Da tempo Kenny Barron è una delle personalità più influenti del piano jazz contemporaneo. Per anni la presenza discreta come sublime accompagnatore, come sideman di lusso, aveva impedito a molti di coglierne il valore assoluto. Del resto, a prendersi la scena era gente del calibro di Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Benny Golson, Freddie Hubbard, Chet Baker, Ron Carter, Philly Joe Jones, Yusef Lateef, Lee Morgan, Joe Henderson, Milt Jackson, Buddy Rich e molti altri. Il pianista di Filadelfia, che in giugno ha compiuto ottant’anni, resta uno degli ultimi veri maestri in circolazione. Sarà bene quindi non perdere la sua esibizione domenica 8 ottobre alle 18.30 al Teatro Massimo di Cagliari, in occasione dell’European Jazz Expo dedicato quest’anno a Daniela Zedda, fotografa ufficiale di Jazz in Sardegna fin dagli esordi, scomparsa prematuramente lo scorso maggio.
Per Barron si tratta di un atteso ritorno in città dopo un’assenza durata trentaquattro anni: i jazzofili di lungo corso lo ricorderanno nel quartetto di Stan Getz insieme al contrabbassista Yasuhito Mori e il batterista Ben Riley. Fu proprio la militanza nel combo del grande sassofonista, avvenuta negli anni Ottanta e Novanta, a consacrarne definitivamente il talento, confermato successivamente alla guida di gruppi propri. L’ aristocratico gentleman della tastiera si esibirà in solitudine presentando il materiale dell’album “The source” licenziato all’inizio del 2023. Un’occasione probabilmente irripetibile, per gustare dal vivo la superba maestria e le innumerevoli doti di un solista eclettico e ubiquo, maturato senza clamori ma costantemente, che con il suo immenso talento ha arricchito le più svariate pagine del jazz degli ultimi decenni.
Elencare le tante doti che possiede è impossibile, ma chi andrà ad ascoltarlo non potrà non rimanere ammaliato dal fervore ritmico e dall’eleganza melodica-armonica che il suo pianismo racchiude, dalla sapienza architettonica e dalla fluidità improvvisativa, dalla gestione dello spazio e dal controllo assoluto sulla tastiera, dal tocco vellutato e potente al tempo stesso, dall’uso del rubato e dalle molteplici strategie armoniche che riesce a tirare fuori dal cilindro, dal voicing moderno e personale e dal fraseggio a note singole travolgente, dalla cultura enciclopedica jazzistica e non.
Dopo, alle 21.30, le luci si accenderanno sul contrabbassista Christian McBride, anche lui assente dalla scena cagliaritana da parecchio tempo: l’ultimo approdo in città risale al 2003 al Teatro Lirico nel trio di Pat Metheny. Con lo straordinario e onnivoro musicista di Filadelfia, ci saranno i brillanti Marcus Strickland al sax tenore, Joshua Evans alla tromba e Nasheet Waits alla batteria, che insieme al leader da cinque anni formano i New Jawn. Anche questo un set da non perdere. Sabato 7 ottobre i riflettori saranno puntati sul tunisino Anouar Brahem (specialista dell’oud, ovvero il liuto arabo) in quartetto, 19.30, e sulla sassofonista nigeriana Camilla George, anche lei in quartetto, alle 22. Al termine, nel foyer, Lines & Spaces, mix di grafica e vinili con Tomas Addari, Antonio Benoni, Francesco Tedde.
(La foto da Wikipedia è di Sven Peterson)