Il giovane artista veneziano in strada realizza lavori con uno stile ricercato e ispirato a mondi in apparenza inconciliabili: dal tatuaggio old school alle ceramiche greche, passando per Modigliani e Soutine.
di Giacomo Pisano
Vive nella nebbiosa Venezia questo artista il cui tratto è così peculiare da renderlo riconoscibile nel panorama della street art nazionale e non solo. Paolo Secchi, un cognome che tradisce lontane origini sarde, è riuscito a creare uno stile che in mano a un saggio esperto di marketing sarebbe già un brand affermato. Lontano invece dai luccichii commerciali preferisce esprimere se stesso in strada, sul modello di celebri esempi come Basquiat e Haring. In lui infatti c’è uno spirito da vecchia scuola che richiama anche il mondo del tatuaggio old school e che mescola i linguaggi artistici creando qualcosa di originale e unico. Non solo l’impatto visuale della street art delle origini ma una vera ricerca artistica, le cui scelte cromatiche ricordano anche la tradizione dei vasi greci a figure nere, argomento sconosciuto ai più ma di grande fascino e peso storico/sociale. Il mondo greco affidava infatti a questa produzione ceramica i suoi miti e le sue storie con eleganza e raffinata perizia.
Nelle opere di Paolo Secchi ritroviamo questa eleganza del tratto. Il messaggio visivo è diretto e improntato ad un forte primitivismo con figure nette che si stagliano dagli sfondi lasciando ad accorgimenti grafici e forme curve e ondulate l’idea di movimento e dinamismo. Come le pitture parietali rupestri della preistoria, l’artista si appropria del concetto alla base dell’arte, valido oggi come allora, ovvero la comunicazione. Senza una comunità di riferimento, senza un pubblico il messaggio artistico diventerebbe solo mero esercizio tecnico e stilistico.
Tanti animali, ma anche ibridi umani-animali che ricordano ancora una volta i miti greci, ritratti, oggetti e forme astratte prendono agilmente posto in composizioni in cui l’alternanza di pieni e vuoti e la scelta del color block mostrano grande capacità di gestione delle superfici e un’ottima visione d’insieme. Un artista misurato e maturo, nonostante la giovane età, una rivelazione di cromie forti e decise nelle fitte brume della Serenissima così care al romantico Turner.
Gli abbiamo rivolto qualche domanda per conoscerlo meglio.
Venezia ha una scena street attiva?
Venezia negli ultimi anni dal quel che ho visto non è più attiva, per quanto riguarda la street art, anzi direi il contrario. Ogni tanto si vede qualcosina di nuovo che spunta ma per lo più penso che siano artisti/passanti che si fanno un giro per Venezia e lasciano traccia del loro passaggio.
Ci sono altre influenze culturali, anche non strettamente legate all’arte, che senti abbiano ispirato il tuo lavoro?
Sono sempre stato affascinato da simboli ed esoterismo. Mi hanno ispirato molto Modigliani e soprattutto Soutine, con le sue linee mosse deformate molto espressive, ed é quello a cui miro come punto di forza dei miei lavori. Anche la musica ha influito parecchio sul mio modo di essere e di dipingere. Ho sempre ascoltato tanta musica in particolare punk o generi come la new wave, darkwave, shoegaze che negli ultimi anni mi hanno stimolato molto con il loro clima cupo ed emotivamente potente. Sono sempre stato attratto dallo scenario cupo e oscuro.
La street art è sempre più legata al mondo delle gallerie. Cosa pensi della musealizzazione di questa forma d’arte?
Penso che sia un modo come un altro di avere visibilità e fare si che i propri lavori girino il più possibile. Bisogna, se si ha la possibilità, sfruttare qualsiasi occasione/canale per valorizzare la propria arte in modo che non rimanga nell’ombra.
Stai lavorando a qualche progetto specifico attualmente?
Per ora sto cercando di concentrarmi sui tatuaggi e riuscire a trasportare/fondere il mio stile di pittura con quello del tatuaggio. Il mestiere del tatuatore penso possa essere il mestiere giusto per me per continuare in questo modo a fare entrambe le cose. Sicuramente vorrei continuare a dipingere e migliorare sempre di più tecnicamente anche se spesso come tutti gli artisti arriva quel momento dove un blocco ti impedisce di produrre e fare cose che non siano ripetitive. A volte può essere utile anche fermarsi e mettersi a riguardare lavori vecchi che si sono fatti negli anni per ritrovare uno spunto.