Non sappiamo se Francesco Pintore, giornalista professionista de ‘L’Unione Sarda’, abbia competenze in materia di sacre scritture e storia pastorale. Di certo il mondo dell’allevamento e del nomadismo pastorale lo conosce molto bene, come conosce bene quello della fotografia, sua grande passione. L’autore del libro ‘Thundimentas – Lanas e Lamas’, (Abba Edizioni 2024) è nato a Desulo, paese ad altissima vocazione in materia di allevamento ovino, nel 1964 in una famiglia di allevatori ed è testimone dei grandi cambiamenti che hanno interessato questo mondo negli ultimi decenni, documentando attraverso le sue foto anche la clamorosa protesta dei pastori per il prezzo del latte del 2019, foto che successivamente hanno costituito il corpus di ‘Nel nome del latte‘, la raccolta che è stata esposta in Sardegna, a Milano e Bruxelles.
“Generosa e riconoscente la pecora alle attenzioni che l’uomo usò verso la medesima, venendo la stagion calda gli offre quella veste che la difese dalle ingiurie del tempo nell’inverno“. Cosi scriveva nel lontanissimo 1787 il cavaliere don Giuseppe Cossu, giudice della Reale udienza, “censor generale e segretaro” delle regie giunte in Sardegna nel suo ‘Discorso georgico indicante i considerevoli vantaggi che si possono ricavare dalle pecore sarde’.
Sono passati i secoli, l’allevamento ovino costituisce tuttora il 65% dell’intero PIL regionale in agricoltura ma a partire dal secondo dopoguerra è decisamente cambiato, con percorsi di modernizzazione che hanno interessato i molteplici aspetti della zootecnica, senza escludere quello del ciclo della lana. Questo processo ha stravolto anche il rito della tosatura, perché di rito si tratta, un’operazione già preziosa presso gli antichi israeliti, che nella giornata dedicata al taglio e alla raccolta della lana facevano festa e invitavano gli amici, una prassi riportata anche nelle sacre scritture del Vecchio Testamento. Nel ‘Primo Libro di Samuele’ si parla di Nabal, ricco pastore nomade che portava il suo bestiame sul Monte Carmelo e che per la tosatura delle sue pecore aveva organizzato un grande pranzo al quale intervenne la famiglia di re Davide. “In Sardegna, racconta sempre il Cossu, si invita gente e si maccellan montoni per il pranzo”, probabilmente non il re, ma qualche personaggio “importante” che, una volta finite le operazioni della tosatura, si sedeva a tavola con i pastori, mancava raramente.
In ‘Thundimentas’ l’attento sguardo fotografico di Francesco Pintore, riversato in un centinaio di scatti, racconta la tosatura di diverse aree della Sardegna da Orune a Pabillonis, da Arzana a Musei, da Olzai a Oristano e lo fa avvalendosi del prezioso contributo di Massimo Locci che la descrive e ne narra l’evoluzione utilizzando esclusivamente la lingua sarda. Con Massimo e con la sua famiglia l’autore ha condiviso anche la transumanza a piedi, i Locci sono infatti fra gli ultimi depositari di “sa tramuda”, attività che ha caratterizzato per secoli la vita dei pastori barbaricini che da ottobre ad aprile portavano a svernare le greggi in zone climatiche più adatte alle rigidità della stagione invernale, che compiono annualmente trasferendo gli armenti dai monti di Desulo alle altimetrie più dolci dei salti fra Laconi e Meana.
L’occhio di Francesco Pintore non si limita a mostrare le varie fasi della tosatura e i suoi protagonisti. Le sue foto fanno da corollario al testo di Locci, senza il quale non si potrebbe capire bene il profondo cambiamento che da oltre quarant’anni – con l’arrivo dei primi tosatori professionisti dalla Francia e delle macchinette elettriche che hanno gradualmente quasi del tutto soppiantato le antiche forbici forgiate dagli abili maestri ferrai di Pattada, Santu Lussurgiu e Tula ricordati da Antonangelo Liori nel suo bel saggio introduttivo – ha stravolto il primo processo della lavorazione della lana. Come sottolinea Salvatore Ligios in apertura del volume “all’autore non interessa l’estetica del fare, del gesto, ma piuttosto far capire al lettore il valore che l’azione trae dal lavoro, che sia quello tradizionale o moderno, valore che viene da lontano ma alla fine sempre nel fare riamane”. Qui sta tutta la forza della raccolta di scatti di Francesco Pintore, capace di attualizzare un rito millenario, di restituirlo a chi guarda le fotografie in tutta la sua contemporaneità, distante anni luce dalle velleità nostalgiche del sempre più verde revival finto tradizionalista, immortalando allevatori e allevatrici, tosatori e tosatrici, come fossero star della musica rock.
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