Nel cuore dell’Ogliastra, tra le antiche rocce dolomitiche e le sculture di Maria Lai va in scena il XXII Festival dei Tacchi firmato Cada Die Teatro: un’edizione particolare, in tempo di pandemia, nel rispetto delle regole e dei protocolli anti-Covid, tra la Cantina Antichi Poderi, la Sala Consiliare e la Biblioteca di Jerzu. Un ricco cartellone, dal 3 al 10 agosto, con protagonisti come Francesca Reggiani, Andrea Pennacchi e Marco Paolini, e ancora Fabrizio Pugliese, Massimo Barbero, Isella Orchis, Gisella Vacca e Rita Atzeri, Pierpaolo Piludu, Silvia Cattoi e Cinzia Piras, Fabrizio Saccomanno, Tommaso Taddei, Eliana Cantone, Marco Zoppello e Michele Mori, Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, Francesca Pani, il maestro-poeta Andrea Serra e il giornalista Luca Telese. Spazio al progetto “Antenati” di e con Marco Paolini, “storico” ospite del festival e Telmo Pievani accanto ad alcune delle più interessanti produzioni isolane e d’oltre mare, in linea con una poetica che sposa teatro d’arte e sensibilità ambientale, impegno e leggerezza, memoria e futuro.
Anteprima storico-letteraria (lunedì 3) con il saggio “Gli jerzesi nella guerra di Mussolini” di Tonino Gianfranco Loi e Raffaele Serra, poi la presentazione/ spettacolo di “Chisciotte Fenicottero” di Bruno Tognolini (martedì 4) e la kermesse è entrata nel vivo con “Pesticidio”, intenso monologo di Pierpaolo Piludu (scritto a quattro mani con Andrea Serra) sulla lotta di un contadino e della sua famiglia contro il potere delle multinazionali: una storia di “resistenza” contro l’inquinamento e lo sfruttamento in difesa della terra.
Ed ecco la fiaba di “Mignolina” con la giovane attrice Francesca Pani diretta da Silvestro Ziccardi (produzione Cada Die Teatro – dal 5 agosto e poi in replica sempre in matinée), in cui la magia dei libri cuciti di Maria Lai accompagna il racconto su una ragazza che voleva diventare madre e sulla sua bambina piccolissima, con la sua sete di avventure e conoscenza che la spingeranno a viaggiare per il mondo con l’amica rondine.
Il Crogiuolo propone una versione “al femminile” de “Su Connottu” di Romano Ruju (il 5), con Isella Orchis, Gisella Vacca e Rita Atzeri (che firma l’adattamento del testo) sulla rivolta popolare capeggiata da Paskedda Zau nella Nuoro dell’Ottocento contro gli effetti perversi della “Legge delle Chiudende”. Le disavventure di due saltimbanchi ‘condannati a morte e salvati dagli applausi del pubblico’ nel “Don Chisciotte” di Stivalaccio Teatro (il 5), coinvolgente gioco metateatrale con Marco Zoppello e Michele Mori, tra classici lazzi e divertenti gags.
Intrigante trittico, venerdì 6 agosto, alla Cantina Antichi Poderi di Jerzu a partire da “Sicuro?… sicuro – Le nuovissime avventure di Pinocchio” di Rossolevante con Silvia Cattoi e Cinzia Piras: la favola di Carlo Collodi si tinge di nuove sfumature – all’insegna della “sicurezza” sul lavoro e non solo – con l’immagine struggente di un Pinocchio in carrozzina (anche se poi interviene Geppetto a rifargli i piedi bruciati), l’immancabile Grillo Parlante e la Fata Turchina, Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe e un Lucignolo con smartphone.
Tommaso Taddei, nei panni di un Alighiero Alighieri, discendente del sommo poeta, porta i “Bambini all’Inferno” con le “Divine Storie dell’altro mondo” sulla falsariga della celebre “Commedia”, in una sintesi divertente e un po’ dissacrante del poema fondante della letteratura italiana.
Una strepitosa Francesca Reggiani ha chiuso la quarta serata del Festival con uno scoppiettante monologo al femminile su temi scottanti e (sempre) attuali, dall’imperversare dei virologi ai programmi di cucina, dalle atmosfere “nordiche” di Ikea alla crisi economica, e poi il lockdown e l’involuzione culturale e sociale, e la “confusione tra amore e sesso, PIL e sex appeal, Import / Escort”, perché il mondo è cambiato, e infatti si parla “di quelle donne che chiedono ‘Se non ora quando’ e di quelle che chiedono ‘Per un’ora quanto’”. “Il meglio di…” propone una galleria dei personaggi interpretati Francesca Reggiani, dalla studiosa Ilaria Capua alla conduttrice Federica Sciarelli che annuncia “la scomparsa di una vecchia signora, la Sinistra Italiana”, tra apparizioni “in video” e esilaranti “camei”; ma anche le considerazioni dolciamare sulle differenze tra i sessi, a partire dalla vecchiaia, perché mentre per gli uomini i segni dell’età aggiungono autorevolezza e fascino, le donne sono “in scadenza” e rischiano pure, a forza di “ritocchi” di chirurgia plastica, di finire nella “raccolta differenziata”. Si ride tanto, in una performance irresistibile scandita dagli applausi, tra spunti di riflessione e qualche utile suggerimento, battute sferzanti e una buona dose di autoironia.
