di Giacomo Pisano
Con “L’ombra del nemico”, edito da Solferino nel 2020, la giornalista del Corriere della Sera ha scritto un libro urgente, utile e prezioso. La sua professione la ha portata a viaggiare in tutto il mondo e a interessarsi soprattutto della controversa e complessa questione islamica legata sia alla situazione geopolitica che ai contesti sociali. La religione, che nell’immaginario comune è un elemento trainante della filosofia del terrore è in realtà una grande esclusa da questa analisi, compare a tratti, più come una copertura per traffichi tutt’altro che divini, a cui si dedicano i terroristi per finanziare le loro attività criminose. Crimine per crimine, in una spirale d’odio che può però essere combattuta con i mezzi della cultura, dell’indagine seria, dell’empatia e della vera comprensione dell’altro.
“Il nemico è quello che non combatte ogni giorno per un mondo più giusto” non chi incarna la diversità.

Ecco perché “L’ombra del nemico” è un libro urgente: perché l’integrazione non aspetta e perché respingere l’altro non porta che nuovo odio e voglia di rivalsa, bisogna rompere il cerchio della violenza. Utile perché accanto al racconto dell’esperienza sul campo e delle interviste con i civili, le vere vittime delle guerre sanguinose e secolari che si consumano in Medio Oriente, alla fine della pubblicazione Marta Serafini fa un lavoro enorme per donarci una cronologia, fissando in poche righe gli eventi che hanno portato alla situazione attuale attraverso una ricostruzione precisa e puntuale di tutti gli eventi principali che riguardano questo argomento. Prezioso, infine, perché alla narrazione dei fatti di cronaca mondiale la giornalista aggiunge dettagli della sua vita, della sua ottica nel guardare gli altri, della sua visione personale e delicata dei rapporti umani. In un momento in cui spesso il giornalismo insegue facili like e si fa triste portavoce di un populismo arrogante, pericoloso e fine a sé stesso, leggere una voce intelligente, sensibile e impegnata come quella di Marta Serafini non può che consolare e spronare ad essere reattivi.