Secondo un sondaggio di Fashion Revolution, movimento nato nel 2013 dopo la tragedia del Rana Plaza in Bangladesh per sensibilizzare la comunità globale verso un approccio etico alla moda, la maggior parte delle persone pensa che la moda sostenibile sia un modo di spendere molto per acquistare marchi sostenibili o collezioni del fast fashion che presentino sempre quest’accezione nella descrizione. In casi più estremi di disinformazione si pensa che sia sufficente indossare capi con tessuti organici che richiamino i colori della terra. Quello che realmente significa è più complesso e riguarda la volontà di cambiare radicalmente la filiera, a partire dal rispetto del lavoratore oltre che dall’utilizzo di materiali non nocivi per l’ambiente. Nel nostro piccolo, se non abbiamo nessuna intenzione di lavorare nel settore, potremo vivere in modo sostenibile anche attraverso la scelta di ciò che indossiamo, come abbiamo raccontato qui.
Le ragioni sociali
Esploriamo ancora questo argomento per approfondire la parte legata all’acquisto dell’usato e per consolidare l’opinione troppo poco comune che la pratica di indossare seconda mano (chiamato tecnicamente preloved clothing) non è sempre legata alla necessità di spendere meno. Potrebbe agevolare un progresso reale troppo lento rispetto alla velocità con cui avviene il cambiamento climatico e la crescente ingiustizia sociale, ma nel contempo l’informazione sull’esistenza di un’economia diversa apre gli occhi sui bisogni primari dell’umanità. L’inclusività passa anche attraverso la condivisione di uno scopo comune, che sia funzionale, ludico o etico, ci avvicina tutti: la scelta di un abito ha in sé una potenziale forza di rivoluzione sociale oltre che ambientale.
La scelta a Cagliari: Seconda Chance, Guardaroba popolare e Il Mercatino
Non troppo recentemente, da un’idea di Andrea Cavallini e Hana Richterova nasce Seconda Chance. Il negozio si occupa di abbigliamento e accessori di tutte le epoche, compresa la nostra, dove il principio è la divulgazione a un prezzo fisso per qualsiasi merceologia: dal capospalla alla cravatta tutto è acquistabile a euro 3,50. Seconda Chance si trova in via Anglona a Cagliari e a breve aprirà un’altra sede a Quartucciu in via delle Ferre applicando lo stesso format ispirato alle origini di Hana, Repubblica Ceca, dove realtà di questo tipo sono ormai sdoganate. Il Guardaroba Popolare di via Argentiera gestito da Potere al Popolo, dona l’usato, senza nessun costo di acquisto. Comprendere o credere a parole come inclusività e sostenibilità diventa impossibile se non ci si rende conto che il vestirsi, nella nostra articolata stratificazione sociale sempre più impoverita da politiche che tendono a lasciare soli gli ultimi, riguarda letteralmente il coprirsi.
A Cagliari e in Sardegna esistono diverse realtà che si occupano di usato da molti più anni di quelli che possiamo immaginare: il Mercatino Franchising è una delle prime, creato con quella volontà di spendere meno e riutilizzare invece che smaltire. Espone una selezione di arredo, abbigliamento e accessori in conto vendita e applica lo stesso procedimento di tutte le piattaforme online: se vendi ricevi il pagamento.
Seconda mano on line
L’App più popolare ultimamente dove poter scegliere o addirittura barattare il proprio usato è Vinted, scaricabile gratuitamente sul proprio smartphone, senza percentuali o tasse d’iscrizione.
Il concetto non è nuovo, il modo di approcciarsi in larga scala probabilmente si. Oltre all’etica subentra una necessità economica sempre più diffusa, nell’uso comune vengono chiamati working poors: chi lavora ma non guadagna abbastanza per vivere (praticamente la maggior parte della popolazione mondiale) e iniziative d’ informazione e azione, per esempio con le realtà appena citate, riguardo a un cambiamento radicale, si stanno intensificando anche per questo motivo. Insostenibile del resto è quello che sta succedendo, ossia l’altra faccia della medaglia ora palpabile.
La scelta di come e dove cambia a seconda dell’epoca che attraversiamo, dipende dalla variabile economica, dal tempo a disposizione, dalla volontà o dalla curiosità, dalla passione o dal senso civico. In ogni caso regalare, barattare o comprare capi già in circolazione e dismessi nel giro di una sola stagione, ci rende oggi inaspettatamente militanti.
(nella foto in evidenza, il negozio Seconda Chanche a Cagliari)