Premessa
Non tutti coloro che ne soffrono ne conoscono il nome. La katsaridaphobia, conosciuta più comunemente come paura degli scarafaggi, occupa il 56esimo posto della lista delle cento paure più diffuse (fonte ‘fearof.net’). Non stiamo parlando dei piccoli scarafaggi di campagna ma di quelli ben più grandi di città che a volte non hanno nulla da invidiare a quelli che vivono nelle foreste equatoriali. Se vogliamo fare i pignoli non è ‘lo scarafaggio’ il soggetto che ci fa ribrezzo o meglio non è quello a cui ci riferiamo. In realtà parliamo della blatta. Lo scarafaggio ha il corpo più tozzo, le zampe meno lunghe e agili ed è completamente nero; al contrario la blatta è marrone, zampe lunghe e agilissime, con una dotazione di ventose che le consente di arrivare ovunque e, come se non bastasse, molto più prolifica del cugino scarafaggio (depone più del doppio delle uova). Ma non è finita, diversi studi dimostrano che queste simpatiche e piacevoli creature sono capaci di sopravvivere un mese senza cibo e acqua e ben due settimane senza testa! A questo punto vi vedo già col dito sopra il pulsante rosso che rilascia le armi nucleari ma aspettate a premerlo. Sono stati trovati campioni di blatte perfettamente in salute a meno di novanta metri dal luogo in cui è stata sganciata la bomba atomica ad Hiroshima.
Mi piace pensare che sia stato uno di questi interessanti aspetti a convincere l’allora trentatreenne Guillermo del Toro a lavorare alla trasposizione cinematografica del racconto breve di Donald A. Wollheim ‘Mimic’ del 1942.
Il film uscito nel 1997 racconta di un pericoloso virus (‘il morbo di Strickler’s’) trasmesso dalle blatte, che attacca e uccide i bambini della città di New York. L’entomologa Susan Tyler, interpretata da Mira Sorvino (‘La dea dell’amore’ del 1995) trova la soluzione al problema manipolando i geni di una mantide e una termite creando una nuova specie di blatta, battezzata Judas. Il nome la dice tutta. La sua particolarità è quella di attirare le blatte comuni emettendo una particolare secrezione che, una volta venute a contatto, ne velocizza il naturale metabolismo portandole alla morte. Judas viene introdotto nel sistema fognario della città e nel giro di tre anni la malattia viene debellata.
Quindi blatte e manipolazione genetica, alzi la mano chi si aspetta un lieto fine.
Ovviamente qualcosa è andato storto, perché non solo le nuove blatte modificate non sono sterili e non muoiono come previsto, ma iniziano a crescere di dimensione raggiungendo la stazza di un uomo adulto. Ma non è finita; come visto in alcune specie di insetti, riescono a mutare parte del proprio corpo per mimare il predatore che sta in cima alla catena alimentare, l’uomo. Un esempio lampante sono gli occhi del gufo riprodotti alla perfezione nelle ali di alcuni tipi di falene. Riassumendo, la città di New York è invasa da blatte dalla stazza di un playmaker dell’NBA, che riescono a muoversi indisturbate anche in superficie perché capaci di mimetizzarsi.
Le musiche di Marco Beltrami sono perfette per le atmosfere lugubri e purulente ambientate nelle fogne. Le riprese, girate con poca luce, riescono a compensare la mancanza di dettagli nelle scene in cui compaiono le creature. Gli effetti speciali non sono il punto di forza del film e, anche se parliamo del 1997, mi sarei aspettato qualcosa di più dal genio di Rob Bottin (‘La Cosa’, ‘Robocop’, ‘Il trono di spade’).
Nel cast, oltre alla Sorvino, appaiono Jeremy Northam (‘Amistad’ 1997), Josh Brolin (tra le interpretazioni più famose, Brand Walsh, il fratello maggiore dei Goonies, e Thanos, rivale per eccellenza degli Avengers) e Giancarlo Giannini che non necessita di presentazioni.
Il prodotto finale, seconda opera del regista, non esprime tutto il suo potenziale. Le cause non sono però da imputare a Del Toro, che dichiara di soffrire ancora ripensando al lavoro svolto (per maggiori dettagli rimando alle curiosità). Ne consiglio tuttavia la visione sia ai masochisti katsaridaphobici, sia a coloro che amano il filone horror che vede come protagonisti animali assassini.
In seguito, sono stati prodotti da registi diversi, solo per il mercato dell’home video, due sequel (‘Mimic 2’ nel 2001 e ‘Mimic 3. The sentinel’ nel 2003). Nessuno è però all’altezza del primo.
Le curiosità
In origine il progetto era quello di girare un corto della durata di trenta minuti da affiancare ad altri tre lavori.
Il film è ambientato nella città di New York ma per abbattere i costi di produzione, è stato girato nella città di Toronto (Canada) considerata molto simile come ambientazioni.
Durante alcune riprese in Messico venne sequestrato il padre di Guillermo, Federico del Toro. Venne rilasciato solo dopo 72 giorni di negoziazioni e grazie all’aiuto dell’amico regista James Cameron.
I fratelli Weinstein, proprietari della Miramax, la casa di produzione del film, imposero diverse modifiche al copione originale tra cui l’inserimento di scene non previste, girate da registi non accreditati. Del Toro riuscì a rientrare in possesso del materiale originale della pellicola solo nel 2011. Con una serie di tagli e cuciture riesce ad adattare la versione del 1997 ad una versione più simile a quella che avrebbe voluto girare in origine (‘Mimic – Director’s cut’).