Quando si parla di isolanità, da isolani, siamo tentati di dire che l’acqua ci protegge e ci condanna. Nel tempo abbiamo costruito una narrazione profonda e un legame ambivalente con ciò che il mare rappresenta. È il nostro anello di Saturno e ci rende speciali, nel bene e nel male. Ma se è un occhio esterno ad osservarci allora il discorso si fa più complesso e la riflessione diventa un’indagine socio-antropologica che rimescola le carte in gioco e i sentimenti.
IL MAN Museo d’Arte della Provincia di Nuoro e la Galleria comunale d’arte di Cagliari propongono un interessante percorso sul tema: “Isole minori – Note sul fotografico dal 1990 ad oggi”, curato da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, in programma dal 26 e 27 giugno al 16 novembre 2025.
Una mostra ambiziosa, che si propone di riflettere non solo sulla dimensione geografica, ma anche su quella culturale e sociale intorno all’idea di isola e isolani. Sedici gli autori e le autrici presenti: Jacopo Benassi, Paola De Pietri, Charles Freger, Ralph Gibson, Mimmo Jodice, Salvatore Ligios, Bernard Plossu, Marinella Senatore, Giovanna Silva, Massimo Vitali, Lorenzo Vitturi, Vanessa Winship e George Georgeou (a Nuoro, inaugurazione il 27 giugno); Arianna Arcara, Francois Xavier Gbré, Luca Spano, Karla Hiraldo Voleau (a Cagliari inaugurazione il 26 giugno).

La Sardegna è stata oggetto di studio da parte di tante personalità artistiche del passato che, utilizzando il medium della fotografia, hanno provato a catturarne l’essenza: August Sander, Henri Cartier-Bresson, Lisetta Carmi, Marianne Sin-Pfältzer sono alcuni dei nomi che ricordiamo con piacere per la delicatezza del loro lavoro. Non era facile descrivere una terra che vive di ossimori, che sa essere dura e altrettanto inclusiva, eppure le immagini che ci hanno lasciato sono il segno di una comprensione profonda, di un’interazione autentica con la natura e soprattutto con la società sarda, in particolare con le donne.
Lavori in piena opposizione con l’immaginario consolidatosi nel tempo che ci vedeva periferia di non si sa quale impero, calati nel mito del buon selvaggio, un mito, appunto, con poca aderenza alla realtà e che tuttora, complice una comunicazione pigra e stereotipata, spesso restituiamo al mondo. Ma la Sardegna è davvero l’Arcadia in cui i veri valori della vita trovano affermazione in un quotidiano semplice e felice da far invidia al giardino dell’Eden? Altri miti e altre storie. Siamo poi divenuti pericolosi banditi, riottosi indipendentisti, strenui combattenti, infaticabili contadini e pastori, impareggiabili poeti e così via. Forse siamo tutte queste cose, le tante inevitabili facce di un luogo complesso abitato da più di un milione e mezzo di persone che rivendicano il diritto alla loro unicità.
Apre la mostra un prologo-omaggio a quattro grandi autori attivi da molti anni, che hanno dedicato all’isola alcune fotografie significative sia all’interno del loro percorso che nella rilettura del paesaggio sardo: la metafisica marina legata alla cultura mediterranea di Mimmo Jodice ripresa a Punta Pedrosa (1998) e a Molara (1999), i vagabondaggi poetici di Bernard Plossu tra Carloforte e La Maddalena (2002), l’ironica rivisitazione del tema del nudo di Ralph Gibson (1986) e la spettacolare documentazione della presenza turistica in spiagge come il Poetto (1995) di Massimo Vitali introducono lo spettatore nella mostra e nel nuovo secolo.
E allora “Isole minori” diventa quasi un riassunto visuale di queste versioni di noi, a metà tra etnografia, reportage, esotismo e sincero entusiasmo. Un’indagine che abbraccia gli ultimi venticinque anni in cui abbiamo risolto problemi e ne abbiamo scoperto altri, venticinque anni in cui le comunità e i territori hanno rivelato artisti, idee, significati, che sono il cuore della trasformazione sociale e culturale dell’isola.
Viviamo nel contrasto, viviamo di contrasti e nei contrasti cresciamo.