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Libero e il suo giro del mondo in bicicletta, in fuga dalla realtà alla ricerca della libertà

Di Agostina Urpi
04/03/2023
in Comunicazione e società, Cultura
Tempo di lettura: 5 minuti
Libero e il suo giro del mondo in bicicletta, in fuga dalla realtà alla ricerca della libertà

Chi conosce Libero Manca e la sua storia ha sempre pensato che l’avventura, della quale lo stesso Libero parla orgogliosamente con tutti, fosse perfetta per il cinema, o, meglio ancora, per un libro.

E proprio Francesco Giorgioni, scrittore di professione, oltre che docente, nell’intercettare questa storia ha finalmente rimesso le cose a posto riempiendo oltre 200 pagine di un libro, edito da Edes, intitolato in modo inequivocabile: ‘Libero, il sardo che girò il mondo in bicicletta’.

Non è stato necessario nemmeno inventarsi un nickname per una storia che sembra quasi una fiaba.

Libero, che parla della sua storia con puro spirito di inclusione, senza vanto o gelosia per la condivisione di quella che può essere definita un’esperienza eccezionale, è una di quelle persone che tutti vorrebbero incontrare prima o poi. Sognatore ma pratico, semplice ma originale, garbato ma deciso.

Si dimostra subito sincero in una maniera disarmante quando, intervistato per l’edizione del TGR Sardegna per l’uscita del libro che parla di lui, candidamente ammette di essere emigrato in Francia per evitare il servizio militare.

Ma partiamo dall’inizio: classe 1948, Libero Manca, natìo di Tadasuni, coltiva nel corso della vita la passione per la bicicletta e il sogno di viaggiare, magari combinando le due cose. Negli anni Sessanta emigra per la Francia, a Voiron, dove conosce la sua futura sposa, Paulette, che per tutta l’impresa sarà il suo contatto con il mondo che solo temporaneamente si è lasciato alle spalle.

Parte nel maggio del 1974 per questa avventura, programmata con scrupolo e serietà, la cui idea si è insinuata in lui dal lontano 1971, quando avviene un accadimento molto particolare: l’incontro, in un piccolo paese nel sud della Francia, con un giapponese sordo-muto.

Come le cose si colleghino, e si evolvano, è sapientemente raccontato nel libro, che è tante cose, ma di certo non un mero reportage.

“Ho preferito partire in bicicletta perché è un mezzo che non inquina, non fa rumore, e permette di avvicinarsi alle persone”. Così Libero parla della sua avventura e delle motivazioni che l’hanno accompagnato per tutti i 38mila chilometri percorsi con il suo bagaglio da 38 chili. Il suo viaggio dura 18 mesi, quegli stessi 18 mesi che invece che essere destinati al servizio militare vengono da lui, con l’esercizio di un audace libero arbitrio, impiegati per questa memorabile impresa.

Ogni giorno Libero appuntava gli eventi della sua giornata nei taccuini, che portava con sé, e che confessa rileggere ancora oggi quasi ogni giorno, ritrovando l’emozione dei momenti descritti e degli incontri fatti.

I taccuini che Libero riempiva ogni sera; oltre mille pagine di appunti precisi e dettagliati. Fedeli compagni di viaggio a cui non sono mancate immersioni nei fiumi, acquazzoni e traslochi.

Nel libro, la cui stesura ha richiesto circa quattro anni, l’autore Giorgioni mette in ordine racconti datati ma impressi nella mente, un diario giornaliero tenuto prevalentemente in francese e tante foto, conservate come reliquie. E proprio queste foto, nell’originario formato di diapositiva, sono state convertite qualche anno fa dalla figlia di Libero, Sabine, a salvaguardia di immagini di mondi che per certi versi (anche letteralmente) non esistono più.

Sono infatti immortalate, e condivise diapositive di statue ormai scomparse, come il Buddha di Bamiyan, distrutto dai talebani nel 2021 in Afghanistan.

manutenzione dell bicicletta in Australia – Port Augusta
Laghi Band e Amir – Afghanistan
Fiume Gange, in India
Malesia, recuperando le energie con un pasto a base di cocco
Teheran
Lago Titicaca, tra Bolivia e Perù, 3816 mt di altitudine
In Iran, a 10 Km dalla frontiera con l’Afghanistan
Diapositive originali scattate da Libero Manca durante il suo viaggio

Alla fine del libro tante di queste foto sono state incluse in uno splendido inserto fotografico rappresentativo di un mondo che fu e che lo mostrano con gli occhi di Libero e con la sua visione che si esprime in un occhio fotografico particolarmente dotato, originale quanto lui.

Anche oggi sarebbe un’esperienza grandiosa, da tanti probabilmente replicata (Jovanotti – Lorenzo Cherubini – ne ha tratto una docu-serie dal titolo ‘Non voglio cambiare pianeta’), ma di certo immaginarla a quei tempi, senza le strumentazioni adeguate e senza l’ausilio della tecnologia, assume una connotazione parecchio diversa.

La chiave di lettura, proposta dallo stesso autore, oltre che cristallizzare e riorganizzare eventi e pensieri che rendano fruibile a tutti questa esperienza, è una lezione di vita: quanto la volontà umana possa consentire il raggiungimento di risultati talvolta impensabili.

Il libro è alla sua terza ristampa, che rispetto alla prima include la mappa del tragitto concluso e rende pienamente l’idea dell’entità del viaggio.

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