Sono sufficienti (o necessarie) solo 100 tastiere giocattolo messe in funzione progressivamente e simultaneamente, a creare un’esperienza immersiva davvero unica. Come ultimo appuntamento della stagione di Sardegna Contemporanea organizzata da Sardegna Teatro è stata scelta la performance internazionale del musicista Asuna 100 Keyboards proposta dal 12 al 14 maggio negli spazi della Ex Manifattura Tabacchi a Cagliari.
È dal 2017 che Asuna propone in tutto il mondo la sua perfomance 100 Keyboards, e ogni volta il pubblico ne comprende l’intento. Gli spazi allestiti con la strumentazione necessaria sono volutamente bui e il senso dell’udito è già così predisposto alla totale fruizione della proposta originale dell’artista nipponico. Accessori davvero minimali e un‘idea così semplice quanto geniale conducono l’eterogeneo pubblico presente, complice la bella stagione in una Cagliari invasa dai turisti, a prestarsi all’esperimento sonoro.
Semplici e lineari anche le istruzioni consegnate subito prima dell’esibizione dallo stesso artista, che, come un qualunque spettatore, passa da un atteggiamento mite e passivo ad una totale immersione nell’arte da lui proposta e creata.
Ogni tastiera suona una nota sostenuta di una certa altezza e, all’aumentare del numero di tasti, si crea uno strano moiré sonoro. Circa dieci anni fa, quando ero adolescente, ho iniziato ad acquistare tastiere giocattolo e con il tempo ho iniziato a studiare il suono che producevano.
Il mio obiettivo è che il pubblico ascolti cambiando direzione mentre si muove tra le tastiere. Interferenze e risonanze complesse nello spazio possono rivelare ritmi e loop sonori diversi tra piccoli cambiamenti di posizione, quindi il pubblico può sperimentare spostandosi nello spazio.
Alla biglietteria vengono offerti tappi per le orecchie, a protezione di eventuali decibel che potrebbero essere ritenuti invasivi e causare un’eccessiva pressione acustica, ma solo qualcuno li utilizza.
L’effetto moirè , cioè quella sorta di interferenza data dalla sovrapposizione di elementi con caratteristiche similari, è il risultato cui l’esibizione tende, ma ovviamente, come nel migliore dei viaggi, il tragitto per arrivare a destinazione è parte fondamentale del viaggio stesso.
Performance nella perfomance il modo scelto da ognuno di fruire al meglio del suono. Dopo un iniziale e logico spaesamento nell’approccio all’opera, viene naturale cercare di partecipare attivamente alla proposta sonora, sfruttando ogni parte del corpo in maniera attiva o passiva: limitando ancora di più la vista, cercando con il tatto vibrazioni sulle superfici più svariate, seguendo con il movimento un’ipotetica onda sonora che si è captata e che si va a propagare, prima che si disperda in quella successiva senza soluzione di continuità.
Anche il contrasto fa parte dell’esibizione: dal manuale al digitale, dal rumore al silenzio, dal buio alle luci lampeggianti.
Per qualche strano motivo il tempo c’entra qualcosa, e ciò che sembra casuale non lo è affatto: l’orologio è sempre costantemente monitorato, parte dunque di quell’incastro di elementi intrecciati in maniera tutt’altro che approssimativa.
E quasi ci si affeziona all’ambiente ricreato dal suono che diventa quasi una zona di comfort in cui ci si va progressivamente ad immergere, accusando subito la nostalgia nel suo venir meno.
Le piccole luci delle tastiere che si sono accese una dopo l’altra subiscono la stessa sorte in senso inverso; e il silenzio, così come un attimo prima lo è stato la sua antitesi, diventa il nuovo protagonista.