Il primo fu Giacomo Leopardi, che nel rimembrare il dolore passato scrisse di una certa dolcezza insita nel ricordo stesso, nella capacità di smussare spigoli un tempo taglienti e osservarli da una nuova prospettiva. L’arte e la moda aderiscono perfettamente a questo meccanismo mentale, facendo del citazionismo una sorta di gioco che è anche solida roccia su cui appoggiare opinioni e concetti contemporanei, veicolando un immaginario fatto di mood trascorsi, fantasie ageé, tagli vistosamente retrò. Ciò che ieri era obsoleto assurge a cool in un ciclo e riciclo costante. Assistiamo così sulle passerelle ad un continuo revival, che di fatto revival non è, perché non si tratta di costumi e rivisitazioni ma di reinterpretazioni di capi, tessuti, accessori appartenenti ad altre epoche letti in chiave moderna.
Tra il 15 e il 19 gennaio si è svolta la Milano Fashion Week – men’s collection: trentanove brand hanno mostrato la loro idea di uomo per l’anno che verrà. Abbiamo osservato un po’ tutti i nomi presenti e ne abbiamo scelto alcuni perché rappresentativi di un sentimento condiviso. Due sono le tendenze principali comuni a quasi tutti i designer.
La prima è quella che attinge sia dal repertorio maschile che femminile per ottenere un’alchemica chimera. La seconda è l’invasione del guardaroba sportivo in quello di tutti i giorni. Trasversale, per entrambe le tendenze, è la parola chiave delle collezioni di quest’anno: leisurewear e cioè tempo libero, per vestire giornate scandite da ben pochi eventi in presenza e dalla socialità limitata all’insegna del comfort ma con un certo stile. Scelte che sembrano dettate dai ritmi obbligatoriamente lenti delle nostre vite sotto minaccia del Covid-19.
Dalla morbidezza delle forme tipiche del guardaroba delle donne vengono ricavati perfetti completi da uomo di taglio sartoriale, ad esempio nella collezione di Fendi. I pantaloni perdono la durezza delle cuciture jeans per alleggerirsi ed essere più soffici sulla gamba. Le camicie si animano di fantasie unisex e sono arricchite spesso da dettagli in eco pelliccia, rouges, o punti luce. Gli accessori scardinano definitivamente la rigidità binaria della distinzione tra i sessi con una profusione di spille, borse, cappelli, sciarpe e colli adatti sia al pubblico maschile che femminile. Anche la maglieria, grande protagonista di questa sfilata, cade morbida e drappeggiata.
Ancora una volta lo street style si affaccia all’alta moda come nella collezione di Danilo Paura: capi over size, lunghezze stravolte, bomber. Il bomber torna anche nella collezione Prada affiancato da pantaloni skinny e tutine in maglia dal sapore anni ’70 che sarebbero piaciute a David Bowie.
Interessante il lavoro di Miguel Vieira: cinghie e harness in pelle su completi da uomo dai tagli classici e lineari trasformati dall’uso di materiali lucidi, paillettes e inserti in peluche per una finitura all’insegna del lusso. Se non c’è niente di così nuovo facciamo almeno in modo che splenda.
Urgente appare la contaminazione tra il guardaroba sportivo e quello elegante: I trench classici si tagliano a laser, si utilizzano tessuti ipertecnologici frutto di ricerca continua sul campo, all’insegna della vestibilità, della performance ma anche di una forma innovativa e sofisticata. Questa idea è evidente nella collezione della maison Versace che, coerentemente con le caratteristiche del suo marchio, ama comporre i colori e le linee rinverdendo i fasti degli anni ’90 in un moto che ci appare ormai perpetuo.
Numero00 ci mostra modelli tecnici che spaziano dalla mantella poncho a felpe e tshirt declinate in più colori, privilegiando la praticità dei capi alle linee complicate. Anche la sera, fuori dalle piste innevate in cui è ambientata la sfilata, è all’insegna della vestibilità morbida. Ancora calzettoni e ciabatte a corredare completi da uomo che non avrebbero ulteriore bisogno di essere resi meno formali di come appaiono. Les Hommes non si discosta troppo dal suo stile all black, con poche incursioni nel colore. Zip, tasche, cinghie in pelle e una generale atmosfera retrò pervadono la collezione. Innovative tecniche di maglieria, linee decise, molti dettagli armonizzati dalla quasi totale monocromia. Colori decisi e materiali tecnici abbinati alla maglieria anche per A Cold Wall. Tanto bianco, viola e sfumature di blu e grigio nei trench, nei blazer e nei cappotti. I bomber in toni di argento e malva si lasciano indossare facilmente: uno stile decisamente urbano caratterizzato da una eleganza sobria e discreta.
