Si è conclusa ieri la tre giorni del Pazza Idea Festival organizzato dall’associazione Luna Scarlatta. La rassegna culturale, che in questa edizione ha festeggiato dieci anni di attività, ha allestito, come di consueto, un ricco programma di incontri, reading, proiezioni e workshop che hanno trattato i temi della contemporaneità attraverso la letteratura, la filosofia, l’arte e le scienze sociali, unite dallo “Sguardo Altro” – filo conduttore del decennale – ovvero la ricerca di chiavi di lettura e soluzioni alternative per affrontare le problematiche e capire i meccanismi di un mondo in rapida trasformazione. Ampio spazio è stato dedicato anche alla musica applicata alle lettere, avendo come ospiti due mostri sacri dell’underground italiano targato “Novanta”: Mauro Ermanno Giovanardi, cantautore e storica voce dei La Crus e Omar Pedrini, leader dei Timoria, una delle più importanti band affermatesi in quella decade.

Sono come mi vedi. Incontro con Mauro Ermanno Giovanardi. Sabato 27 Novembre
Giovanardi, accompagnato dal chitarrista Marco Cosma Vignera Carusino, ha proposto un live minimale, quasi in controtendenza agli elaborati arrangiamenti elettronici dei La Crus, alternando le canzoni con la recitazione di alcuni versi e con gli interventi di Luca Zoccheddu, con il quale ha ripercorso la sua lunga carriera, cominciata negli anni Ottanta con i Carnivals of Fools. Nell’incontro, dal titolo “Sono come mi vedi”, il cantautore monzese si racconta senza veli, partendo dagli albori della sua storia artistica che passa per l’incontro con Nick Cave, la passione per Tenco, i tributi ai Velvet Underground e ai Joy Division e la creazione della Vox Pop, etichetta discografica indipendente costruita assieme a Manuel Agnelli, Giacomo Spazio, Carlo Albertoli e Paolo Mauri, che in circa un decennio ha prodotto i dischi di band del calibro di Afterhours, Mau Mau, Ritmo Tribale, Prozac +, Persiana Jones, Casino Royale, Africa United, Sottotono ecc.

Il racconto lascia spazio alla musica e visto che quest’anno ricorre anche il ventennale di ‘Crocevia’, disco tributo alla musica italiana, il concerto comincia con il pathos di ‘Ricordare’, brano di Ennio Morricone estratto dalla colonna sonora di ‘Una Pura Formalità’ di Giuseppe Tornatore, e prosegue con ‘Estate’ di Bruno Martino, ‘Pensiero Stupendo’ di Patty Pravo, le celeberrime ‘Via Con Me’ di Paolo Conte e ‘E penso a te’ di Battisti e ancora con ‘Ho Visto Nina Volare’ di Fabrizio De André.
Arriva così il tempo degli esordi dei La Crus, con un’ intensa ‘Nera Signora’ e il tributo a Piero Ciampi, anticipato dai versi di Cesare Pavese di ‘Anche tu sei collina’, che fanno da overture a ‘Il Vino’. E ancora: il primo disco solista, ‘Cuore a Nudo’, del 2007, la partecipazione al Festival di San Remo del 2011, la Targa Tenco come miglior album nel 2015 – la quarta della sua carriera – per ‘Il Mio Stile’, la fine della band e i difficili rapporti con Cesare Malfatti.
Un excursus che si proietta al futuro prossimo del 2022. “Il disaccordo con Cesare – dice Giovanardi – crea dei problemi come in passato” e questo in qualche modo ostacola l’uscita di un album di inediti dei La Crus. Ma in cantiere c’è anche un disco da solista che si avvale della collaborazione con Francesco Bianconi, Colapesce e Keope.
Le parole lasciano nuovamente spazio alla musica con il compiaciuto ricordo sanremese di ‘Io Confesso’, ‘Nel Centro di Milano’, ‘Eppur Non Basta’, pregiato brano di Marco Parente del 1997, e ‘Sono Come Mi Vedi’.
Il finale è affidato a due brani presi da ‘La Mia Generazione’ del 2017,con il quale Giovanardi ha voluto tributare il decennio d’oro della musica alternativa italiana, quello dei Novanta, omaggiando i Bluvertigo con Cieli Neri e i Marlene Kuntz con Lieve. E al pubblico è piaciuto, “è piaciuto di più”.

