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“Il sardo lo freghi una volta sola”

Di Agostina Urpi
18/12/2020
in Comunicazione e società, Cultura, il luogo comune
Tempo di lettura: 4 minuti
“Il sardo lo freghi una volta sola”

È appurato che questo detto abbia superato i confini regionali e sia diventato di uso comune. Spesso si sente il motto secondo cui “Il sardo, nonostante sia testardo come un mulo, lo freghi una volta sola”.

In sostanza, non si può imbrogliare/ prendere in giro, una seconda volta, perché farà sicuramente tesoro della prima esperienza negativa. Tralasciando il richiamo al famoso ‘burricu’ (asinello), viene automatico pensare che il detto, con tutta questa notorietà, dovrà pur avere un fondo di verità.

Ne siamo convinti? Bè, la mia visione è sicuramente privilegiata, nel senso che, essendo indigena alla realtà, ho una prospettiva più completa, e forse proprio per questo che qualche dubbio ce l’ho.

Sarebbe bello usare questo motto con orgoglio se fosse davvero supportato da esempi che vanno a rafforzarlo, tipo:

– ‘dopo il fallimento industriale di Ottana i sardi non hanno più permesso che il loro territorio fosse sfruttato, se non devastato e impoverito a livello culturale e ambientale’.

L’umiliazione di vedere questi impianti industriali, a seguito delle risultanze della Commissione d’inchiesta sul banditismo in Sardegna che ha ritenuto che per i membri del settore agro-pastorale fosse più produttivo abbandonare le pelli in favore di tute da lavoro e guanti di amianto, ha davvero raggiunto lo scopo.

In effetti ci sono stati i licenziamenti dopo le assunzioni, e, in realtà, la salute non ha granché beneficiato delle lavorazioni chimiche di materie prime importate, che venivano poi esportate nuovamente per le successive lavorazioni più remunerative, ma da questo si è sicuramente imparata l’importanza di valorizzare le risorse già presenti sul territorio, investendo per primi senza attendere che lo facesse qualcun altro. 

Quell’insuccesso avrà sicuramente spinto noi lungimiranti sardi ad investire su istruzione e specializzazione. O no?

Oppure:

-‘dopo la Saras i sardi hanno capito che un territorio così bello va valorizzato per il potenziale intrinseco’ .

Gli impianti Saras, praticamente in concomitanza delle vicende di Ottana, hanno evidenziato come il turismo, in effetti, non venisse considerato un’alternativa così appetibile alle raffinerie, e che sarebbe stato estremamente superficiale giudicare e “sfruttare” il Golfo degli angeli – il nome lo rende così scontato – per la sua bellezza così unica da essere fonte di leggende, invece che concedere che il sito fosse sede di una delle maggiori raffinerie d’Europa. Anche visivamente l’impatto non è risultato poi così male, e in maniera così camaleontica gli stabilimenti si sono integrati nel territorio. Prima i lombardi, e poi i russi, avranno fatto venir voglia a qualche indigeno di investire su risorse già presenti, come ad esempio, il vento?

Forse, ma i maggiori impianti eolici – sempre a ridotto impatto visivo e ambientale, beninteso –  sono sempre di derivazione Saras.

Anche il nuovo progetto del parco galleggiante off-shore nel Sulcis porterà tantissimo lavoro (ovviamente), e i pescatori se ne faranno una ragione, come a suo tempo i pastori nuoresi.

Non è che i sardi non imparino, è che forse vengono “fregati” sulle tempistiche.

Vedremo come andrà con i giacimenti di gas nel Campidano.

-‘Però con le alluvioni forse è andata meglio’.

Lasciando stare il disastro del ’51 che ha portato all’abbandono di Gairo, ma dall’alluvione del 2003 a Siliqua è stato chiaro che non è mai un bene ostacolare il naturale tragitto dei corsi d’acqua edificando nelle immediate vicinanze. Anche se, in effetti, non sono molto diverse le cause dei disastri conseguenti alle alluvioni del 2008 a Capoterra, del 2013 a Olbia, del 2018 a Cagliari e del 2020 a Bitti.

Forse il proverbiale istinto sardo, in quel caso, ha avuto un momento di ‘defaillance’.

-‘ma tra la prima e la seconda ondata Covid ci siamo attrezzati e abbiamo fatto tesoro delle criticità, sfruttando il tempo a nostra disposizione per farci trovare pronti per l’annunciata emergenza’.

Ehm, magari anche in questo caso una volta sola non è bastata, ma speriamo non arrivi la terza.

– però la gestione dell’insularità adesso è sotto controllo’.

Anche qui, in effetti, la gestione non proprio ottimale del trasporto marittimo non ha dato grandi spunti per una miglior gestione delle problematiche legate agli spostamenti aerei. 

Diciamo che, purtroppo, la continuità territoriale non è ancora un diritto acquisito.

Forse il detto sul proverbiale apprendimento dei sardi dovrebbe avere un po’ meno sprezzo della contraddizione.

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