È con grande attesa che aspettavo il terzo capitolo della serie cinematografica, nonché una delle mie preferite, intitolata ‘The Conjuring’. Per coloro i quali ancora non la conoscessero, questo è un invito a recuperare i capitoli precedenti e i numerosi spin-off in essa contenuti.
La trilogia si basa su casi documentati da due famosi demonologi e ricercatori del paranormale, Ed e Lorraine Warren, vissuti in America tra il 1926 e il 2019.
‘The Conjuring. Per ordine del diavolo’, al contrario dei primi due (‘L’evocazione’ del 2013 e ‘Il caso Enfield’ del 2016) girati da James Wan, vede dietro la macchina da presa Michael Chaves già noto per il suo primo lungometraggio ‘La Llorona’, spin-off sfortunato della stessa serie girato nel 2019.
Come già anticipato dal titolo, il film ricalca le vicende del processo ad Arne Johnson del 1981, in cui l’avvocato difensore espone alla corte suprema dello stato del Connecticut, presunte prove di una possessione demoniaca che ha creato nell’accusato una condizione di influenzamento psicologico e che lo ha portato al compimento del reato.
Il caso, meglio conosciuto come Demon Murder Trial (letteralmente: processo al demone assassino) fu descritto anche nel libro di Gerald Brittle ‘The devil in Connecticut’ e nel film del 1983 con Kevin Bacon ‘Ostaggio per il demonio’ diretto da William Hale (famoso per la serie televisiva ‘Kojak’ del 1973).
Durante il processo i coniugi Warren testimoniarono a favore dell’imputato dichiarando di aver constatato l’effettiva possessione.
Sono questi gli elementi che ci regalano le cinque parole magiche che distinguono un film dell’orrore dagli altri: “tratto da una storia vera”.
La scena si apre nella casa dei Glatzel durante l’esorcismo del piccolo David (Julian Hilliard, ‘Il colore venuto dallo spazio’ del 2019). Lorraine (interpretata da Vera Farmiga, ‘The departed’ del 2006) e Ed Warren (Patrick Wilson, ‘Insidious’ del 2011) con l’aiuto di padre Gordon (Steve Coulter) cercano con tutte le forze di cacciare via il demone ma senza alcun risultato.

Durante il rito Ed assiste al trasferimento del demone dal corpo del bambino a quello del fidanzato della sorella, Arne Johnson, ma restando gravemente ferito cade in coma.

Il lavoro del regista si distingue enormemente da quello prodotto nel 2019 con ‘La llorona’. La ricostruzione degli eventi è molto fedele alla storia documentata dai Warren. La scenografia, i costumi e le musiche (curate dal talentuoso e onnipresente Joseph Bishara) catapultano abilmente lo spettatore nel periodo.
Guardarlo rende impossibile non pensare al cult del 1973 di William Friedkin, ‘l’Esorcista’, al quale Chaves rende omaggio durante una delle scene iniziali, in cui arriva il taxi che trasporta il prete esorcista.
Il talento del duo Farmiga / Wilson, ormai una garanzia, rende più apprezzabile la prestazione dei personaggi secondari.
Probabilmente, a parlare, è la profonda ammirazione che nutro per l’opera unita all’aspettativa che ho coltivato fino ad oggi, ciò che mi fa giudicare questo sequel un prodotto non all’altezza dei primi due capitoli.
L’evoluzione della storia presenta dei tempi morti che portano lo spettatore a perdere la concentrazione. Nonostante tutto, Michael Chaves non è James Wan e le scene che dovrebbero trasmettere il maggior carico di tensione si spengono molto spesso come dei fuochi di paglia.