Omar Pedrini. On The Road – La Strada da Pavese all’America. Domenica 28 Novembre
A Omar Pedrini, introdotto da Pierluigi Vaccaneo e accompagnato dal chitarrista Simone Zini, è spettato il compito di chiudere la decima edizione di Pazza Idea. Ma per raccontare l’anima rock di Cesare Pavese, andando oltre la biografia classica e il suo intimismo, e scandagliare il suo lato vitale e non solo quello malinconico, l’ex front man dei Timoria, si è avvalso della collaborazione del talentuoso attore Gipeto e della voce di Davide Apollo dei Precious Time, tribute band ufficiale della band bresciana.

Pedrini ha illustrato così il cammino percorso alla riscoperta di Pavese, trovando energie fino ad allora sconosciute e un autore per certi versi inedito – che in qualche modo riaffiora nei testi delle sue canzoni- e ritrovando la sua America, eterna terra promessa, alla pari di quella dello scrittore piemontese, dove emerge soprattutto il tema del viaggio immaginario, come era già successo con Herman Hesse, altro storico punto di riferimento della sua discografia.
Un viaggio che profuma di Nebbiolo, che unisce la vocazione vitivinicola della Francia Corta a quella delle Langhe e che somiglia tanto al percorso di Joe, figura cardine del concept album ‘Viaggio Senza Vento’ – senza ombra di dubbio l’apice della produzione dei Timoria e uno dei dischi più rappresentativi del rock italiano degli anni Novanta – che ricorda molto la figura di Anguilla, il trovatello protagonista di ‘La Luna e i Falò’. Un viaggio interiore, col rammarico di non poterla andare a vedere realmente, quell’America dalla letteratura fresca e linguisticamente innovativa che, grazie a Pavese e alla Pivano, entrò di prepotenza nell’Italia del dopoguerra, contrapponendosi a forme narrative ormai obsolete. Un viaggio che per entrambi è stato anche aspirazione al cambiamento, all’approdo a un mondo nuovo, a una qualsiasi Itaca. Un viaggio che è anche la ricerca spirituale di una fede perduta, una sorta di ritorno trascendentale alla spontaneità, senza il bisogno di intermediari e senza vincoli o dogmi imposti dalle religioni canoniche.
Gipeto recita Pavese e apre la strada alla musica di ‘Via Padana Superiore‘ dei Timoria di ‘2020 Speed Ball’, alla quale segue ‘Nina’, brano da solista del 2014, che racconta della staffetta partigiana persa nel presente ma che ricorda perfettamente la terra bombardata e quei ragazzi figli del lago che combattevano fra i monti, facendo riemergere così in un solo colpo Pavese e Fenoglio. Il viaggio continua con ‘Che ci vado a fare a Londra’, l’acclamato inno generazionale di ‘Senza Vento’, Gipeto che interpreta ‘I Mari del Sud’ e la sempre emozionante ‘Sangue Impazzito’.
Piccolo, ma graditissimo, fuori programma gitano con ‘Zobi La Mouche’, canzone dei Les Negresses Vertes reincisa dai Timoria in ‘Eta Beta’ e il commosso ricordo di “Helno”, al secolo Noel Rota, front man della band francese scomparso nel 1993. Il concerto riprende con ‘Come se non ci fosse un domani’ del 2017 e ancora, i versi di Pavese della celebre ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’, ‘Lulù’ e l’apprezzatissima ‘Freedom’.
Si ritorna infine alla vita, all’amicizia e al vino, tratti caratteristici di un prezioso “alleato”, il compianto Luigi “Gino” Veronelli, gastronomo dalle mille sfaccettature che amava decantare l’anarchia dentro una bottiglia, che Pedrini ricorda con il brano ‘La Follia’.

Questo inno alla pazzia come amica, che sa di bollicine e di Erasmo da Rotterdam, di Faber e Piero Ciampi, sarebbe il brano perfetto per chiudere degnamente una bellissima edizione di Pazza Idea, per brindare con le organizzatrici e gli organizzatori, con i visi stanchi ma visibilmente soddisfatti, e sollevare i calici in onore di questo decennale. Ma c’è ancora spazio e tempo per un ultimo giro, un altro disco, con la puntina che riporta il tempo al 2001, in qualche modo anno di rinascita per i Timoria con ‘El Topo Grand Hotel’. L’esecuzione di “Sole Spento”, rimarca ancora una volta il concetto di un pezzo di Neil Young, che Omar ama visceralmente: Hey hey, my my, Rock and roll can never die. E così il vino, la letteratura, la poesia e le pazze idee, perché soltanto da esse nasce la bellezza ed è questa – come ricordano i Timoria di ‘Viaggio Senza Vento’, citando Dostoevskij in ‘La Città di Eva’ – che salverà il mondo.
Così cala il sipario. Fra i saluti, i sorrisi e un calice di rosso. In attesa della prossima edizione, tantissimi auguri Pazza Idea.
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