Non è così facile ormai trovare percorsi artistici ventennali che hanno saputo dimostrare nel tempo capacità di evoluzione, trasformazione, dimostrazione di qualità e professionalità.
Non è facile ma, credetemi, una volta trovati, è appagante studiarli, seguirli, poterne discutere.
Ed è quindi un molto interessante ripercorrere la carriera musicale di Alessandra Gismondi, iniziata nella seconda parte degli anni ’90 con i ‘(P)itch‘, band alternative che aveva saputo creare una propria riconoscibile identità, collaborando attivamente con Manuel Agnelli degli Afterhours (sua la firma su ‘Lasciami leccare l’adrenalina’), poi scioltisi e riformatisi nella seconda metà del decennio successivo.
Nel corso degli anni quindi Alessandra decide di virare su sonorità completamente diverse, abbandonando totalmente la lingua italiana, imbracciando più synth e meno chitarra, basso e batteria, sdoppiando la sua vena espressiva (insieme a Luca Bandini) in due principali progetti: Schonwald e, successivamente, Shad Shadows, dai connotati maggiormente dark, electro, generi che vengono citati solo per aiutare a dare dei contorni maggiormente comunicabili ma che non devono essere visti come gabbie per l’ascoltatore che si approccia all’ascolto.
La prima release degli Schonwald risale ormai al 2009, ‘Amplified Nature’, dove ritmi sincopati, riff glaciali ed urticanti, erano i pilastri di un ottimo album, in un periodo in cui la scena italiana alternative stava già andando a costituire quell’ammasso banale di pop chiamato erroneamente ‘indie’ i cui risultati sono stati poi evidenti dal 2015 in poi.
Da lì la linea evolutiva è proseguita fino ad arrivare ad ‘Abstraction’, in cui spiccano atmosfere maggiormente decadenti, rallentate ed oscure, balsamo per noi ‘notturni’ che amiamo sognare e non solo affrontare la realtà pragmaticamente e senza sosta alcuna.
‘Abstraction’ si compone quindi di dieci tracce, per circa 40 minuti, durata perfetta per un album da ascoltare interamente, senza skip preferenziali, e che presenta una equilibrata omogeneità, nessun momento di caduta ed una costruzione molto intelligente di attacco, corpo, chiusura.
Si parte infatti da ‘Desert’ che, come intro strumentale ci porta poi a ‘No return’ per poi proseguire lungo il viaggio. Molto apprezzata ‘Fall apart’, ballabilissima e molto radiofonica, ‘Echo’s Dream’ invece assolutamente più oscura, ‘Passion of Lover’ e la chiusura con ‘Violet’ e ‘Fire Fire’.
Insieme a ‘Toxic Behaviours’, a nome Shad Shadows, sempre 2020, a testimoniare la generosa vena artistica del duo ravennate, possiamo annoverare ‘Abstraction’ tra le migliori release di quest’anno.
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