilità e dipendenza. Le metamorfosi dell’adolescenza e il tema della diversità in “Pinocchio. Che cos’è una persona?” di Davide Iodice e la favola surreale di “Giovanna d’ArpPo” con l’arte della clownerie di Gardi Hutter; il fascino del doppio in “The (Un)double” di e con Anthony Nikolchev e una meditazione fisica sull’esistenza in “Mountains” di Evangelia Rantou.
Una tragedia elisabettiana per indagare i legami di sangue e d’affetto e l’eredità familiare ne “Le nuvole di Amleto” di Eugenio Barba con gli attori dell’Odin Teatret mentre sull’Isola del Lazzaretto Vecchio Romeo Castellucci ambienta la visionaria performance de “I mangiatori di patate”; e ancora un omaggio a Richard Foreman, fondatore dell’Ontological-Hysteric Theater, con “No Title” con Willem Dafoe e Simonetta Solder. Milo Rau racconta la crudeltà della guerra in “Die Seherin” (La Veggente) con Ursina Lardi (Leone d’argento 2025), si ispira all’antica divinità sumera “The Inanna Project” di Thomas Richards, un viaggio alla ricerca delle radici invece in “Great Apes of the West Coast” di Princess Isatu Hassan Bangura, che indaga il mito di Edipo in “Blinded by Sight”.
Tra i progetti della Biennale Teatro 2025, www.wordworldwar.bomb a cura di Antonio Latella e le mises en lecture di “Tacet” di Jacopo Giacomoni e “Orge per George” di Athos Mion (vincitori del bando Drammaturgia 2024-25) e il debutto di “Golem_e fango è il mondo” di Mariasole Brusa (bando Regia 2024-25), oltre ai laboratori rivolti ai giovani artisti e al workshop di critica teatrale.
Spazio alla poesia con Bob Holman, erede della Beat Generation, in “We are the Dinosaur” e suggestivi itinerari sonori con “More than Heart” di Industria Indipendente, collettivo fondato da Erika Z. Galli e Martina Ruggeri, con il performer Egeeno e la poetessa algerina Chouf; le danze dei dervisci rotanti in “Mevlevi Sema” con l’Istanbul Historical Turkish Music Ensemble e infine le raffinate alchimie canore e elettroniche di “Spira” dell’eclettica Daniela Pes.