Visto che l’inverno è ancora lontano e quest’autunno non ha ancora l’intenzione di spingerci a fare il cambio armadio, ho una proposta da farvi: indossate il vostro pigiama e andate a cercare il vostro plaid preferito. Con questo film ne avrete bisogno.
La scena di “The Lodge” (di Veronika Franz e Severin Fiala, 2019) si apre con delle riprese fluttuanti all’interno di una casa dalle pareti scure, quasi spoglie, presumibilmente vuota. In sottofondo una musica tetra e l’eco di una voce femminile che chiama due nomi: Mia e Aidan. Dalle tende socchiuse compare un occhio umano fuori misura e ci rendiamo subito conto dell’illusione. La casa è un modello in scala. La contrapposizione con la casa reale è lampante, pareti pastello chiaro con dettagli bianco candido e pavimenti chiari cancellano l’iniziale sensazione di angoscia creata dalle prime immagini. Laura, madre di due figli Aidan e Mia, si fa bella per portarli dal padre che ormai non vive più con loro. L’atmosfera è serena, i ragazzi giocano in auto e la madre ritocca il trucco mentre è alla guida.
Di solito ci si accorge subito se si sta guardando un film ben fatto (io uso il termine “serio”) o meno. Bastano i primi cinque minuti per capire se vale la pena continuare o decidere di utilizzare il proprio tempo per fare qualcosa di più piacevole. Le riprese, la recitazione e ahimè, il doppiaggio sono gli elementi principali. Certo anche la storia ha il suo peso, ma sfido chiunque a guardare un film recitato da cani o con un pessimo doppiaggio, la storia passa subito in secondo piano.
“The Lodge” ha tutti i requisiti e non solo. Sono sul divano, il film è appena iniziato e sono già soddisfatto dalle prime scene, e mentre inizio a farmi un’idea dell’intera situazione arriva il primo schiaffo. E’ come se di punto in bianco, mentre sei assorto nella storia, il regista si materializzasse dietro di te per schiaffeggiarti. Di punto in bianco il divano non è più comodo, mi siedo intontito, mi guardo attorno per capire se lo schiaffo è arrivato a tutti i presenti e dallo sguardo di mia moglie capisco di sì.
Da quel momento, tutto cambia. Le immagini sono cupe e gli eventi portano ad una direzione che non lascia presagire nulla di buono. Richard, padre dei bambini, ha un’idea del Natale tutta sua. Decide che il modo migliore per far legare i figli con la nuova compagna, Grace è quello di rinchiuderli in una baita isolata dal mondo intero, mentre lui è costretto a viaggiare per lavoro. Aggiungiamo alla ricetta il fatto che in quella zona fa un freddo polare e nevica copiosamente. Extra bonus, i bambini fanno una scoperta agghiacciante sul passato di Grace. Per non rovinarvi la sorpresa non vi racconto altro.
La pellicola, ideata nel 2017, è stata prodotta tra il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America. Scritta e diretta dai registi austriaci Veronika Franz e Severin Fiala, è stata accolta positivamente dalla critica. Tra gli attori spicca la performance di Riley Keough (“The Good Doctor”, “Mad Max Fury Road”) che interpreta Grace.
Curiosità:
Per creare il legame e la complicità tra i giovani attori che vestono i panni di Mia e Aidan, i registi decidono di portarli a fare diverse escursioni con annesse arrampicate. Allo stesso modo, per evitare che si crei un qualsiasi legame tra i ragazzi e il personaggio di Grace, viene impedito ogni tipo di incontro tra le parti fino al giorno delle riprese.
La pellicola è ispirata ad un film degli anni ’40 “Rebecca”, che racconta la storia di una vedova che sente la presenza del marito morto all’interno della casa.
Ancora una volta Hitchcock è la principale fonte di ispirazione.
Per consentire agli attori di calarsi nelle parti, il film è stato girato, scena dopo scena, in ordine cronologico.