La delicatezza di un gesto, di un tratto curvilineo o segmentato, inonda le pareti del MAN_museo d’arte Provincia di Nuoro. Linee, forme geometriche e filetti tipografici danzano liberamente e trovano il loro spazio, come note, all’interno di composizioni. Il tutto è frutto della mente di Giovanni Pintori, graphic designer nato a Tresnuraghes (Oristano) a cui il museo nuorese dedica oggi la mostra “Giovanni Pintori. Pubblicità come arte (1912 – 1999)”, visitabile fino al 15 giugno, a cura di Chiara Gatti e Nicoletta Ossanna Cavadini con un progetto integrato con m.a.x. museo di Chiasso.
A soli 18 anni, nel 1930, Pintori lascia la Sardegna grazie ad una borsa di studio che gli consente di frequentare il corso di grafica pubblicitaria presso l’Isia di Monza. Subito dopo il diploma viene chiamato per lavorare in una delle aziende rivoluzionare per antonomasia, la Olivetti, dove l’estro creativo, la sensibilità visiva e la “poetica delle metafore”, intrinseche nell’animo di Pintori, pongono le basi per una carriera artistica e professionale che lascerà un segno indelebile nella storia della grafica pubblicitaria. il poeta e scrittore italiano Libero Bigiaretti nel 1967 scrive: “Pintori forse è nato con un pezzo di matita in mano (…). Ad ogni modo quand’era bambino a Nuoro, negli anni della Prima Guerra Mondiale (..) scoperse il giuoco meraviglioso del disegno. Il disegno diventò il suo modo di prendere conoscenza del mondo ancora primitivo che lo circondava”.
Ed è proprio nel primitivismo, nelle forme semplici e nell’armonia della naturalezza di un gesto (come lo scrivere a macchina) che Pintori crea una vera e propria identità artistica e comunicativa. Non è difficile immaginarsi, in quegli anni, una Sardegna che risulta stretta, opprimente per un immaginario estroso come quello di Giovanni Pintori. Ma come scrive Piero Dorfles all’interno del libro “Il lavoro del lettore”, è proprio nei meandri dell’isola che prende forma l’idea matura, custodita dalle scogliere e protetta dal mare, un’idea che avuto il tempo di perfezionarsi, figlia di un ritmo lento, della pazienza. Un’idea che conosce i confini e che se tocca il continente non rischia di perdersi.
L’idea di Giovanni Pintori fu chiara fin dai primi lavori realizzati per l’Azienda, con Pintori l’Olivetti assume un nuovo immaginario, un nuovo linguaggio che si traduce con mani che accarezzano tasti, fiori che sbocciano tra pallottolieri e calamai diventati vasi, contenenti rose, così da sottolineare il superamento di una metodica di scrittura ormai superflua.
La poliedricità di Pintori non si ferma solamente alla creazione di manifesti pubblicitari ma, tra le pareti del MAN, si ritagliano il proprio spazio le foto d’archivio che danno luce ai numerosi allestimenti espositivi e installazioni pensate dall’artista negli anni di attività presso l’Olivetti. Ciò che cattura l’occhio è la modernità in termini progettuali con i quali Pintori traduce il concetto di vendita-prodotto, spesso l’oggetto è assente, ma percepito. L’artista ripone fiducia nel cliente, il pubblico non solo è affascinato dalle caratteristiche tecniche della macchina ma dalla poesia con le quali vengono raccontate. Pintori crea un linguaggio universale, capace non solo di coinvolgere il pubblico, ma di stupirlo.