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L’importanza del dialogo e dell’ascolto reciproco nell’intervista a Maria dell’antropologa Clara Gallini

Di Mattia Lasio
04/05/2024
in Cultura, Libri
Tempo di lettura: 5 minuti
L’importanza del dialogo e dell’ascolto reciproco nell’intervista a Maria dell’antropologa Clara Gallini

Il valore dell’incontro con il prossimo non può mai essere dato per scontato. E, soprattutto, non bisogna dimenticarsi che solo incontrando chi è diverso da noi è realmente possibile conoscersi a fondo. Questo, e molto altro, testimonia ‘’Intervista a Maria’’ dell’antropologa Clara Gallini, allieva del celebre docente Ernesto De Martino, venuta a mancare all’età di 85 anni nel 2017 poco dopo un altro esponente iconico dell’ambito antropologico ovvero Giulio Angioni. Una delle opere più significative realizzate dall’antropologa nata a Crema, dove letteratura, ricerca antropologica e analisi sociale si uniscono alla perfezione dando vita a un unicum in grado di fornire spunti di riflessione notevoli.

L’opera, pubblicata per la prima volta nel 1981 dalla casa editrice Sellerio, è stata ripubblicata l’1 settembre del 2004 da ILISSO con una suggestiva copertina raffigurante un disegno a matita e inchiostro di Maria Lai del 1958 dal nome ‘’Donna al lavoro’’ e con la dettagliata e intensa nota introduttiva della scrittrice nuorese Bastiana Madau. Centoventi le pagine che compongono l’intervista e che racchiudono i sentimenti, le emozioni e le vedute di due donne apparentemente agli antipodi – come una intellettuale di spessore quale Clara Gallini e una donna di umili origini come Maria nata a Tonara il 6 settembre 1910 con una vita all’insegna del lavoro e del sacrificio – ma, in realtà, molto più vicine di quanto si possa pensare. Dal loro dialogo, registrato a Tonara tra il 2 e il 6 ottobre del 1979 e inserito nel progetto di cui Gallini si occupò per la Rai ovvero ‘’Noi, voi, loro, donna’’, quindici trasmissioni radiofoniche incentrate per l’appunto sul ruolo della donna sul finire degli anni Settanta, si capisce subito che il metodo dell’intervista è solo un pretesto per un confronto a tu per tu privo di barriere e limitazioni. Gallini, dal 1959 al 1978 nell’Isola dove dal 1968 tenne la cattedra di Storia delle Religioni alla facoltà di Lettere di Cagliari, non si chiude nel suo status di studiosa di spessore ma anzi: leva i panni della docente di spicco per immedesimarsi appieno nella quotidianità di una donna apparentemente semplice come Maria ma, in verità, attenta osservatrice di una società in costante mutamento.

Il loro botta e risposta è incalzante, vivace, profondo e spazia da argomenti contenutisticamente più elevati ad aspetti più frivoli e comuni della vita giornaliera. Si parla della politica, del matrimonio, della famiglia, della giovinezza, della morte, della paura provata a causa della barbarie fascista, della televisione, dell’opinione di Maria sul progresso con relativi benefici e pecche delle innovazioni tecnologiche, si discute sul divorzio – cinque anni prima del loro incontro, il 12 e il 13 maggio del 1974, si svolse il referendum abrogativo sul divorzio che vide prevalere il fronte divorzista a discapito di chi era contrario a quanto decretato nel 1970 dalla Legge Fortuna-Baslini – rispettando l’una il parere dell’altra. A differenza di tante interviste che si possono leggere o visionare, da questa traspare il profondo senso di umanità ed empatia che contraddistingue Clara Gallini e Maria.

