Fissare gli attimi della propria vita sulla carta, in modo tale che restino impressi per sempre. La bellezza della scrittura sta in questo, oltre che in molto altro, e chi si applica a questa forma d’arte ne è consapevole. Proprio come Luigi Crespellani che, oltre a essere passato agli onori delle cronache per essere stato il primo Presidente della Regione Sardegna dal 1949 al 1954 e in precedenza sindaco di Cagliari, è stato poeta elegante e raffinato, capace con i suoi versi di toccare i sentimenti più intimi dell’animo umano come traspare dalla raccolta ‘’Diario poetico e civile’’, pubblicata nel 2001 dalla casa editrice AM&D e arricchita dalla immagine di copertina realizzata da un’artista del calibro di Maria Lai.
Duecentottanta pagine in totale, suddivise in cinque parti: le poesie giovanili, le liriche della maturità, le immagini di vita, gli scritti in prosa e, infine, i documenti contenente lettere e ulteriori annotazioni. Da segnalare, inoltre, anche i contributi di due personalità di spessore come il giurista Umberto Allegretti e del giornalista, studioso e scrittore Antonio Romagnino. Le poesie di Crespellani, esponente di spicco della Democrazia Cristiana classe 1897 venuto a mancare nel 1967, si caratterizzano per uno stile sobrio al contempo in grado di toccare picchi di intensità notevoli, frutto del percorso di un uomo – come rimarcato da Umberto Allegretti – legato profondamente alla storia del suo popolo e alla cultura umanistica, in grado di trarre forte ispirazione da una fede cristiana profonda ma mai esibita. I componimenti, una cinquantina in totale, sono stati ritrovati dalle figlie Giovanna, Maria, Teresa e Margherita nel cassetto della sua scrivania all’interno di una grossa agenda di pelle rossa dove erano state trascritte, come affermano loro stesse nella prefazione. Sono la testimonianza nitida del carattere di Luigi Crespellani e del suo approccio alla vita, distante dalle ambizioni di successo e dal potere, fedele alla concezione della politica come gesto d’amore verso la propria terra e la propria gente. Una politica la sua, come sottolineato anche da Antonio Romagnino, al di là dei localismi, per nulla chiusa nell’Isola ma desiderosa di proiettarsi verso l’esterno e oltre le barriere. Un desiderio, questo, che risalta anche dai suoi versi.
Versi come quelli de ‘’I giorni della vita’’, uno dei primi componimenti della raccolta, in cui definisce la vita come “un’opera infinita che mai non si compie’’. La vita, con tutte le sue sfaccettature, è protagonista anche nella poesia ‘’L’eterna illusione’’ dove scrive: “ad ogni alba t’affacci con vergine volto, e l’anima alacre t’accoglie ed esulta”. Tra i componimenti più malinconici e di elevata intensità lirica spicca ‘’Alle mie figlie’’, in cui Crespellani invita le sue figlie a sorridere e godere di ogni attimo di gioia anche quando lui non ci sarà più e sarà terminato il suo percorso terreno. La morte è la protagonista di ‘’Freddo’’ e viene definita come “un lento gelo che su per gli arti salendo, arresterà ogni moto e fermerà del sangue il più lontano battito”. È una delle poesie più cupe e dal tono grave della raccolta ma, nonostante ciò, non manca un senso di speranza e di fiducia reso possibile dalla fede in Dio.
Il senso di inquietudine e di angoscia dettato dalla fine della vita lascia il posto a una dolce nostalgia in ‘’Sogni’’, mentre una grande passionalità emerge da ‘’Le parole che non ti dissi’’, in cui l’autore usa parole che – per richiamarsi proprio a quanto da lui scritto – sono fatte di sangue e di fuoco e che possiedono la furia del vento. Un altro componimento di particolare rilievo è ‘’Solitudine’’ dove Crespellani descrive la solitudine non in maniera negativa ma come un’amica esperta e consolatrice da cui tanto ha appreso. La consapevolezza di ciò che si è e della realtà circostante rappresentano alcuni dei tratti caratterizzanti le poesie, in cui risalta anche una fede profonda, vera e propria àncora a cui aggrapparsi nei frangenti più inquieti di una vita definita come “l’incerto fluire d’un sogno”.
Nella sezione delle immagini, non mancano foto significative come la partecipazione di Luigi Crespellani, eletto da poco sindaco di Cagliari, alla processione di Sant’Efisio del 1947, così come l’incontro all’aeroporto del 1949 con Alcide De Gasperi durante una delle sue visite in Sardegna. Nella sezione degli scritti in prosa spiccano ‘’La regione sarda’’ dove Crespellani definisce la fisionomia di un popolo come “il risultato di sovrapposizioni e stratificazioni di sentimenti, di costumi, di istituzioni”, per poi rivolgere un accorato appello al popolo sardo nella parte finale del suo intervento in cui invita la Sardegna con risolutezza a essere protagonista indiscussa della propria rinascita dopo la Seconda guerra mondiale, sentendosi sempre più parte viva e vitale dell’Italia. Risaltano le parole di stima e affetto dello scrittore Giuseppe Dessì in una lettera del 13 febbraio del 1954 in cui ringrazia Crespellani di aver letto la sua opera ‘’I Passeri’’, pubblicata poi l’anno seguente, definendo questo suo gesto come una grande prova di amicizia. Un altro momento di particolare rilievo è rappresentato dalla lettera, scritta nel 1942, dalla moglie di Crespellani Teresa Mundula, poetessa laureata in Chimica e in Scienze Naturali, una dichiarazione d’amore pura e sincera dove Teresa definisce “il tempo dei primi incanti vivo” e in cui termina la sua poesia in forma di lettera con versi di passione che testimoniano appieno la forza del loro amore, un amore profondo che “irrora il sangue e colma il cuore sempre”.
L’ultimo documento, contenuto nel diario di Luigi Crespellani, è la lettera di congedo per le figlie, scritta a Roma il 20 maggio del 1964 tre anni prima della sua morte, da cui traspare un profondo legame con la cultura e i propri libri lasciati in eredità, definiti da Crespellani come i suoi più cari compagni dopo la propria famiglia, e un grande senso di umanità e di umiltà, sentimenti questi espressi dalla sua esplicita richiesta di avere funerali semplici e distanti dalle luci della ribalta.
Nelle ultime righe, non manca un ultimo appello alle proprie figlie: “Compatitemi: ricordatemi nei momenti migliori, quando avendovi tutte e quattro vicine, accanto alla cara mamma, mi pareva che ivi fosse perfetta letizia. Vi abbraccio con una grande tenerezza che accompagnerà voi e i vostri figlioli per tutta la vita”. Una tenerezza che ancora oggi, a distanza di oltre sessant’anni da quando sono state scritte queste parole, testimonia lo spessore di una figura come Luigi Crespellani che, prima ancora che politico di alto rango e persona dotata di una elevata cultura, è stato umano nel pieno senso del termine e nella accezione migliore in cui si può usare questo vocabolo, senza mai dimenticarsi di ciò, rimanendo fedele a se stesso e ai propri principi, distante dalla bramosia di fama e dalle vacue lusinghe del protagonismo a cui in troppi, nel corso della storia, hanno dato e continuano a dare tristemente ascolto, finendo per anteporre i propri interessi personali alle reali esigenze delle persone.