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“The Possession” – la storia vera

Di Manuel Usai
26/09/2020
in Cinema, manuhell
Tempo di lettura: 4 minuti

di Manuel Usai

Chi di voi non è mai stato attratto da un oggetto misterioso, visto al mercatino dell’usato, ad un’asta su Ebay o su qualsiasi altro sito online? Chi, poi si è spinto tanto da acquistarlo?

Vi parlerò di una misteriosa wine box di legno acquistata ad una svendita di oggetti di antiquariato nel 2001 da un collezionista e scrittore di professione, Kevin Mannis. Le tracce più antiche risalgono al periodo dell’olocausto in Polonia. Acquistato in Spagna e trasportato negli Stati Uniti, durante la fuga, l’oggetto passa prima alla figlia, poi alla nipote. Essendo un cimelio di famiglia tanto importante, lo scrittore chiede la motivazione della vendita e indovinate? All’interno della scatola, vive un dybbuk, ovvero un demone malvagio che ha la capacità di possedere le persone. Per questo motivo la scatola non è mai stata aperta, anzi, è rimasta sempre chiusa nella stanza da cucito della nonna.

A questo punto, chiunque sia sano di mente, girerebbe i tacchi e tanti saluti. Lo scrittore invece, non solo acquista la scatola e la porta a casa sua, ma la apre e ci fruga bene dentro. Tra ciocche di capelli di diversi colori legate con uno spago, monete degli anni venti e simboli ebraici di varia natura, l’ingenuo acquirente non trova niente che sia fuori dalla norma. Decide infatti di tenerla in casa, anche dopo che la notte inizia ad essere perseguitato da una serie di incubi terrificanti. Di sicuro, non è una persona sveglia, perché un fortunato 31 di ottobre, la regala alla madre che, dal momento stesso in cui la riceve, viene colpita da un ictus.

Per la scatola è arrivato il momento di cambiare casa.

Il passaggio della scatola di mano in mano porta a chi la possiede incubi terribili che vedono la presenza di una strega orripilante, perdita copiosa di capelli, malattie della pelle e disgrazie familiari. Un periodo finì addirittura su Ebay e, nonostante la descrizione, venne acquistata al volo dal direttore del Museo di medicina osteopatica a Kirksville nel Missouri, Jason Haxton. Anche lui, ovviamente, inizia immediatamente a subire la presenza di questo demone, risvegliandosi pieno di lividi e tossendo sangue. Grazie all’intervento di un gruppo di rabbini, il demone torna nella scatola e il fortunato possessore decide comunque di sbarazzarsene e di scriverne un libro.

Tutto è bene ciò che finisce bene. Grazie a questo libro, nel 2011 venne girato il film “The Possession”, che uscì nelle sale nel 2012. 

Ho deciso di raccontarvi la storia dietro al film, per darvi l’opportunità di viverlo, non come fosse “un vecchio film su possessioni demoniache pieno di cliché”, come sostiene la critica; bensì come un film che parla dell’importanza delle cose. Il ciclo della vita che coinvolge anche le cose materiali, gli oggetti. Le storie che racchiudono e si rinnovano grazie alle varie forme di riciclaggio.  Oggetti che crediamo di possedere ma molto spesso ci posseggono.

La storia parla di una coppia divorziata, con due figlie che devono dividere il proprio tempo vivendo un po’ dalla madre, un po’ dal padre. È proprio quando è il turno del padre che una delle due, durante una passeggiata in un mercatino delle pulci, viene attratta da una misteriosa scatola.

La storia è bene orchestrata. Nonostante sia un film sulla possessione, grazie al tocco per nulla invisibile del grande Sam Raimi, le scene non sono affatto banali. Alcune meritano davvero un riconoscimento.  

Come in tanti film del genere, è la prima parte che conquista di più lo spettatore. Questo perché è un crescendo di eventi ben tessuti e architettati in modo da rendere la storia sempre più credibile. Il finale può far storcere il naso a qualcuno, ma non è facile riuscire a mantenere costante lo stesso ritmo durante l’evoluzione della storia.

Per i miscredenti qualche curiosità riguardanti il film:

  • pare che l’attuale possessore della vera scatola si sia offerto di spedirla alla troupe durante le riprese. Nessuno ha accettato l’offerta;
  • durante le riprese, Il regista ha assistito all’esplosione di diverse lampade al neon;
  • cinque giorni dopo la fine delle riprese il magazzino che conteneva tutto il materiale di scena ha preso fuoco ed è stato raso al suolo. I vigili non hanno trovato la causa scatenante;
  • parti del film sono state girate in un ex istituto psichiatrico, il Riverview Hospital di Coquitlam, nella British Columbia.

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