Tra di loro non c’è alcuna remore nel replicare a una affermazione con cui sono in disappunto, senza però mai dimenticare quel rispetto reciproco troppo spesso – specialmente al giorno d’oggi – divenuto un miraggio. Gallini permette a Maria di aprirsi, di esprimersi liberamente, rispetta la sua concezione del mondo, sa punzecchiarla con dolcezza quando è il caso e soprattutto sa ascoltarla. Le parole di Maria sono quelle di una donna che ha dedicato tutta la sua vita ai lavori più umili, più stancanti e provanti sotto il profilo fisico e psicologico. Ma, a differenza di altre persone che potrebbero lecitamente lamentarsi o persino piangersi addosso, il suo senso di moderazione la porta a mantenere sempre un controllo solido sulle sue emozioni, rendendolo marchio di fabbrica. Avrebbe sicuramente potuto pretendere di più dalla sua esistenza, avrebbe molteplici motivi per lamentarsi ma a Maria nulla di ciò si addice e a dimostrarlo spiccano le sue riflessioni a pagina 59: “Noi non abbiamo ancora tutto, ma sono contenta di quello che abbiamo. Questo fa male anche nella società: non contentarsi troppo. Io ripeto sempre che i troppi sono due: o troppo poco o troppo molto, e questo porta danno”.

Una concezione elevata del lavoro, l’amore verso il nipote Pietro figlio di sua cugina, il legame con la madre che è venuta a mancare e che anche in punto di morte si rammarica per non averle potuto dare l’opportunità di studiare, un senso di fierezza dolce e una dignità che la caratterizza in ogni momento delle sue giornate: questi sono solo alcuni dei tratti distintivi di Maria, una donna che ha scelto di non sposarsi e che, a differenza di tante sue compaesane dell’epoca, non ne fa certo un dramma ma, spesso, ironizza con arguzia su aspetti tipici dell’intimità. Tra i punti di maggior rilevanza del dialogo tra Clara Gallini e Maria risalta l’istante in cui affrontano la tematica della violenza domestica – all’epoca, tristemente, ancora un tabù – e della scarsa valorizzazione del lavoro femminile rispetto a quello maschile, dove Maria con franchezza fa una distinzione molto significativa, focalizzandosi nello specifico sulle dinamiche interne al matrimonio, presente a pagina 55: “Non è un marito quello, ha un compagno maschio a casa! Ma cosa sei? Sei un animale o sei un cristiano? Sei un maschio, non sei un uomo”.

Prendere in mano ‘’Intervista a Maria’’ vuol dire immergersi nella realtà pacata e sognante di Tonara, significa proiettarsi accanto a Clara Gallini e alla sua interlocutrice in una piccola cucina di una casa accogliente in cui affacciandosi alla finestra si possono scorgere i tetti e i balconi delle altre abitazioni e quelle montagne fiere e al contempo malinconiche che non smettono di evocare suggestioni. E se si parla di suggestioni, sono state tante quelle che la Sardegna ha trasmesso a Clara Gallini, arrivata nell’isola dopo aver incontrato Ernesto De Martino nel 1959 a Milano, in occasione della presentazione della sua opera ‘’Morte e pianto rituale del mondo antico’’, istante in cui le propose di diventare assistente volontaria di Etnologia e Storia delle Religioni nell’ateneo cagliaritano. Una proposta a cui una delle figure maggiormente rappresentative di quella che è passata alla storia come la ‘’scuola antropologica cagliaritana’’ non poteva certo dire di no. E alla Sardegna, Gallini ha dedicato le sue opere principali come ‘’I rituali dell’àrgia’’, ‘’Il consumo del sacro: feste lunghe di Sardegna’’, ‘’La ballerina variopinta. Una festa di guarigione in Sardegna’’ e, per l’appunto, ‘’Intervista a Maria’’. L’unico rammarico che può sorgere dopo aver letto questa gemma della letteratura sarda? A dirlo è la stessa Gallini all’inizio di pagina 93: “Leggere queste pagine senza essere accompagnati dal suono della voce di Maria è una grossa privazione”. Ma nonostante ciò, il suono a cui fa riferimento emerge ugualmente dall’andamento di un confronto all’insegna del garbo e della sensibilità. Un confronto che ci dimostra, oggi più che mai, quanto il dialogo e l’ascolto delle opinioni altrui sia un primo passo di fondamentale importanza per costruire realmente un mondo in cui al chiacchiericcio e alla faciloneria si predilige la gentilezza. Per alcuni, forse, un’utopia ma per chi ha un animo predisposto all’ascolto un obiettivo nobile per cui, nonostante la superficialità sempre più dilagante, varrà sempre la pena battersi e mettersi in discussione. Proprio come hanno fatto Clara Gallini e Maria e proprio come dovrebbero fare tutti in modo da essere voci fuori dal coro e non testimoni passivi di una realtà in continua evoluzione.

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