Abbiamo evacuato interi paesi, perso aziende, devastato campagne, pascoli e foreste. Un intero territorio, il Montiferru, è in ginocchio, orfano di oltre ventimila ettari andati in fumo. Mentre scriviamo con rabbia e dolore, le fiamme sono ancora alte e stanno impegnando centinaia di persone nel tentativo di arginarle. Il nostro pensiero va alle comunità, agli amministratori comunali, ai soccorritori, ai volontari e a tutti coloro che in ogni modo e con ogni mezzo stanno aiutando in questa situazione disperata.
Nel 1392 la Carta de Logu auspicava il taglio della mano destra per chi appiccasse il fuoco, oggi, dopo mille anni, dopo che innovazione tecnologica, progresso scientifico e medico, viaggi nello spazio, istruzione e informazione libera e accessibile per tutti hanno modificato radicalmente le nostre vite, ancora non è cambiato nulla. Non ci siamo evoluti, non siamo cambiati. Continuiamo a sentirci padroni di una terra non nostra, e non ospiti, quali invece siamo, di un sistema più grande di cui la natura è la vera essenza. Non avete bruciato solo alberi e animali, avete bruciato il futuro, annientato il lavoro e i sogni di intere generazioni che dovranno fare i conti con la vostra ignoranza, mediocrità e ingordigia.
Una Sardegna ferita, oltraggiata, piegata dalla vostra inutilità come individui. La stessa Sardegna in cui vivete voi, purtroppo pari diritti delle persone civili, e i vostri figli e nipoti. E’ a loro che avete strappato la possibilità di creare imprese, sviluppo, turismo, di costruire qualcosa nel luogo in cui sono nati. Li condannate invece a un esodo perpetuo, a una frustrazione continua e alla immancabile nostalgia che tortura chi lascia la Sardegna per cercare la fortuna altrove, o, in questo caso, la sopravvivenza. Non meritate di stare qui, non meritate la bellezza che vi circonda, ne siete inconsapevoli o, ancora peggio, le siete nemici. Non c’è più posto per gente come voi in questa terra.
A nulla serve la questua da parte dei politici regionali per combattere un male così radicato, così oscuro e indelebile che solo col potere della cultura si può, e con enorme fatica, tentare di cambiare. Non vogliamo chiudere questo pensiero con un meritato anatema ma con invece una voce, seppur piccola, di speranza, perché sono tanti i sardi accorsi in soccorso dei loro conterranei in difficoltà. C’è infatti chi ha offerto alloggio, mezzi, risorse economiche, foraggio e soprattutto una spalla con la quale condividere questo enorme peso.
Esistono sardi che lo sono davvero sardi, nel cuore e nelle azioni, che rispettano e onorano un luogo che è culla di millenaria cultura.
A loro vogliamo rivolgerci, a loro vogliamo mandare il nostro solidale abbraccio.
(in foto l’ulivo millenario di sa Tanca manna, Cuglieri, immagine dal profilo Instagram di Associazione Orthobenessere)