‘Franciscus – Il folle che parlava agli uccelli‘. È questo il titolo che Simone Cristicchi ha scelto per raccontare il “suo” Francesco ‘Assisi con uno spettacolo musicale scritto assieme alla cantautrice Amara. La pièce, in cartellone dal’11 al 15 dicembre al Teatro Massimo di Cagliari e al Teatro Verdi di Sassari il 16, è presentata all’interno della Stagione 2024-2025 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in SardegnaSardegna. Abbiamo raggiunto telefonicamente l’autore per parlare della sua ultima fatica teatrale per poi recarci ad ascoltarla dal vivo al Massimo. Queste sono le nostre impressioni.

Da secoli “sorella musica” accompagna la narrazione sulla vita di Giovanni di Pietro di Bernardone, passato alla storia come Francesco d ‘Assisi. Decine di artisti hanno trovato ispirazione nella sua vicenda umana e spirituale e nel suo ‘Cantico delle Creature‘. Da Angelo Branduardi ai Baustelle, da Sergio Endrigo a Claudio Baglioni fino a ‘Forza Venite Gente’, il musical di Mario Castellaci del 1981 e alle opere dei compositori Alfred Schnittke, Olivier Messiaen’s e Sofija Gubajdulina.
Tuttavia il ‘Franciscus’ di Simone Cristicchi nasce da un percorso diverso. Nella musica e nella narrazione ha il suo fine ultimo ma è frutto di un’esperienza personale nei monasteri e negli eremi delle suore di clausura, un pellegrinaggio silenzioso attraverso il quale ha approfondito la conoscenza di una figura complessa e carismatica come quella di chi veniva chiamato “Poverello d’Assisi”.
Il cantautore romano, che da diversi anni alla canzone ha affiancato l’attività teatrale, non è più quello di ‘Prete’, brano dal forte sapore anticlericale del 2005, che venne censurato ed escluso dal disco ‘Fabbricante di canzoni’. Tante cose sono cambiate, “quella canzone nasceva da una mia esperienza personale”, ci dice, “io non sono più quello di allora e anche la Chiesa come istituzione, attraverso l’opera di distensione di Papa Francesco, non è più quella dell’epoca. Oggi ho ottimi rapporti, soprattutto epistolari, con le monache di clausura ma anche con il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e con Don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, un riavvicinamento frutto di incontri e rinnovata spiritualità. Ho anche una mia rubrica in prima pagina nel ‘L’Osservatore Romano’ che s’intitola ‘La buona notizia’ dove faccio opera di esegesi commentando il vangelo della domenica”.
Per raccontare San Francesco, Simone Cristicchi indossa i panni di Cencio, personaggio di fantasia, contemporaneo del santo che però soltanto nel nome ricorda la Cenciosa del musical ‘Forza venite gente’. “Questo narratore esterno, spiega Cristicchi, non fa apologia francescana ma è una sorta di bastian contrario che pone dubbi, critiche e domande” e mette il pubblico di fronte alle contraddizioni sul conto del “giullare di Dio” e sul suo percorso perennemente in bilico fra probità e pazzia. La sua è una cronaca che si basa sulle scritture, fonti indispensabili dove emergono i tratti caratteristici di San Francsco, “dalla compagnia e dal vivace rapporto con i confratelli passando chiaramente per la preghiera, per la necessità di isolarsi per rapportarsi pienamente con quello che egli chiamava il padrone, il Dominus e per l’esaltazione del valore del silenzio” che ricorda uno degli ultimi scritti del francescano conventuale sardo padre Michele Todde, del quale abbiamo parlato qualche tempo fa, che indicava la quiete come un luogo “ove resistere all’offensiva dei clamori, perché nel silenzio fecondo del deserto si trova Dio e se stessi”.

Simone Cristicchi sottolinea anche l’attualità del suo spettacolo, una pièce ambientata nel medioevo “che parla all’oggi”. Una storia moderna dove emergono i valori del pacifismo, di un ecologismo che vede il creato come opera divina e in quanto tale va salvaguardato, della solidarietà e del confronto col diverso. “Quella di San Francesco è la storia di un rivoluzionario, di un ribelle che all’epoca rischiava di finire sul rogo e il suo movimento poteva essere perseguitato alla stregua di quello cataro o valdese. La sua è stata l’eresia fortunata di un folle che attraverso il clamoroso gesto della spogliazione lasciò tutto per vivere in povertà e dedicare la sua vita al prossimo e al creato. Senza dimenticare, aggiunge l’autore, l’incontro col sultano ayyubide al-Malik al-Kamil che ci richiama all’importanza del dialogo fra credi e ideali diversi. Nei francescani, fra l’altro, ho riscontrato molte similitudini con la mistica dei sufi e dei dervisci.”
Alla nostra domanda sul valore attuale della “perfetta letizia” che Francesco d’Assisi indicò a frate Leone sulla strada che da Perugia conduceva a Santa Maria degli Angeli Simone Cristicchi ha replicato “che il senso di tutto è raccolto nell’ultima canzone dello spettacolo, ‘L Infinito’, un brano che parla della responsabilità del singolo, di quanto può fare una persona per porre un punto fermo in mezzo alla tempesta dei nostri giorni, di come vivere la nostra attualità fatta di inquietudini. Viviamo sull’orlo dell’abisso in un mondo dilaniato da guerre e catastrofi dove la pace si può costruire soltanto nella quotidianità“. La stessa pace che Francesco d’Assisi raccomandava, prima ancora di annunziarla con la bocca, di avere nel cuore.
Nello spettacolo di Simone Cristicchi c’è la follia, ma non nel senso moderno di pazzia o schizofrenia, si potrebbe dire una follia erasmiana; c’è l’eresia, che non va contro l’ordine costituito ma con esso avvia un dialogo; ci sono le lacrime e la gioia del vivere e soprattutto c’è un invito alla riflessione sull’umanità e sul mondo, sul suo percorso nel quotidiano annaspare e sulla direzione che sta prendendo. In un’ora e mezza il suo autore, nel duplice ruolo di Cencio e Simone, riesce a catturare pienamente l’attenzione della platea, che fra un sospiro e una stilla di pianto, alla fine,non può far altro che tributargli uno scrosciante e sincero applauso, lieta di aver conosciuto un Francesco D’Assisi diverso, dove emerge più l’umanità che la santità, motivo per il quale, forse, a distanza di tantissimi secoli, la sua figura non cessa di affascinare uomini e donne, in ogni angolo di quella “nostra sorella madre terra, la quale ci sostiene e ci governa”. “La voce potente di Francesco d’Assisi, scrive Cristicchi alla fine del suo libro che a fine spettacolo è andato letteralmente a ruba, ci invita a rialzare la testa, invertire la rotta e cominciare di nuovo il viaggio…”
©Tutte le foto sono di Giorgio Amendola