Il XXII Festval dei Tacchi prosegue fino al 10 agosto con un fitto programma: sabato 7 agosto alle 11.30 in Biblioteca l’ultima replica di “Mignolina”, poi dalle 17.30 nella Cantina Antichi Poderi “Pinin e le masche” di Luciano Nattino, liberamente tratto dal racconto di Davide Lajolo, con Massimo Barbero diretto da Fabio Fassio, su un solitario abitatore dei boschi che ai rari visitatori rivela qualcosa della sua vita e parla “di un lungo viaggio, di un amore, di ricordi, di mondi possibili. E di ‘masche’, amiche e sconosciute, protettrici e crudeli”.
“L’Acquasantissima – ultimo giorno di Don Salvatore” (alle 19) affronta il tema della mafia, la mentalità e i “valori” degli “uomini d’onore”, il mito di una “giustizia” che significa spesso ferocia e mai difesa dei deboli e degli oppressi: “Abbiamo dato forma ad una creatura narrante, un’anima nera, il lato oscuro del pensiero meridiano” scrivono Francesco Aiello e Fabrizio Pugliese che firmano testo e regia della pièce, interpretata dallo stesso Francesco Pugliese, sulle contraddizioni di un sistema di potere tra fede e “ideologia”.
Andrea Pennacchi, che in questi giorni cura anche il laboratorio per drammaturghi e scrittori “Un racconto di racconti”, porta in scena “Pojana e i suoi fratelli” con le musiche dal vivo di Giorgio Gobbo: una fotografia del Nord-Est “leghista”, delle derive populiste e della visione “eversiva”, della mutazione dei veneti “da provinciali buoni, gran lavoratori, un po’ mona, che per miseria migravano a Roma a fare le servette o i carabinieri… a avidi padroncini, così, di colpo, con l’ignoranza a fare da denominatore comune agli stereotipi”. Un enigma, che “si risolve in racconto: siamo passati da maschere più o meno goldoniane a specchio di una società intera”.
Si parla di sport domenica 8 agosto alle 11 nella Cantina Antichi Poderi nell’incontro tra il giornalista Luca Telese, che presenta il suo “Cuori Campioni” e l’attore e regista Alessandro Lay, autore e interprete di “Riva Luigi ’69 ’70 – Cagliari al dì dello scudetto”. Una fiaba in scena, domenica 8 agosto alle 17.30 con “Gufo Rosmarino e il frigorifero che parla” di e con Giancarlo Biffi, poi (alle 19) “La favola di un’altra giovinezza” di e con Eliana Cantone, sulla “storia tragica, comica ed ironica, di Maria Piarulli, italo-rumena figlia di immigrati pugliesi in Romania, alla fine dell’800”, colpita da un fulmine a 65 anni. Un evento traumatico da cui scaturisce – forse – una seconda possibilità, in un racconto onirico e sorprendente, “una fiaba dell’eterno ritorno alla rovescia, epica e metafisica” impreziosita dalle musiche di Elisa Fighera. Fra teatro e (fanta)scienza, Marco Paolini e Telmo Pievani si confrontano con gli “Antenati” (alle 21.30) in un nuovo studio teatrale, che parla di evoluzione e parentele e diversità tra le specie, di contraddizioni tra manie igieniste e inquinamento, di genetica e tecnologia, in un “dialogo” con il pubblico incentrato sull’arte di raccontare (e ascoltare) storie.
E lo spettacolo prosegue idealmente l’indomani, lunedì 9 alle 11 con la presentazione del libro “Sulle tracce degli antenati” di Telmo Pievani nell’Aula Consiliare; poi si torna alla Cantina Antichi Poderi dalle 17.30 con “Tribù” dei Cuori di Panna Smontata, azione scenica diretta da Jonathan Frau, e a seguire “Una Piccola Odissea” di e con Andrea Pennacchi (alle 19) sulla falsariga del poema omerico, per riscoprire il mito di Odisseo, le disavventure di un lungo viaggio per mare e gli incontri con popoli del pianeta dalle strane usanze, oltre che con dee, ninfe e principesse, fino al ritorno ad Itaca: “partiremo dalla capanna dei racconti, quella capanna del chiaro Eumeo, principe e guardiano di porci, in cui inizia la vera e propria riconquista di Itaca da parte di Odisseo – rivela l’artista -. Così vicina alla mia infanzia, nucleo rovente da cui nacque il mio amore per il racconto”.
E ancora (alle 21.30) “Gramsci Antonio detto Nino” con Francesco Saccomanno, anche autore del testo insieme con Francesco Niccolini: un ritratto “privato” del grande uomo politico, giornalista, scrittore e filosofo, figura di spicco nell’Europa del Novecento: “Sullo sfondo, e solo sullo sfondo, il tormentoso rapporto con il PCI e l’internazionale socialista, le incomprensioni con Togliatti e Stalin. E l’ombra di Benito Mussolini. In primo piano invece la feroce sofferenza di un uomo che il fascismo vuole spezzare scientificamente, che vive una disperata solitudine, e in dieci anni di prigionia, giorno dopo giorno, si spegne nel dolore e nell’assenza delle persone che ama”.
Infine martedì 10 agosto, l’ultima giornata del XXII Festival dei Tacchi con “L’Altalena” di e con Andrea Serra che narra il segreto per affrontare il dolore e forse dare un senso all’indicibile – la “sofferenza inutile” di dostoeskiana memoria – attraverso la luce della poesia: “ci sono storie che devono essere raccontate perché sono belle, sono importanti, hanno valore». A seguire (alle 19) “Antenati” – conversazione con Marco Paolini e Telmo Pievani e (alle 21.30) un’ultima favola teatrale, per chiudere in bellezza: “Il respiro del vento” di e con Mauro Mou e Silvestro Ziccardi, da un’antica leggenda africana sulla ricerca dell’acqua e la potenza salvifica dell’amore.
(nell’immagine in evidenza Pierpaolo Piludu in “Pesticidio”)