Tra i tanti marchi che hanno partecipato all’evento abbiamo notato anche un generale e forte richiamo agli anni’80, presente sia nei modelli dei big di categoria che nei brand più giovani. Magliano Forever guarda a quegli anni con pantaloni a vita alta e cinte morbide, giacche oversize e bandane. Jeda gioca la carta dell’over size con cappotti e giacche lunghi e dalle spalle ampie e morbide, colori sobri, tanta maglieria dalle sfumature neutre, scarpe sportive e pantaloni scampanati al polpaccio. La combo ambientazioni western e design anni ’80 se negli shooting può funzionare in passerella risulta per noi una visione troppo confusa. Anche Childen of the Discordance ci riporta indietro agli anni ’80, ma con linee e colori più raffinati e un marcato gusto per le stampe. Interessanti accostamenti di colore come nel migliore Missoni, disegni cashmere e grafiche etniche sono armonizzate e bene equilibrate tra loro. Pantaloni e gilet patchwork forse si spingono fino allo spirito degli anni ’70 abbinati alle camicie in pluricromia.
In un caleidoscopio di colori e negazioni cromatiche il mondo della moda prosegue nonostante i limiti e i danni che a questa compagine ha causato l’epidemia di Covid-19. Confindustria Moda ha dichiarato un fatturato in calo del 30% rispetto allo scorso anno e un serio problema per le piccole e medie imprese manifatturiere che rendono il made in Italy famoso in tutto il mondo. Questa crisi però non scalfisce il fatto che la moda sia comunque una delle voci più imponenti del PIL italiano, grazie anche a investimenti sulle nuove generazioni di creativi che con rinnovato entusiasmo portano avanti qualità e design.
E nonostante questo calo il settore moda sembra ancora un deciso successo se confrontato con i tanti in crisi nel nostro paese (ricerca, scuola, università, industria).
Forse dovremmo appellarci agli stilisti per creare una collezione di giubbotti di salvataggio.
Peraltro, Leopardi dedicò un’intera Operetta morale alla moda, la cui personificazione, nel dialogare con la Morte, asserì:
“Benché sia contrario alla costumatezza, e in Francia non si usi di parlare per essere uditi, pure perché siamo sorelle, e tra noi possiamo fare senza troppi rispetti, parlerò come tu vuoi. Dico che la nostra natura e usanza comune è di rinnovare continuamente il mondo, ma tu fino da principio ti gittasti alle persone e al sangue; io mi contento per lo più delle barbe, dei capelli, degli abiti, delle masserizie, dei palazzi e di cose tali. Ben è vero che io non sono però mancata e non manco di fare parecchi giuochi da paragonare ai tuoi, come verbigrazia sforacchiare quando orecchi, quando labbra e nasi, e stracciarli colle bazzecole che io v’appicco per li fori; abbruciacchiare le carni degli uomini con istampe roventi che io fo che essi v’improntino per bellezza; sformare le teste dei bambini con fasciature e altri ingegni, mettendo per costume che tutti gli uomini del paese abbiano a portare il capo di una figura, come ho fatto in America e in Asia;1 storpiare la gente colle calzature snelle; chiuderle il fiato e fare che gli occhi le scoppino dalla strettura dei bustini; e cento altre cose di questo andare. Anzi generalmente parlando, io persuado e costringo tutti gli uomini gentili a sopportare ogni giorno mille fatiche e mille disagi, e spesso dolori e strazi, e qualcuno a morire gloriosamente, per l’amore che mi portano. Io non vo’ dire nulla dei mali di capo, delle infreddature, delle flussioni di ogni sorta, delle febbri quotidiane, terzane, quartane, che gli uomini si guadagnano per ubbidirmi, consentendo di tremare dal freddo o affogare dal caldo secondo che io voglio, difendersi le spalle coi panni lani e il petto con quei di tela, e fare di ogni cosa a mio modo ancorché sia con loro danno”
Insomma, a parte la forbitezza dello stile, gli stessi discorsi che sentiamo quando facciamo la fila alle Poste…
luca
PS: tanti complimenti e auguri per la bellissima iniziativa editoriale
Grazie caro Luca, e grazie per questa bellissima citazione. Un abbraccio!
Grazie Luca per questo bellissimo commento. In termini più poveri di poesia diremmo “se bello vuoi apparire un po’ devi soffrire” ma certamente il discorso potrebbe ampliarsi all’infinito.