C’è tutto il nostro mondo nel cortometraggio animato che Carolina Melis, regista, illustratrice, direttrice creativa e designer che ha saputo reinterpretare e rendere attuale la tradizione tessile sarda, ha presentato con il supporto del Ministero Italiano della Cultura, della Sardegna Film Commission e dell’Istituto Etnografico della Sardegna.
“S’ozzastru”, prodotto da Nical Films, nasce da un soggetto di Elisa Guidelli: inizialmente era la storia di un albero millenario immaginario ma in fase di regia Melis ha pensato fosse l’occasione per allargare il discorso alle vicende storiche, ma anche etiche, più significative della nostra isola. La sua realizzazione prende il via dalla vittoria del concorso indetto dall’Istituto Etnografico di Nuoro e ha richiesto due anni di lavoro.
Lo stile delle illustrazioni è molto vicino alla sensibilità di artisti locali come Melkiorre Melis e Tosino Anfossi: colori netti, primari, spazi che si alternano ai vuoti per lasciare tempo alla cromia e al disegno di essere compresi. È lo spettatore il vero protagonista del corto: il suo sguardo viene guidato dall’animazione, intricata come i rami di un ginepro, a soffermarsi sul nostro passato, scevro di esaltazioni nazionalistiche e presentato, invece, nella sua cruda verità.
Il film ha debuttato alla Festa del Cinema di Roma – sezione Alice – a novembre 2023 e ha successivamente ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Primo Premio per la Direzione Artistica di Carolina Melis al Collision Award di New York, il Premio Miglior Film di Alta Marea e il Premio Solidarietà al River Film Festival.
La voce narrante è della cantante Claudia Aru, la sua guida morbida e sentita ci accompagna nella raffinata trasformazione delle immagini che diventano leve per temi a volte positivi, come la nascita di un grande albero dalla lacrima della giudicessa d’Arborea, e terribili, come nel coniglio che muta in una mano incendiaria Claudia Aru è anche autrice della musica originale del tema finale della pellicola. La natura è al centro della storia non solo per le ovvie ragioni che ancora oggi ci spingono a difendere come possiamo – e dovremmo fare molto di più – la nostra terra, ma anche nel tentativo di far comprendere che dove la natura è viva prosperiamo anche noi. Non abbiamo bisogno di miti, ma di conoscenza. Non ci servono proclami e strumentalizzazione ma, molto più banalmente, un senso civico e un rispetto per il bene comune che vengono sempre meno, in Sardegna come dappertutto.
La conclusione di “S’ozzastru” è un messaggio di speranza, una chiamata alle armi che inneggia al futuro, perché ce ne sia uno, perché ci deve essere. Le musiche di Sebastiano Dessanay, compositore isolano che si è formato a Londra (qui abbiamo parlato del suo progetto 377), interpretano bene questa visione generale e veritiera dell’isola, senza cedere al folklore o a un sentimentalismo esagerato. Tutto è sobrio ed equilibrato. Il film, un insieme di metafore e suggestioni ospita anche le fotografie drammatiche di Umberto Fara che sottolineano, con un’analisi impietosa quanto necessaria, come l’essere umano sia il suo peggior nemico.
“S’ozzastru” è un’occasione, una possibilità per guardarci indietro e lavorare al domani, consci di un passato che non ha bisogno di miti per avere valore, e determinati a fare tesoro di una storia che si ripete ciclicamente se non ce ne curiamo e alla quale dobbiamo contrapporre uno spirito critico, libero dal giogo del servilismo politico, economico e intellettuale per poter realmente costruire e preservare l’unicità che ci contraddistingue.